Scappati dalla guerra in Libia faranno lezione all’Università

 

Un gruppo di profughi africani, accolti nei mesi scorsi dai centri di accoglienza di Bologna, è stato invitato a parlare di diritti umani davanti agli studenti di Scienze della Formazione

DI ROSARIO DI RAIMONDO


Scappati dalla guerra in Libia faranno lezione all'UniversitàBologna, profughi a Villa Aldini

Sono scappati dai loro paesi e hanno rischiato la vita attraversando il Mediterraneo. Dallo scorso luglio sono ospiti della Croce Rossa e della Caritas fra la caserma ai Prati di Caprara o a Villa Aldini. E adesso i migranti fuggiti dagli orrori della guerra in Libia salgono in cattedra per raccontare la loro esperienza: domani alle 12 saranno alla Facoltà di Scienze della Formazione per una lezione sui diritti umani.

L´iniziativa è di un gruppo studentesse che seguono il corso di Psicologia sociale, e che hanno chiesto di dedicare una parte della lezione ai racconti dei profughi fuggiti dal Nord Africa. E l´associazione "3 Febbraio", che è a contatto con loro, ha dato una mano. «Abbiamo invitato i profughi che vivono ai Prati di Caprara, a Villa Aldini e nel centro dell´Asp Poveri Vergognosi - racconta Michele Giammario dell'associazione 3 febbraio, un gruppo che segue i destini dei migranti -. Sono ragazzi tra i 24 e i 30 anni che vengono da Nigeria, Tunisia, Costa d´Avorio, Togo, Somalia. Racconteranno le loro condizioni di vita e cosa vogliono ora. Lo scopo è arricchire la conoscenza degli studenti».

Quello che aspettano «da otto mesi», aggiunge Giammario, è il diritto d´asilo per motivi umanitari: «Abbiamo chiesto alla Prefettura di accelerare i tempi. Ma finora, a livello nazionale, la domanda di asilo è stata respinta nel 60% dei casi. Perché si considera il paese d´origine dei richiedenti (Togo, Mali, Nigeria) e non il fatto

che lavoravano e vivevano in Libia e sono fuggiti dalla guerra».

Intanto nei centri d´accoglienza il disagio cresce, come dimostra l´ultimo caso di cronaca avvenuto sabato ai Prati di Caprara, dove è scoppiata una lite tra due ospiti. Sintomo, conclude Giammario, del fatto che queste persone «non vedono ancora un futuro».

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