Psicologia, quando nasce, cosa studia.

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L’obiettivo di questa rubrica intitolata “Psicologia in città” è quello di informare il lettore della psicologia e della applicazione, della funzione e dell’utilità di questa scienza. In primo luogo è bene specificare cosa si intende per psicologia cosiddetta “pura” e la sua sostanziale differenza con quella “applicata”.

La “pura” è la psicologia che studia l’essere umano in un contesto controllato: un laboratorio. Studia il comportamento nelle situazioni sperimentali messe a punto ad hoc per osservare le reazioni di adattamento dell’uomo, le funzioni cognitive a stimoli percettivi, le reazioni di comportamento gruppale legate alle valutazione degli atteggiamenti e delle credenze…ed altro ancora. Per intenderci sono quegli studi in cui gruppi di psicologi studiano l’uomo e mettono a punto delle teorie sperimentali sulla base di esperimenti effettuati.

L’applicata, invece, è l’applicazione delle teorie o modelli psicologici con il fine di aiutare l’uomo a migliorare la sua vita. Psicologia, etimologicamente, vuol dire studio dell’anima. Nasce dalla filosofia e dagli interrogativi esistenziali che da sempre l’uomo si pone, ma assume una veste più scientifica, piuttosto che speculativa, quando un gruppo di studiosi si aggregò intorno alla figura di W. Wundt (1832-1920) presso l’Università di Leipzig in Germania. Erano, per formazione, studiosi della fisiologia degli organi di senso e del sistema nervoso. Il loro interesse era quello di capire in che modo la mente costruisse sensazioni e percezioni a partire dai messaggi nervosi inviati al cervello dagli organi di senso.

Perciò i primi psicologi sperimentali si sistemavano in un laboratorio tranquillo ed esaminavano le proprie esperienze mentali. E.B. Titchener sosteneva che il miglior modo di analizzare il contenuto dell’esperienza conscia fosse l’introspezione: si esponevano a una stimolazione sensoriale, poi analizzavano l’esperienza cosciente suscitata da questi stimoli e infine descrivevano le “sensazioni elementari” che si erano dovute combinare per produrre l’esperienza complessa evocata. Negli Stati Uniti, nasceva invece, una tendenza contrapposta: la “rivoluzione comportamentista” di J.B. Watson.

La psicologia incomincia a diventare scienza del comportamento. Studiavano solo ciò che era osservabile tralasciando la mente, la coscienza e i processi mentali. Per cui mentre con il modello introspettivo si dava molta importanza al funzionamento mentale con il comportamentismo si mise da parte la mente per dare spazio solo all’analisi dei comportamenti.

Anche altri tre movimenti influenzarono lo sviluppo della moderna psicologia: il Funzionalismo (la psicologia si doveva occupare delle funzioni del pensiero-W. James); Freud e l’inconscio (pulsioni, desideri e simboli inconsci influenzano il comportamento); la Psicologia della Gestalt (la percezione della realtà è soggettiva e il percepito è più della somma delle sue parti). Questo sintetico excursus storico ci dice come è nata la Psicologia.

Nel tempo le evoluzioni sono state numerosissime ed hanno dato vita a diversi orientamenti, ovviamente, aventi in comune l’uomo visto da prospettive differenti ma tutte quanti affascinanti.  Così come vi sono numerosi orientamenti teorici così da essi nascono numerose modalità operative differenti di aiuto all’uomo: psicologia “applicata”, aventi come obiettivo comune il benessere e la salute psicofisica.

Quindi possiamo dire che la psicologia studia l’uomo la psicoterapia (psicologia applicata) aiuta l’uomo a vivere meglio. E ancora tanti e differenti orientamenti all’uomo e alle sue componenti (mente, corpo, emozioni, posizioni nel mondo, apprendimenti, etc….) hanno dato vita a una serie di scuole di pensiero di psicoterapia. Ora non vi è un modello psicologico e psicoterapeutico più valido rispetto ad un altro, ma un modo differente di aiutare le persone a vivere meglio. Quanto la persona abbia dei risultati di benessere psicologico non dipende, pertanto, dalla scuola di pensiero di sua provenienza, ma di quanto la relazione che la persona stabilisce con il suo terapeuta sia funzionale a sé.

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