Quella strana malinconia invernale…

Con la consulenza del dott. Vincenzo De Blasi, psicoterapeuta e docente all’Università Tor Vergata di Roma

 

Si chiama “Winter Blues” ed è una forma depressiva e malinconica legata alla stagione invernale, un periodo dell’anno caratterizzato da poca luce e tanto stress. Uno studio americano del National Institutes of Health, condotto per un periodo di circa 30 anni, ha analizzato il fenomeno e le forme di depressione più gravi correlate come la SAD, “Seasonal Affective Disorders” ovvero sindrome affettiva stagionale, che si manifesterebbe puntualmente ad ogni cambio stagione. Il dottor De Blasi, sentito sull’argomento, ha confermato che «gli studi effettuati dall’autorevole Istituto americano hanno in effetti riscontrato un incremento significativo di casi di sofferenza psichica di tipo “depressivo” la cui insorgenza sembra “temporalmente” correlata ai periodi di passaggio stagionale, in particolar modo inverno (in percentuale maggiore) ed estate (in percentuale minore). Sulla base della specifica caratteristica “temporale”, i professionisti che operano del campo della salute mentale, sono propensi a parlare in termini di “disturbi affettivi stagionali” ».

 

Come si manifesta e che caratteristica presenta questo disturbo?

«Le caratteristiche sintomatologiche hanno un risvolto sia “corporeo” che “psicologico” e relativamente al “winter blues”, correlato alla stagione invernale, i sintomi più evidenti sono una modificazione dell’appetito con desiderio di cibi dolci o a base di amido, l’aumento del peso corporeo, la diminuzione del livello di energia, fatica, sonnolenza, difficoltà di concentrazione, irritabilità ed ansia, tendenza all’isolamento sociale, perdita d’interesse, sentimento di colpa, disperazione, cefalea. Rispetto al “disturbo affettivo stagionale” che ha inizio in estate si riscontrano: mancanza di appetito, perdita di peso, insonnia, irritabilità ed ansia, angoscia. Per entrambi i casi, di solito, la sintomatologia è ciclica e tende a riproporsi anno dopo anno seguendo il succedersi delle variazioni stagionali. Sebbene non allarmanti, i dati forniti dall’istituto americano, stimolano sicuramente una riflessione approfondita sulle caratteristiche delle varie forme di depressione, sulle loro possibili cause e sui relativi interventi terapeutici. Emergono due aspetti: il primo, è che non esiste una sola forma di depressione e il secondo, che l’eziologia del disturbo depressivo (e dei disturbi psichici in generale), cioè lo studio relativo alle cause d’insorgenza, dimostra la necessità di pensare in termini complessi e in un ottica bio-psico-sociale».

 

Ci sono categorie di soggetti o fasce d’età più predisposte a soffrirne?

«Dal campione di popolazione preso in esame, sembra che il “disturbo affettivo stagionale”, non scostandosi dalle caratteristiche degli altri disturbi depressivi, tenda ad iniziare durante l’adolescenza o la prima età adulta, e sia più frequente nella popolazione femminile. Inoltre, sembrerebbero più esposte al fenomeno, le persone che vivono in luoghi in cui, per specificità geografiche o ambientali, le ore di luce solare durante l’anno, sono generalmente minori rispetto a quelle serali».

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