SCIENZA E PSICOLOGIA: L’EFFETTO CHEERLEADER











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SCIENZA E PSICOLOGIA: L'EFFETTO CHEERLEADER

Se siete utenti dei principali social network del web - Facebook, Twitter e simili - avrete certamente notato quanto sia complicato scegliere un'immagine profilo decente. 
Come fare a scegliere la foto giusta?
Molte persone optano per scatti che riprendono solo il viso, altri usano immagini che ritraggono i figli, gli animali o perfino le citazioni preferite o i loro idoli cinematografici, televisivi o musicali.
Se il vostro obiettivo principale è quello di mostrarvi il più attraente e piacente possibile (un po' il desiderio di tutti, no?), la nuova ricerca condotta da Drew Walker ed Edward Vul presso l'Università di San Diego, suggerisce di optare per una foto di gruppo con gli amici. Teenagers
Le foto con gli amici dichiarano una vita sociale ben vissuta, una personalità amabile ed estroversa, ma stranamente non sono questi gli aspetti che ci rendono più attraenti agli occhi del prossimo. 
Questa nuova ricerca dimostra come il volto di un singolo soggetto appaia più attraente se presentato in un gruppo, piuttosto che in modo individuale - fenomeno percettivamente e psicologicamente noto come "effetto cheerleader". 
Da cosa deriva il nome? 
Beh, è facile da capire. 
Le cheerleaders appaiono come un gruppo di ragazze belle e sexy, ma la loro bellezza è in gran parte un'illusione visiva, creata dall'effetto del gruppo. 
E' dimostrato - infatti - come qualsiasi cheerleader sembri molto più attraente nel bel mezzo della sua squadra, piuttosto che presa individualmente. 
Questa illusione visiva risulta mediata da processi cogniti e percettivi simili ad altri che sono ritenuti alla base di illusioni ben note come quella di Ebbinghaus (o illusione della Luna). 
Un punto di medie dimensioni appare molto più grande quando è circondato da un campo di punti più piccoli, ma appare più piccolo quando è circondato da punti più grandi. La cosiddetta "illusione della Luna" non è altro che la percezione per cui la Luna ci appare più grande all'orizzonte, piuttosto che su nel cielo. 
Tutte queste illusioni visive ci dimostrano come ciò che percepiamo, non rifletta sempre la realtà diretta di ciò che è realmente davanti ai nostri occhi. Quello che vediamo - infatti - dipende sia dallo stimolo fisico codificato dai nostri sistemi visivi (scientificamente noto come bottom up di elaborazione), sia da una miscela di informazioni di contesto come le aspettative o la conoscenza preventiva (trasformazione top down).


Walker e Vul postulano che l'effetto cheerleader nasce dalla sinergia di tre processi viso-cognitivi differenti. In primo luogo, ogni volta che vediamo una serie di oggetti come una matrice di punti (o un gruppo di volti), il nostro sistema visivo calcola automaticamente le informazioni di carattere generale globali - tra cui dimensione media dei membri del gruppo, la loro posizione e l'espressione emotivo media. Così, sebbene il gruppo contenga elementi singoli, li percepiamo come un insieme indissolubile, formando le nostre impressioni sulla base del concetto di collettività. 
Detto brevemente, una faccia singola inserita in un contesto di collettività, diviene simile a tutto ciò che la circonda. 
Secondo questo studio, dunque, se vediamo un volto in un gruppo lo percepiamo come se fosse più simile alla media, più comune, e questo aumenta le probabilità di trovarlo più attraente. 
Sarà vero? 


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