Psicologia, in settecento per 150 posti



di Gabriele Conta

PAVIA. Si accalcano sotto i gradini di San Tommaso, un’ultimissima occhiata ai libri. Poi gli aspiranti psicologi prendono posto in aula, e affrontano il test che potrebbe cambiare il loro futuro. Arrivano da tutta Italia gli iscritti alla prova di ammissione per la laurea in Psicologia dell’Università di Pavia. Ma soltanto uno su cinque dei quasi 700 iscritti che ieri mattina hanno affollato piazza del Lino si aggiudicherà uno dei 150 posti disponibili.

Posti mai così ambiti come quest’anno, in cui il numero dei ragazzi che si sono iscritti alla prova di ammissione per la laurea triennale in “Scienze e tecniche psicologiche” è cresciuto del 20 per cento rispetto al 2012. Quella di ieri per molti non era la prima prova di questo tipo. «Ho tentato anche a Cesena e a Padova – dice Elisa Casula, che ha 19 anni e arriva da Nuoro – ma ho deciso di farlo anche a Pavia anche perché lunedì prossimo proverò il test di Medicina». Altri invece hanno scelto espressamente l’ateneo pavese, sia per l’ambiente più adatto allo studio rispetto a quello delle metropoli sia per la scuola psicologica dell’Università di Pavia, sempre più quotata. «Qui l’ambiente è migliore rispetto a Milano – dice infatti Francesca Villa, che abita a San Donato – anche se mi sembra che ci siano meno collegamenti con il mondo del lavoro rispetto ad altre università dove ho già fatto il test».

Mentre genitori e amici aspettano fuori, cercando un po’ d’ombra sotto i portici di piazza del Lino, gli aspiranti psicologici sudano sulle prove di ammissione. «Lo scoglio più grande per me sono le domande di matematica – dice Tatiana Pini, 19enne appena uscita dal liceo delle scienze sociali – e anche i testi in inglese». Tra le 60 domande a risposta multipla a cui gli aspiranti psicologi hanno dovuto rispondere ieri mattina, infatti, c’erano anche alcuni testi di ambito psicologico scritti in inglese, che gli studenti hanno dovuto analizzare. «Anche questi non sono facili – dice Nicholas Bergantis, che viene da Vigevano –. Io ho fatto il liceo a Milano, ma per l’università ho deciso di provare qui a Pavia perché molti amici e conoscenti mi hanno detto che è migliore».

Mentre i ragazzi finiscono di ripassare le porte di San Tommaso si aprono, e gli studenti vengono divisi nelle varie aule. Dopo l’appello si capirà che quest’anno non è aumentato soltanto il numero di iscritti, ma anche il tasso di assenza (che ha sfiorato il 15 per cento). «Almeno qui ci sono 60 minuti di tempo per rispondere a 60 domande – spiega Federica Griffini –. In Bicocca, dove ho provato lo stesso test l’altro giorno, c’erano 100 minuti di tempo per 75 domande». Davanti a San Tommaso, in attesa che il test inizi, molti sono nervosi. «Io sono serena – dice invece Andrea Panepinto, di Magherno – forse anche perché ho fatto il liceo Cairoli con indirizzo sociopsicopedagogico. L’altro giorno però ho provato anche il test per le professioni sanitarie, e sinceramente preferirei passare quello». Ma a quali domande hanno dovuto rispondere i quasi 700 ragazzi che ieri hanno provato il test di Psicologia? «Oltre ai testi di ambiti psicologico in italiano e in inglese – risponde Federica Pistidda – c’erano anche quesiti di logica, matematica e di comprensione di grafici».

Una prova dura, insomma. Soprattutto se si considera che soltanto uno su cinque degli studenti che hanno affollato ieri mattina piazza del Lino si guadagnerà un posto nel prossimo anno accademico. «I posti totali disponibili sono 150 – spiegano dall’Università di Pavia – 142 dei quali riservati a studenti comunitari e non comunitari legalmente soggiornanti in Italia. Cinque posti invece sono per studenti non comunitari residenti all’estero, e tre a studenti cinesi del programma “Marco Polo”.

@GabrieleConta

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