Quando il lavoro dà dipendenza. Estate, spazio alle vacanze "digital …

ROMA - Sempre più diffusa nel mondo occidentale, la dipendenza da lavoro, o "workaholism", è la tendenza di chi lavora senza sosta, in modo irrazionale e ripetitivo. Essa sta diventando, in molti casi, la causa di veri traumi sociali, le cui ricadute investono il mondo familiare, ma anche altri tipi di relazioni. Tale dipendenza dai più non è considerata patologica, perché connessa, in qualche maniera, alla produttività ed efficienza ed è per questo definita solo “dipendenza pulita”. Ne abbiamo parlato con un esperto del settore, Andrea Castiello d’Antonio, prof. Straordinario di Psicologia delle Organizzazioni presso l’Università Europea di Roma, che al tema ha dedicato svariate pubblicazioni.

Docente, Andrea Castiello d’Antonio

Quali sono i principali sintomi di un workaholic?
Dal punto di vista psicologico la dipendenza da lavoro può apparire dall’esterno priva di veri “sintomi”, e anche lo stesso workaholic ha difficoltà a rendersi conto che “qualcosa non va come dovrebbe andare” (ad esempio, la sua vita familiare). I sintomi principali sono costituiti dalla preoccupazione per l'ordine, il perfezionismo e il controllo mentale e interpersonale. La devozione assegnata al lavoro e l’impossibilità di allontanarsi mentalmente e/o fisicamente dal lavoro esclude ogni altra attività e le poche attività ricreative vengono affrontate come compiti seri che richiedono organizzazione e controllo. Nelle situazioni più gravi, si riscontra un consumo elevato di psicofarmaci, tabagismo e alcolismo.

Quali sono le ricadute con il partner?
Generalmente il partner ha due strade dinanzi a sé: la prima consiste nel sostenere il workaholic, accogliendo le sue motivazioni e l’apparente impossibilità di lavorare in modo diverso. Il superlavoro è considerato un sacrificio fatto dal soggetto per il bene della famiglia, o per non rischiare di perdere il posto di lavoro.
La modalità di reazione alternativa a questa è sorretta dal rifiuto esplicito, talvolta aggressivo, e dalla finale rottura del legame di coppia. In questi casi al workaholic si rimprovera apertamente e aspramente la sua condotta, non se ne accetta alcuna giustificazione.

Quali ricadute nel rapporto con i figli?
Il workaholic manifesta una condotta nella quale sono scomparsi i confini tra vita personale, familiare e di lavoro. Ciò comporta la distruzione del work-life balance e la tendenza - che diviene ben presto una abitudine - a far entrare costantemente il lavoro nelle mura di casa.
In questo modo, il dipendente da lavoro diventa un vero e proprio “estraneo” agli occhi dei figli. Questi possono finire con l’ignorare il genitore workaholic, magari dopo averlo più volte sollecitato a cambiare, o attaccato per stimolarlo, rinforzando il legame con l’altro genitore. In ogni caso si verifica un forte sbilanciamento nell’equilibrio della famiglia e nei ruoli di tutti. Ad esempio, di fronte al padre dipendente da lavoro i figli maschi avvertono l’assenza (o la strana situazione di una presenza-assente) del genitore, con grave danno rispetto alla dinamica dell’identificazione di genere, mentre le figlie femmine possono più frequentemente cercare di comprendere (o compatire), ma anche aggredire il padre assente, anche a causa della sofferenza che infligge alla madre.

Riguardo alle altre eventuali ricadute sociali, il prof. Castiello d’Antonio sottolinea la tendenza al totale appiattimento del workaholic, il quale costruisce dei rapporti sociali sempre e solo sulla base del suo ruolo sul posto di lavoro, evitando però eventi sociali e conviviali, che considera “una perdita di tempo”.
Quanto alla terapia ideale per i workaholics, il docente di Psicologia delle organizzazioni non crede nella cura farmaceutica, “si dovrebbe - piuttosto - stimolare la persona ad un ripensamento globale del suo modo di lavorare – e spesso di vivere – perché è all’interno di tale contesto che si manifesta il workaholism”. I rapporti genitoriali poi possono essere sanati attraverso delle “psicoterapie sistemico-familiari”, atte al consolidamento della relazione padre-madre/figli.

Vacanze "digital detox". Oggi il workaholism ha preso i tratti della dipendenza da mezzi tecnologici, quelli che agevolano il lavoro, e che perciò inducono ad essere sempre “connessi”. Per questo, sono state ideate le vacanze “digital detox”, in cui si offre ai visitatori la possibilità di “disintossicarsi” da simili attrezzi. Noto, a questo proposito, il Poecylia Resort, sull’isola di San Pietro, in Sardegna, in cui si offrono pacchetti rigorosamente tech-free. (Maria Panariello)

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