Psicologia: parlare di emozioni aumenta empatia bimbi – AGI

13:24 10 DIC 2013

(AGI) - Milano, 10 dic. - Rabbia, paura, colpa, felicita' e
tristezza. Se i bambini ne parlano, in piccoli gruppi e sotto
la guida di un adulto, riescono a essere piu' empatici e
migliorano le loro capacita' cognitive. E' il risultato di uno
studio, condotto dai ricercatori del Dipartimento di Scienze
Umane per la Formazione dell'Universita' di Milano-Bicocca e
pubblicato sul Journal of Experimental Child Psychology,
nell'ambito del progetto PRIN del 2008 Star bene a scuola: il
ruolo della teoria della mente nel favorire lo sviluppo
socio-motivo e cognitivo nella scuola primaria.
 
Sulla scia dei risultati conseguiti in due precedenti
studi, condotti dallo stesso team con bambini tra i 3 e i 5
anni, la ricerca, svolta in collaborazione con l'Universita' di
Manitoba del Canada, ha coinvolto 110 bambini delle scuole
elementari dell'hinterland milanese. I bambini, distribuiti in
un gruppo sperimentale e in uno di controllo, avevano tra i 7 e
gli 8 anni. Quattro le fasi dello studio: pre-test, training,
post-test e follow-up. Nella fase di pre-test sono state
proposte ai bambini prove individuali di "comprensione delle
emozioni", di "empatia" e di "teoria della mente" (prova
cognitiva), per valutare il livello di partenza. Poi si e'
passati alla fase di training che e' durata circa due mesi.
 
Durante questo periodo, i bambini del gruppo sperimentale, dopo
aver ascoltato delle storie a contenuto emotivo, venivano
coinvolti nelle conversazioni sulla comprensione della natura,
delle cause e della regolazione delle emozioni. Per promuovere
la partecipazione attiva di tutti i bambini, il gruppo e' stato
a sua volta suddiviso in piccole classi di circa sei bambini.
 
(AGI) Red/Pgi (Segue)

13:18, Marted? 10 Dicembre 2013 AGI Globale Cronaca cod.
 
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Psicologia: parlare di emozioni aumenta empatia bimbi (3)
(AGI) - Milano, 10 dic. - Le attivita' si sono concentrate su
cinque emozioni, di cui quattro di base (felicita', rabbia,
paura e tristezza) e una complessa (senso di colpa). Ciascuna
di queste emozioni e' stata oggetto di conversazione per tre
incontri: il primo focalizzato sulla comprensione
dell'espressione, il secondo sulla comprensione delle cause e
il terzo sulla comprensione delle strategie di regolazione
dell'emozione target. Ogni incontro e' stato strutturato in
quattro momenti: introduzione al tema da parte dell'adulto, un
racconto di vita quotidiana, avvio della conversazione, e
riflessione finale da parte dell'adulto. I bambini del gruppo
di controllo, invece, ascoltavano le storie e in seguito
facevano un disegno, non partecipando dunque alla
conversazione. Nella fase post-test, ai bambini sono state
nuovamente proposte le prove; infine, dopo due mesi, a tutti i
partecipanti e' stata riproposta la prova di comprensione delle
emozioni per verificare la persistenza degli effetti prodotti
dall'intervento. E' emerso che il gruppo dei bambini sottoposti
all'intervento migliora significativamente, rispetto al gruppo
di controllo, in vari aspetti della comprensione delle
emozioni, nella dimensione cognitiva dell'empatia, e nella
prova cognitiva di teoria della mente. La spiegazione dei
risultati sta nell'uso della conversazione in piccolo gruppo,
che ha favorito il decentramento cognitivo, l'assunzione del
punto di vista dell'altro, la consapevolezza delle differenze
individuali e il collegamento - da parte dei bambini - tra
mondo interno non visibile e azioni manifeste.
 
"La novita' dello studio - ha spiegato Ilaria Grazzani,
coordinatrice della ricerca e docente di Psicologia dello
sviluppo e psicologia dell'educazione - consiste proprio
nell'avere scoperto che l'intervento sulle emozioni produce
miglioramenti anche nella capacita' cognitiva di 'teoria della
mente', ovvero nella capacita' che consente di prevedere i
comportamenti degli altri sulla base dell'inferenza dei loro
stati mentali ('se ha fatto questo, forse e' perche' desiderava
qualcosa'; 'se ha agito in un certo modo doveva essere
arrabbiato')". "All'interno della scuola primaria
tradizionalmente deputata all'insegnamento dei saperi
curriculari - ha aggiunto Veronica Ornaghi, assegnista di
ricerca - e' possibile realizzare interventi che, oltre a
potenziare le abilita' socio-emotive, come la comprensione
delle cause delle emozioni, l'empatia e l'aiuto nei confronti
dell'altro, producono anche miglioramenti su capacita' di tipo
cognitivo, per esempio, rappresentarsi la mente dell'altro e
prevederne i comportamenti, un'abilita' indispensabile nella
vita sociale". (AGI) Red/Pgi
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