Tecnologie contro i marziani spagnoli





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Cracovia - I marziani iberici, di fronte domenica a Danzica, incontro ravvicinato del terzo tipo calcistico. Esordio dell’altro mondo per l’Italia a Euro 2012. Battere la Spagna è roba da fantascienza? Allora ipertecnologia e pure psicologia per provarci.

Impatto da reggere con gli alieni del pallone, vincitori di Europeo 2008 e Mondiale 2010. E serve fiducia, altrimenti si è già sconfitti. È ciò che Cesare Prandelli, nonostante tutti i problemi tattici ed extra-campo di questi tempi, cerca di inculcare nei suoi. Identità, orgoglio, convinzione, alcune delle parole chiave utilizzate nei discorsi alla squadra dal ct, che è considerato alla stregua di un mental coach. Lo dice chi mental coach, allenatore della testa degli allenatori, lo è davvero: Livio Sgarbi, già consulente di Carlo Ancelotti (nonché del portiere genoano Frey). Un suo collega è a Cracovia, ma con Mario Balotelli ha avuto a che fare in passato al City, tramite di Roberto Mancini: Christian Lattanzio, collaboratore dell’ex blucerchiato e di Fabio Capello nella Nazionale inglese, con la quale è in Polonia. «Un calciatore ha quattro aree fondamentali da allenare. Quella tecnica, quella tattica, quella fisica e una mentale ed emotiva. Allenare la mente significa identificare, insieme allo staff tecnico e ai giocatori stessi, le aree specifiche in cui il calciatore può e vuole migliorare e preparare delle strategie di intervento». All’Europeo ha un mental coach anche la Francia di Blanc e qualcosa di simile l’Olanda, sempre in ritiro a Cracovia. Da dove è costante il collegamento telefonico fra alcuni azzurri (che cercano di coinvolgere i compagni) e i loro “psico-tecnici”.

Leonardo Bonucci affronta la manifestazione non certo in massima serenità (a differenza di Criscito, nella rosa perché seppur indagato non gli è stato notificato l’avviso di garanzia nell’ambito dell’inchiesta sul calcioscommesse). Prima di ogni partita e pure più spesso telefona ad Alberto Ferrarini, trevigiano di Cornuda, il «capitano» di Leo (così lo chiama, mentre il difensore è il «soldato»), che già aveva rafforzato le convinzioni di Francesco Toldo, eroe d’Europeo quando parò tre rigori contro l’Olanda nel 2000 e ringraziò Ferradini. «Il mio lavoro consiste nel rinforzare l’istinto di una persona, nell’insegnare a guidare ad alta velocità con regole precise: concentrazione, umiltà e crederci sempre». Analogo il sostegno di Roberto Civitarese a Fabio Borini, dall’incontro al Chelsea nel 2008/2009. La punta alla Roma ha avuto a che fare pure con il mental coach di Luis Enrique, Tonin Llorente. C’era da dare fiducia a Daniele De Rossi nel fare il centrale difensivo? Ci ha lavorato anche l’aiutante spagnolo, impegno che serve ora a Prandelli per l’attuazione del suo 3-5-2 anti Furie Rosse.

Allenare la mente. E, ovviamente, le gambe. Carichi pesanti per gli azzurri, monitorati con tecnologia avanzata. A Coverciano la Nazionale ha utilizzato strumenti all’avanguardia per le rilevazioni su lattato, massimali di ossigeno e funzionalità muscolare. In quest’ultimo caso, valutando in maniera combinata sistema cardiaco, sistema muscolare e sistema nervoso con la macchina OmegaWave. Si narra, metodologia nata in Unione Sovietica e usata per la preparazione di astronauti e spie. Di certo, sfruttata da campioni come il nuotatore olandese Pieter Van Den Hoogheband. Pure calcio, dal Barcellona al Bayern Monaco. Fino all’Italia. E se il corpo ha già detto di non star bene? Tanti, troppi gli infortuni negli ultimi tempi: Barzagli stirato, hanno fatto correre brividi gli acciacchi di Balotelli, Maggio e Pirlo. E per traumi come quello accusato dal regista, ad esempio, nel ritiro all’hotel Turowka di Wieliczka si può usare la strumentazione per il trattamento endermologico, tecnica ideata in Francia, presente nella moderna spa: obiettivo terapeutico, migliorare l’ossigenazione dei tessuti traumatizzati per favorire un recupero più rapido da parte dell’atleta infortunato.

Non bastasse ancora a fermare gli extraterrestri Xavi Co? Per Fabio Cannavaro, Gigi Buffon è «il Maradona dei portieri». Ai confini del divino, in ambito calcistico. «Meglio anche di Casillas». E pronto al duello pure grazie ad altra tecnologia: in Nazionale i guardiani dei pali si allenano con la macchina sparapalloni, che “erutta” la sfera a 140 chilometri all’ora. De Sanctis: «Serve soprattutto per tiri e cross da lontano, strumento che aiuta». Adottato da Juventus e Napoli, Fiorentina e Genoa. E il preparatore azzurro Vincenzo Di Palma: «Produce traiettorie simili a quelle reali, soprattutto per questo la usiamo con Buffon e gli altri». Adesso, per reggere all’alien attack spagnolo.

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