Raccola differenziata: la psicologia spiega i flop

Differenziata a Roma

Perché è così “difficile” fare una buona raccolta differenziata? Che sia difficile, non ci possono essere dubbi: diversamente l’Italia navigherebbe ben oltre una risicata media del 35%, e non sarebbe sufficiente un certo impegno di sensibilizzazione per supportarla. E’ difficile, ancora non se ne conosce il motivo, riporre i rifiuti in carta nel contenitore della carte, i rifiuti in platica nel contenitore della carta e così via.

A conoscere quale “incredibile” ostacolo si frapponga tra noi e il nostro dovere è l‘Università di Alberta. Uno studio ha cercato di indafare i motivi della difficoltà a fare la differenziata. Il risultato è sorprendente: la natura è tutta psicologica.

I ricercatori hanno riportato un esempio nella relazione di fine studio. Hanno condotto dei volontari lungo una strada con dei rifiuti sparsi qua e là, e con dei cassonatti a portata di mano. Ebbene, i volontari hanno dimostrato la tendenza a chinarsi e raccogliere i rifiuti lasciatì maleducatamente lì da altri… Ma solo in un certo caso. Nello speicifico, sono stati raccolti soprattutti i rifiuti che avevano un aspetto migliore: lattine non accartocciate, fogli non appallottolati e così via.

I ricercatori dell’Università di Alberta hanno concluso che a rendere “naturalmente” difficile la differenziata è l’aspetto dei rifiuti. Quando un rifiuto non è più integro, viene inconsciamente percepito come inutile, dunque impossibile da essere riutilizzato. Cosa che non è vero, visto che una lattina schiacciata viene riciclata altrettanto bene di una lattina ancora intatta.

Ne consegue che, per l’inconscio umano, un rifiuto intatto appare come un rifiuto in grado di essere re-immesso nel ciclo produttivo e dunque “meritevole” di differenziazione.

Lo studio dell’Università dell’Alberta è molto importante perché rintraccia le vere ragione dei flop che, ogni tanti, caratterizzano la raccolta differenziata.

Tags: differenziata, psicologia

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