Quando la scrittura creativa diventa terapia

Dimentichiamo le poesie scolastiche, i racconti da riassumere… Proviamo invece a scrivere in tutta libertà un nostro racconto, una nostra poesia.  L’effetto è sorprendente:  riusciamo a rileggere i nostri stati d’animo e a dargli un senso, a mettere ordine nei nostri pensieri, a comunicare e conoscerci più a fondo. Soprattutto riusciamo a liberarci dei pesi che opprimono il nostro cuore. Scrivere aiuta ad affrontare le esperienze vissute, i dolori e a riscattarli attraverso le parole e le immagini ritrovando man mano voglia di vivere, passione, speranza. Infatti, un racconto, una poesia, trasformano le emozioni di chi scrive in qualcosa che è anche bello. Lo psicologo Carlo Lazzari, che all’argomento ha dedicato un volume, Quando le parole diventano cura (ed. Sovera), spiega che la scrittura non solo serve ad allentare le tensioni, ma permette di confrontarci con noi stessi, dare sfogo alle paure, ai dubbi, alla confusione. Insomma, aiuta a guarire. Ma come orientarsi di fronte alla pagina bianca e lasciar emergere le profonde sonorità del nostro animo?

 

Primi passi
«Quando ci si sente sconfortate e non si sa più cosa fare, il suggerimento è quello di prendere carta e penna, chiudere gli occhi e fare qualunque scarabocchio venga in mente. Importante lasciar scorrere le emozioni attraverso il braccio, la mano, le dita, perché si sciolgano sulla carta. Se si avverte il bisogno, aprire gli occhi e scrivere le parole così come vengono. Lasciarsi andare e pensare che molti scrittori sostengono che scriviamo meglio quando pensiamo che nessuno ci leggerà», dice Carlo Lazzari.  Se, di sera, siamo solite compilare una lista delle cose da fare il giorno seguente, sostituirle con un elenco delle cose fatte durante la giornata. Non lasciar fuori niente e apprezzare noi stessi per tutto ciò che siamo riusciti a fare, invece di biasimarci per quel che non abbiamo fatto. Appropriarci dei nostri successi e provare a raccontarli.

 

Cosa fare dopo
«Scrivere su un foglio tutto ciò che sappiamo o vogliamo scrivere sulle nostre paure più intime cominciando ogni frase con "Ho paura di...". Poi, sostituire l’inizio di ogni pensiero con "Vorrei...". Rileggere una alla volta, fermandoci a osservare come ci fa sentire la nuova affermazione che non sempre sarà vera, ma qualche volta sì», aggiunge Lazzari. Spesso la paura ci impedisce di vedere che cosa vogliamo veramente. Trasformare gli enunciati aiuta in molti casi a sondare attrazioni e rischi, vantaggi e svantaggi di ogni situazione inesplorata, consentendo di sostituire scelte consapevoli a quelle dominate dalla paura. Le prime volte che ci si cimenta con la scrittura di un racconto, fa notare Carlo Lazzari, per quanto in modo schermato i personaggi principali riflettono sempre se stessi. Invece di inventare una trama, proviamo a partire da noi stessi. Se la cosa ci aiuta, descriviamoci come se parlassimo di una terza persona che sta scrivendo un diario.

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