Scattone e la società con la bava alla bocca

di Emiliano Deiana

L'articolo 27 della Costituzione italiana - la più bella del mondo come sono soliti recitare a convenienza coloro che nei fatti la stuprano quotidianamente - recita:

"La responsabilità penale è personale.
L'imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva.
Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.
Non è ammessa la pena di morte".

La notizia dell'assegnazione, con la Buona Scuola, della cattedra di psicologia a Giovanni Scattone condannato per l'omicidio della studentessa Marta Russo ha scatenato "la società con la bava alla bocca".
Riassumiamo i fatto: Scattone fu condannato per omicidio colposo e ha pagato la sua pena; la condanna non prevedeva la pena accessoria della interdizione dai pubblici uffici; Scattone, scontata la condanna, ha superato il concorso del 2012 classificandosi decimo nell'Ufficio Scolastico del Lazio per la Classe A36 che ore vede, fra le materie, l'insegnamento anche della Psicologia; in virtù di queste circostanze Scattone era in graduatoria nella ricerca di un lavoro onesto e non dedito la crimine e ha ottenuto la cattedra in virtù delle procedure previste dalla Buona Scuola.
Questa, in un mondo normale, sarebbe una vittoria dello Stato.
Ha punito il reo; il reo ha scontato la sua pena; il colpevole è stato trattato con umanità e sta provando a reinserirsi nella società.
Ma l'Italia non è un posto normale. È il luogo della società con la bava alla bocca. Decenni, ormai, di giustizialismo hanno prodotto questa società malata, che predica la vendetta, che vuole vedere la capa del reo ruzzolare, sanguinolenta, per la via.
Questa è una società malata. Una società che non sa più distinguere nulla, che confonde giustizia e vendetta, condanna e accanimento.
Una porzione di società che decanta le virtù della "costituzione più bella del mondo" ed è dimentica delle sue parti fondamentali e inattaccabili da nessuna riforma.

Ma questo, loro, non lo dicono.

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