Sindrome da colon irritabile, la psicologia può offrirci un aiuto?

Colon irritabile

Colon irritabile

REGGIO EMILIA - Continuiamo la nostra rubrica della salute con
alcune risposte dalle domande di nostri lettori che sono state fornite
da psicoterapeuti del gruppo Psicoterapeuti cognitivi di Reggio Emilia

Domanda

Buongiorno, Mi chiamo Debora e ho 35 anni; sono single e vivo con mia madre. Scrivo per un problema che mi sta rovinando la vita...da quando ho 22 anni soffro della cosiddetta sindrome da colon irritabile, così mi è stata denominata. Tutti i giorni quasi devo correre in bagno con dei gran mal di pancia, nei momenti più disparati! Per cui a parte andare a lavoro evito di fare qualsiasi cosa per paura di trovarmi per strada e non sapere come fare. Non vado in vacanza, non vedo amici...non ho una vita insomma. Mi sono sottoposta a tutte le analisi possibili: celiachia, allergie varie, ho visto i migliori gastroenterologi e tutti mi hanno liquidata in malo modo con la frase " e ' ansia, e' stress, e' di natura psicologica". Io non ci credo, sono convinta di avere qualche allergia che ancora deve essere scoperta. Che ne pensate? Grazie.

Risposta

Cara Debora, capisco la sofferenza che questo disturbo le crea. Non è neanche così raro il fatto che lei non accetti questa diagnosi, poiché è di quelle patologie cliniche che rimangono ancora indefinite, anche rispetto alle cause. Sebbene siano molto diffuse e la percentuale di pazienti che ci arrivano con tale diagnosi e' in crescita. Sicuramente contribuiscono più' fattori nel determinare questo malessere, tra cui l'aspetto psicologico svolge un ruolo determinante.
Tornando alla sua domanda, penso che ci sono 2 aspetti importanti: 1) la non accettazione di questa diagnosi, che la porta probabilmente a sentirsi non ascoltata dai curanti, non assistita e abbandonata a se stessa; 2) le conseguenze devastanti che questo malessere ha sulla sua vita. Il fatto che lei "non viva" e' legato al cosiddetto "circolo vizioso dell'Ansia", ossia più teme che il malore possa arrivare più si agita e l'agitazione diventa terreno fertile per la colite. Evitando di uscire, vedere gente, etc si tranquillizza perché non corre alcun pericolo, a costo però di un grave isolamento e di un'ansia costante. Dal momento che non crede alla natura psicologica di questa patologia, vorrei suggerirle ad es. di provare a notare se i mal di pancia sono più frequenti in momenti di stress, o in seguito a pensieri negativi tipo " non ce la faro' mai,
sono troppo debole" e così via, e allo stesso tempo notare cosa succede quando è più rilassata o distratta da altri pensieri.
Un saluto

Dott.ssa Antonella Imbimbo- Pensa-re- Psicoterapeuti Cognitivi di Reggio Emilia
Potete inviare le vostre domande apensareggio@gmail.com

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