Terrorismo: dopo Parigi entra in campo la “psicologia dell’

Prato – A dieci giorni dagli attentati  di Parigi l’Europa sta attraversando una vera e propria fase di emergenza: nella capitale, Bruxelles per l’alto stato di allerta, le scuole sono ancora chiuse, le metropolitane ferme, i treni bloccati in stazione, blindate le piazze;negozi e i ristoranti hanno le saracinesche abbassate, le vie e le piazze vuote, mentre nelle altre città si susseguono i falsi allarmi. Il nostro modo di vita è cambiato complice la paura degli attacchi terroristici dell’Isis: il gruppo estremista islamico che non esita a definirsi Stato islamico e che, occupato  un vasto territorio iracheno con la conquista di Mossul nel 2014, ha creato un Califfato con Al -Baghdadi con cui dominare il mondo islamico anche a costo di uccidere e sterminare i musulmani che non sono d’accordo. Lunga,infatti, la serie di attentati che si sono succeduti dal settembre 2014 ad oggi in tutto il mondo con inaudita ferocia.

Oggi a poco più di una settimana dagli attentati di Parigi, chi sta scontando un profondo shock è senza dubbio l’opinione pubblica europea,che dopo aver manifestato con commemorazioni e cortei, il netto rifiuto alla violenza terroristica, la solidarietà ai familiari delle vittime, ma anche la volontà di tornare alla normalità,tuttavia non sembra essersi ripresa dalla paura e dallo stress ovvero dalla”psicosi terrorismo ”

Ne parliamo con Elena Lenzi,psicologa, psicoterapeuta e Presidente P.A.M.A.T. (Prevenzione abuso minore associazione Toscana) di Prato per cercare di capire cosa fare in questi casi in cui basta lasciare uno zainetto incustodito come segnaposto in una tribuna di uno stadio per far immediatamente scattare l’allarme bomba, (è successo durante la partita Lazio Palermo all’Olimpico) senza contare poi le segnalazioni e i falsi allarmi.

elena lenzi

“Purtroppo, dice la dottoressa Lenzi, “il terrorismo è un modo per esercitare una pressione sulla popolazione. Con gli atti terroristici si cerca di controllare, condizionare con emozioni quali la paura, il comportamento delle persone. Le emozioni che pervadono nelle persone a seguito di atti terroristici sono paura, panico ,smarrimento e ciò che accade nella  persona rispetto alle sopracitate emozioni è la produzione di fobie e ossessioni quali meccanismi psicologici per tornare a sentirci in grado di controllare la nostra vita.”

In un recente sondaggio il 46 per cento degli italiani pensa che anche in Italia potrebbero verificarsi degli attentati e secondo gli ultimissimi dati messi in rete,le prenotazioni di viaggio verso Parigi sono crollati fino a sfiorare l’80 per cento. “Siamo nello specifico nella fase che potremmo definire la “psicologia dell’emergenza”che si occupa della prevenzione e del trattamento dei processi psichici e dei fenomeni sociali che colpiscono le persone a seguito degli atti terroristici. Lo psicologo dell’emergenza attraverso programmi specifici di prevenzione e di trattamento riduce la possibilità che si instaurino disturbi di ansia e disturbi post-traumatici a seguito di un evento terroristico.”

Dunque una sentita  preoccupazione per la sicurezza ,e come ha detto lo psichiatra francese Christian Navarre, si sta vivendo “un lutto nazionale collettivo che ha causato un misto di terrore, paura e preoccupazione per la possibilità che ricapiti”. Tocca alla politica “rassicurare per cercare di controllare questa paura”, cioè si percepisce una sottile consapevolezza che tutti noi dovremmo essere essere pronti a rinunciare a una parte delle nostre libertà per vivere tranquilli.

Il terrorismo porta all’incertezza e alla instabilità dell’uomo, ma anche al senso di legame sociale e del conflitto interpersonale. Si tratta di un’emergenza di massa e dunque di crisi e stress collettivo.Per questo la psicologia dell’emergenza si propone come intervento e strategia di sostegno sociale per una promozione di una cultura del senso della comunità e per frenare le tendenze disgregatrici dell’emergenza di massa.”

Nella foto: Elena Lenzi

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