Resilienza: l’arte di adattarsi

Non è difficile rintracciare nella vita di ciascuno di noi esperienze tristi, drammatiche, dure, che hanno turbato il nostro equilibrio psicologico. La domanda curiosa e interessante che da anni riceve attenzione dagli studiosi è: “come mai ci sono persone che riescono ad uscire integre da situazioni a volte anche impossibili, mentre altri non ce la fanno, distruggendosi psicologicamente?”.

Eventi quali la perdita del lavoro, la morte di una persona cara, una malattia improvvisa, un incidente grave, possono essere affrontati in diversi modi: autocommiserandosi o reagendo; soprattutto in relazione ad una caratteristica umana da un po’ di anni studiata e chiamata resilienza. C’è chi comunemente la chiama forza d’animo, chi combattività, chi resistenza, chi istinto innato di conservazione. Gli studiosi in una sola parola la chiamano, appunto, resilienza: una sorta di sistema immunitario della psiche.

La persona resiliente di fronte ad eventi imprevisti o drammatici della propria vita riesce a trovare delle risposte flessibili, mobilitando risorse, riorganizzando (insomma) positivamente la propria vita dinnanzi alle Ricostruire, fronteggiare efficacemente le contrarietà, le tragedie, i traumi.

“Ma come hai fatto ad uscirne e rimanere così come sei?”. Questa è una domanda che probabilmente molti di voi si saranno sentiti dire. Bene, tra queste righe potreste trovarne la spiegazione. Per comprendere meglio basta risalire al significato originario della parola resilienza. Il termine proviene dalla metallurgia e indica la capacità di un metallo di resistere alle forze che gli vengono applicate. Per un metallo la resilienza rappresenta il contrario della fragilità.

Così, volendo trasporre questo significato alla psicologia, all’uomo, si può pensare ad una persona motivata e capace di fronteggiare gli eventi negativi, le difficoltà; una persona ottimista che riesce a vedere le situazioni spiacevoli come momentanei, che tende a vedere i cambiamenti come una sfida, una opportunità piuttosto che come una minaccia, che dinnanzi a sconfitte e frustrazioni è capace comunque di mantenere viva la speranza.

Questa lettura rispetto a questo tratto della personalità potrebbe apparire irrealistica, quasi fosse solo una caratteristica limitata a pochi individui, improbabilmente paragonabili a quel metallo così forte e resistente a ogni avversità.

Ma essere resistenti non significa non sperimentare le difficoltà o gli stress della vita, non significa essere infallibili, ma disposti al cambiamento, capaci di attivare delle risorse per far fronte alle difficoltà. Non è, inoltre, da pensare come un tratto presente o assente in una persona, ma come qualcosa che si può comunque accrescere. 

Nella ricerca della strategia più idonea per migliorare il proprio livello di resilienza può essere d’aiuto focalizzare l’attenzione sulle esperienze del passato cercando di individuare le risorse che rappresentano i punti di forza personali. Un sistema che facilita l’individuazione delle risorse personali è quello di cercare di fornire risposte a queste semplici domande:

• quali eventi sono risultati particolarmente stressanti per me?
• in che maniera questi eventi mi hanno condizionato?
• nei momenti difficili ho trovato utile rivolgermi a persone per me significative?
• nei momenti difficili quanto ho appreso di me stesso e del mio modo d’interagire con gli altri?
• è risultato utile per me fornire assistenza a qualcuno che stava attraversando momenti difficili come quelli da me sperimentati?
• sono stato capace di superare le difficoltà ed, eventualmente, in che modo?
• che cosa mi ha consentito di guardare con maggiore fiducia al mio futuro? (wwwww.mentesana.it)

Dopo aver dato risposta a queste domande chissà che non vi siate riconosciuti anche voi "resilienti". Adesso sapete che vuol dire!

Dott.ssa Florinda Bruccoleri
Psicologa, Psicoterapeuta analista transazionale,
Psicooncologa ed esperta in psicologia forense.
Sito web: www.florindabruccoleri.it

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