Psicologia, psicanalisi e magia: anacronismo o attiguità?


Viviamo ormai in un'epoca in cui da tempo il positivismo scientifico domina incontrastato la scena culturale ufficiale. L'unica verità accreditata come tale è quella materiale positivista e quanto in essa non rientra è squalificato e ridotto a creduloneria sciocca, puerile ed insulsa.

Due sketch pubblicitari di una compagnia assicurativa nei quali si vede, in una uno stregone indiano guidare una danza intorno ad un'automobile al canto di "abbassati polizza", nell'altra una maga con tanto di sfera di cristallo durante una seduta spiritica invocare la stessa cosa, sono illuminanti.

"Credulonerie" assurde e grottesche quanto del tutto vane. Perlomeno secondo l'intento dell'autore. Invero ciò che questi sketch denotano è la palese incapacità dell'uomo contemporaneo a confrontarsi con realtà culturali diverse dalla propria, ma anche con quelle appartenenti alla sua stessa storia culturale, basti ricordare le antiche Pizie, gli oracoli (ad es. quello di Delfi), i profeti, gli indovini e gli auguri, i santoni, le streghe e gli stregoni del Medioevo.

Di contro è proprio una delle scienze proprie dell'epoca contemporanea, la psicanalisi, a dare invece un significato profondo e scientificamente dimostrato a queste realtà. Dunque nulla di anacronistico. Il santone, la pizia, il mago, lo stregone hanno una pratica che, sebbene sia connotata da un aspetto fenomenologico del tutto diverso e da proceduralità altrettanto diverse, hanno una connotazione ed un'azione specifica, quando correttamente praticate, del tutto sovrapponibili a quelle della psicologia analitica e terapeutica.

Uno dei tanti casi di cui lo stesso Freud parla nei suoi scritti è chiarificatorio: egli sconsigliò vivamente ad un suo paziente alpinista e rocciatore di successo, di praticare per almeno due mesi l'alpinismo perché aveva individuato l'accentuato incrementarsi di una delle sue componenti pulsionali e che questo l'avrebbe spinto ad osare eccessi la cui attuazione gli sarebbe stata fatale. Il consiglio non fu seguito e il paziente si schiantò miseramente.

Ebbene, oracoli, indovini, santoni, maghe e maghi avrebbero estrapolato la stessa realtà e consigliato o previsto / profetato la stessa cosa. Lo psicanalista parte da un resoconto di ordinaria quotidianità, da una lettura, o più spesso da un sogno e da lì poi alle associazioni di idee e da queste all'estrapolazione delle correnti pulsionali della persona. Dall'applicazione di queste alla dinamica caratteriale della persona "in situazione", ovvero nei propri ambienti è evinta la previsione.

Sebbene in modi assai più coloriti, spesso in ambienti particolari la cui funzione è già proprio quella di esaltare le diverse pulsionalità inerenti alla persona, la maga fa esattamente questo. La mano, i tarocchi, gli astri, sono solo uno strumento formale esteriore atto, insieme alla grande sensibilità della stessa maga ad evincere le pulsionalità per poterne attingere le preveggenze. Del resto, gli antichi scritti sono ricchi delle simbologie che ritroviamo nei testi freudiani e più ancora, in quelli di Jung.

C'è una parziale differenza: per la moderna psicanalisi il fine è l'indirizzamento corretto delle pulsionalità, ovvero il loro dominio e perciò il potere; per gli antichi invece la preveggenza (ma alla fine questa deriva da quello) spesso enunciata anch'essa in forma di immagini simboliche, ed inoltre, le pulsioni, anche della stessa pizia, erano evinte da stati ipnotici spesso indotti da sostanze allucinogene.

Anche qui però giova ricordare che maestro di Freud è stato il grande Charcot che appunto anche di ipnosi si occupava, come, agli inizi, se ne occupava lo stesso Freud. Attiguità grandissima dunque tra realtà che sebbene esteriormente assai diverse, possono esserci, se onestamente praticate, di grandissima utilità nella conoscenza di noi stessi e delle realtà in cui siamo chiamati ad operare e che se usati aborrendo finalità alla "The Lord of the Ring" contribuiscono alla costruzione di una società migliore.

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