Psicologia evoluzionista? Telmo Pievani ha (quasi) ragione – UCCR

PsicologiaArriva dal più noto sostenitore della filosofia neo-darwinista l’ultima stoccata, in ordine cronologico, alla “psicologia evoluzionista”, ovvero il tentativo di spiegare il nostro comportamento estendendo la teoria di Darwin sull’evoluzione delle specie alla società e alla cultura umana.

Se il processo evolutivo dell’uomo è certamente un indiscusso dato di fatto -seppur la controversia divida tra finalisti e casualisti- la psicologia evoluzionista è frutto della filosofia neodarwinista, cioè della strumentalizzazione puramente naturalista e scientista dell’evoluzione biologica, nel tentativo di imporre alla biologia un approccio esclusivamente meccanicistico.

E’ perciò doppiamente significativo, dunque, che sia stato proprio il filosofo della scienza Telmo Pievani, legato all’UAAR (l’Unione degli Atei italiani) nell’organizzazione dei “Darwin Day”, a screditare la psicologia evoluzionista nel suo ultimo libro “Evoluti e abbandonati. Sesso, politica, morale: Darwin spiega proprio tutto?” (Einaudi 2014). Tale approccio, come dicevamo, vorrebbe spiegare ogni comportamento umano (perdono, tradimento, infedeltà, amore ecc.) tirando in ballo Darwin, ovvero tramite un istinto “selezionato” dall’ambiente preistorico. «Per i guru di questa materia», ha spiegato Pievani, «la nostra mente sarebbe una collezione di moduli evolutisi per risolvere problemi specifici: una specie di “coltellino svizzero». Eppure «per giustificare l’utilità di meccanismi adattativi così rigidi e immutabili da essere al tempo stesso preistorici e attivi ancor oggi, l’ambiente avrebbe dovuto essere uniforme e duraturo», ed invece «abbiamo vissuto in ambienti instabili e imprevedibili, dove, più che moduli di comportamento innati e rigidi, servivano al contrario flessibilità e innovazione comportamentale». Pievani parla giustamente di «imbarazzanti spiegazioni evolutive» quando si cerca di spiegare chiamando in causa la selezione naturale il perché, ad esempio, gli uomini temono i tradimenti sentimentali e le donne quelli sessuali. «Sono narrazioni affascinanti».

Ad un certo punto, tuttavia, ci pare che Pievani cada nello stesso errore che ha appena condannato. Sostenitore dell’inconciliabilità tra scienza e fede, ha spesso negato ogni finalismo e anche in questa intervista ha voluto ribadirlo: «Tutto sembra avere un senso perché c’è un’intenzione, un cattivo punito, un lieto fine. Tendiamo, fin dall’infanzia, a individuare nel mondo esterno, “progetti”, “intenzioni”. Ed è comprensibile: siamo stati per quasi tutta la nostra storia evolutiva prede in fuga da predatori più forti e cacciatori di animali più veloci di noi. Così abbiamo imparato a interpretare il comportamento degli altri esseri viventi in termini teleologici, ossia di intenzioni e progetti, per prevederli e sopravvivere». Pievani parla dell’interpretazione del comportamento degli altri esseri viventi ma sembra estendere il discorso anche in generale, cioè alla teleologia nell’evoluzione della natura, al guardare l’uomo come essere creato per uno scopo superiore, al dare un senso ultimo alla nostra vita. Ci comporteremmo così per motivi di selezione naturale, per motivi di sopravvivenza. Lo aveva già fatto Marx quando liquidava la religione definendola “oppio dei popoli”.

Ma non è anche questa psicologia evoluzionista? Questa riflessione di Pievani non è a sua volta una “narrazione affascinante” ma priva di fondamenta? Anche perché, la direzionalità e la teleologia dell’evoluzione sono considerate da numerosi scienziati non tanto un’interpretazione, ma addirittura un’evidenza. Ad esempio il più importante antropologo statunitense degli ultimi anni, George Gaylord Simpson ha affermato che «la storia della vita è decisamente non casuale» ed è evidente la «direzione nel mutamento nella morfologia» dei viventi, da cui viene la conferma dell’esistenza di «forze direzionali» nell’evoluzione (G.G. Simpson, “L’evoluzione. Una visione del mondo”, Sansoni 1972, p.154). Il celebre Theodosius Dobzhansky, teorizzatore della sintesi moderna, sempre si dimostrò aperto ad un “evoluzionismo teistico”, riconoscendo che «l’evoluzione dell’Universo è direzionale, se non necessariamente diretta» (T. Dobzhansky, “Teilhard de Chardin and the Orientation of Evolution”, “Zygon” 1976, p. 242-258).

Come ha spiegato il celebre antropologo italiano Fiorenzo Facchini, la teleologia e la direzionalità dell’evoluzione non sono un’illusione. Anzi, «l’idea di un disegno superiore, che emerge dalla razionalità della natura ed è da ricollegare al rapporto con una mente ordinatrice, con il Creatore, è certamente sostenibile, e la fede cristiana l’insegna, ma si colloca su un piano filosofico e più ancora su un piano teologico [...]. Ma è ragionevole pensare che Dio si sia servito e si serva nei suoi disegni delle cause seconde, dei fattori della natura» (F. Facchini, “Complessità, evoluzione, uomo”, Jaca Book 2011, p.13). Insomma, la nostra risposta a Telmo Pievani è che il sostegno di un “progetto” è ambito della ragione, non dell’illusione. Al contrario delle spiegazioni della psicologia evolutiva, criticata giustamente anche da lui stesso.

Alla fine della sua intervista il filosofo della scienza ha, inoltre, correttamente spiegato come l’uomo non sia affatto determinato dall’istinto, al contrario degli animali. Secondo lui possediamo piuttosto un “precursore naturale”, e «questo precursore non è un tiranno come l’istinto. Può farci preferire alcune spiegazioni, come l’idea intuitiva che il Sole si muova nel cielo. Ma, se ne ascoltiamo altre più convincenti, come la teoria copernicana, possiamo cambiare idea». L’uomo è libero, cioè, e né lui né i suoi comportamenti possono essere spiegati tramite il riduzionismo e il materialismo ottocentesco.

La redazione

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