Psicologia: italiani ‘arresi’ all’euro, 90% non pensa piu’ in lire

Psicologia: italiani 'arresi' all'euro, 90% non pensa piu' in lire

Pubblicata martedì 3 settembre 2013, 18.00

Roma, 3 set. (Adnkronos Salute) - Un litro di latte a un euro e mezzo, che equivale a 3.000 lire, o di benzina, che sfiora oggi i 2 euro, ossia le 4.000 lire. O una casa di 50 metri quadrati a Roma, che costa in media 250 mila euro, ben mezzo miliardo del vecchio conio. Tutti pensieri che sembrano ormai lontani dalle menti degli italiani, che "nell'80-90% dei casi si sono ormai 'arresi' al calcolo dei prezzi in euro e hanno rinunciato finalmente a 'pensare in lire', cosa che continuavano a fare fino a poco tempo fa". La stima è di Adolfo Petiziol, presidente della Società europea di psichiatria sociale, che avverte: "Tantissimi connazionali, per non parlare di molti giovani, che non ne sono mai stati a conoscenza, hanno ormai dimenticato che un euro equivale a 1.936,27 lire" e che per 'convertire' approssimativamente un prezzo da euro a lire, basta moltiplicare per 2. Un po' autodifesa dall'effetto deprimente che ci derivava dall'operare a ogni acquisto una 'conversione automatica' da nuova a vecchia moneta, un po' necessità di sopravvivenza: sta di fatto che l'italiano ha oggi gettato la calcolatrice, abituandosi a valutare i prezzi 'all'europea' e rinunciando a rivangare i tempi nemmeno troppo passati, quando per un gelato bastavano 1.500 lire. E soprattutto a chiedersi chi mai oggi gli venderebbe un cono a 70 centesimi. Un istinto 'animale' che ci porta, "come per tutte le cose, ad abituarci - spiega lo psichiatra - e a prendere il ritmo con le novità della vita. Ci abituiamo al caldo, al freddo, a un cibo diverso dal solito. E a una nuova moneta, anche se la decisione è stata presa da altri. Anzi, in questi casi l'istinto a metabolizzare è ancora più forte, perchè non c'è alternativa. Dunque, esaurito il diffuso astio nei confronti dei governanti e di chi ha deciso di adottare dal 2002 l'euro, non restava che arrendersi". Ma se la gran parte degli abitanti del Belpaese ha detto addio alla vecchia lira, c'è uno zoccolo duro di connazionali che non si stacca dal passato e si ostina a calcolare tariffe e prezzi in lire. "Si tratta soprattutto degli anziani, che naturalmente fanno più fatica ad accettare cambiamenti così radicali - evidenzia Petiziol - ma anche delle persone meno abbienti, per le quali ogni acquisto viene sudato e quindi valutato ed esaminato nei minimi particolari". E lo spettro della moneta più vantaggiosa rimane, sotto sotto, assicura l'esperto, in ognuno di noi "quando effettuiamo una spesa particolarmente cara, come un appartamento o una macchina: valutando se comprare o meno, è inevitabile cadere nella tentazione di pensare 'quanto costerebbe in lire?'"

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