Sipem: ‘Come parlare ai bambini dei fatti di Parigi’

La SIPEM (Società Italiana di Psicologia dell’Emergenza) èuna Associazione di volontariato che si occupa di sostegno psicologico dellevittime nelle maxi e micro emergenze e ha tra i suoi obiettivi principali anchequella di sviluppare una diversa cultura delle risposta agli eventi calamitosie tragici che consenta alle persone e alle comunità di poter rafforzare leproprie difese psicologiche per meglio gestire il trauma derivante da questieventi.

 

Le azioni terroristiche di Parigi hanno come scopoprioritario quello di colpire le comunità per minarne profondamente lesicurezze; non più e non solo azioni in luoghi simbolo, bensì azioni chevengono effettuate, nei luoghi ritenuti sicuri (anche dal punto di vistapsicologico) dove le persone si ritrovano per il fine settimana, dove si va adivertirsi e a rilassarsi, a stare con gli amici.

 

 

Una minaccia subdola e sempre presente in ogni luogo ed inogni ora del giorno. In un quadro così dolorosamente angosciante, rilevaparticolare importanza il modo attraverso il quale ci rapportiamo con i bambininel raccontare loro cosa sta succedendo. Il forte impatto mediatico e lacrudezza delle immagini trasmesse in TV, non possano non coinvolgere anche ibambini e ciò determina da parte degli adulti la necessità una particolareattenzione e sensibilità nell’affrontare le inevitabili domande dei bambini.

 

 

Al riguardo ritengo fondamentale fornire alcuni consiglipratici per gestire correttamente questa fase e limitare gli effetti negativitraumatici che gli attentati parigini potrebbero provocare nei bambini.

 

Nel caso in cui i bambini facciano domande è necessariorispondere con serenità, evitando ovviamente di entrare troppo nei particolarisoprattutto in relazione all’età del minore; bisogna ricordarsi che i bambinici osservano continuamente, assumono i nostri comportamenti e il nostrolinguaggio e assorbono come spugne i nostri stati d’animo.

 

 

Occorre quindi un comportamento il più possibile improntatoalla serenità, non spaventarli ed ascoltarli con empatia; aiutarli atrasformare i pensieri negativi in pensieri positivi; compiere con loro azionipositive e di forte impatto simbolico (quali ad esempio, accendere una candelain casa in memoria delle vittime o partecipare insieme a loro a marce disolidarietà, fiaccolate, ecc.). Si potrebbe insieme a loro scrivere deipensierini sui fatti accaduti e, con i più piccoli, fare disegni.

 

 

Ovviamente, un’ altra precauzione importante da prendere èquella di non lasciare mai da soli i bambini davanti alla tv bensì condividerecon loro le immagini e le notizie e commentarle

 

Altro elemento fondamentale è rassicurare il più possibileil bambino attraverso un comportamento che sia il meno possibile dettato daemozioni negative quali rabbia, ansia, disperazione. Durante la visione diimmagini di dolore, scene di disperazione, ecc., è bene evidenziare le azionidi solidarietà e di coraggio dei singoli e della comunità, far capire che anchequando il “cattivo” compie azioni di violenza, ci sono sempre tante altrepersone che intervengono a difesa dei “buoni”, delle vittime e che di fronte aeventi così tragici non si è mai soli.

 

Infine, ritengo importante evidenziare la necessità di unaazione sinergica tra famiglia e scuola. Il messaggio di rassicurazione e dilettura critica dei fatti (specialmente con i più grandi) è fondamentaleaffinché vengano diminuiti gli effetti negativi del trauma ma anche esoprattutto neutralizzati i messaggi di odio e vendetta che spesso purtroppo riempionoi dibattiti in televisione, i commenti delle persone, le pagine deigiornali. 

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