Storia di una famiglia che deve improvvisamente affrontare una …

psiconcologia Convivere con una malattia rara, il calvario di Carlo e Francesca

di Elena Chiara Liguori

«Quando scopri che una persona che ami ha un tumore, è come se la tua vita si sospendesse e tutto finisse in secondo piano, in attesa. Imparare a convivere con un tumore raro in famiglia, invece, significa essere trapiantati in un altro mondo». Francesca, 40 anni, spiega com’è cambiata la sua vita dalla scoperta della malattia del marito Carlo mentre piega i vestiti stirati e tiene d’occhio i fornelli con la cena. «Il tempo non basta mai» racconta accennando un sorriso. Il suo si divide tra il lavoro, con i quotidiani viaggi in treno per arrivare a scuola a insegnare, i piccoli grandi problemi della figlia quindicenne e le continue visite mediche.

Tre anni fa, a Carlo è stata diagnosticata una rara forma di tumore al rene, un carcinoma papillare di tipo II: la scoperta è avvenuta la sera dell’8 febbraio, dopo aver ricevuto i risultati di un’ecografia, fatta per dei banali mal di testa e la pressione troppo alta. «Erano le sei – precisa Teresa, quel momento rimasto impresso nella memoria – quella sera è cominciato il calvario…».

Dalle sei dell’8 febbraio 2010 è passato il tempo e diagnosi, analisi e cure si sono accumulate: risonanze magnetiche, Tac e scintigrafie; continui viaggi tra i migliori centri oncologici italiani ed europei; preoccupazione per aumenti di volume delle nodulazioni sono diventate la loro ordinaria amministrazione.

La storia di Carlo e Francesca è, purtroppo, la storia di tanti: il tumore al rene colpisce 24mila persone all’anno in Europa e rappresenta circa il 2 per cento di tutti i tumori.

Eppure l’essenziale è invisibile agli occhi: una ruolo troppo spesso trascurato nel percorso di guarigione è ricoperto dall’aspetto psicologico del paziente.

La psiconcologia si occupa proprio di studiare le complesse problematiche psicologiche ed emozionali che interessano la maggior parte dei pazienti affetti da tumori. «Uno degli aspetti più sottovalutati rispetto alla decorrenza della malattia è l’attivazione psicologica continua alla paura – spiega il dottor Leonardo Megalotti, psicoterapeuta specializzato in Psicologia della Gestalt all’Human Comunication Center, che continua – Anche solo nel momento in cui si ha paura di avere un tumore, si attivano determinate dinamiche psicologiche che diventano poi difficili da gestire».

E il supporto offerto dalla psiconcologia non si limita al paziente: «La famiglia è parte attiva del processo di guarigione – continua Megalotti – La psiconcologia, oltre a migliorare l’accettazione della terapia da parte del paziente, ristabilisce una buona comunicazione nel sistema familiare, che spesso si perde alla notizia della malattia».

«Una malattia del genere ti fa toccare con mano la precarietà della vita, ti libera da tante illusioni e ti fa guardare il mondo con occhi diversi – racconta Francesca – Per tutte queste ragioni, non è semplice parlare del dolore, ma si può, anzi si deve imparare a farlo»

La cena è pronta e la famiglia di Francesca è intorno alla tavola. Prima di mangiare, però, i tre fanno una preghiera: «Noi abbiamo trovato speranza nella spiritualità, altri la trovano in un altro modo – raccontano – Comunque la si cerchi, la speranza va trovata».



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