PSICOLOGIA. BULLISMO E CONSEGUENZE NELLA VITA ADULTA
Che le brutte esperienze vissute da piccoli possano rivelarsi traumatiche è risaputo ed è da sempre oggetto di studio da parte di tanti psicologi, provenienti dalle scuole più diverse.
E con la diffusione sempre più veloce di problematiche legate al mondo dell'adolescenza (ma anche prima di questa età), aumentano anche gli studi su tali "fenomeni" più recenti, quali il bullismo.
Quali effetti allora potrebbe avere questa forma di violenza nel corso degli anni, in età adulta, su chi ne è stato vittima ma anche su chi ne è stato "l'artefice"?
Un gruppo di ricercatori (dell'università di Warwick e la Duke University) ha condotto uno studio-ricerca su un campione di ben 1420 studenti, proprio per rispondere a questa domanda e capire come fossero gestite le successive relazioni sociali negli anni successivi alla scuola, da parte di chi ha subito atti di bullismo.
Ebbene, è emerso come questa categoria di persone manifestasse non pochi rischi di andare incontro a malattie fisiche rilevanti, disturbi psichiatrici, relazioni sociali difficili ed instabili, dipendenza dal fumo.
I numeri parlano chiaro: il bullismo riguarda una percentuale di ragazzi in età scolare che oscilla tra il 5% e l'11%.
I bambini che sono eccessivamente riservati, fisicamente deboli o inclini a mostrare reazioni emotivamente "forti" (scappare, restare sconvolti), che hanno scarsa capacità di socializzazione, che stanno sempre da soli, hanno più probabilità di venire presi di mira da ragazzi prepotenti.
Come dicevo, la fascia d'età dei ragazzi coinvolti nella ricerca andava da 9 ai 16 anni, per poi seguirli fino all'età adulta, cioè tra i 24 e i 26 anni, senza distinzione di livello sociale.
Ovviamente, nel campione sono stati individuati e distinti i ragazzi bulli e quelli vittime dei bulli.
Nel corso degli anni, quindi, sono stati raccolti man mano informazioni sulle condizioni fisiche e psicologiche dei soggetti ed è emerso che le vittime manifestavano un rischio sei volte maggiore di incorrere in problemi di salute importanti, quali il cancro, l'asma, il diabete...; non solo, ma anche problemi di tipo psichico, come ansia e depressione; a questo si aggiungono i problemi legati a forme di dipendenza (come il tabagismo), legati al lavoro e alla perdita di esso, e le già citate problematiche relative al modo di instaurare rapporti sociali.
Anche i "carnefici" non erano esenti da problematiche dissimili, ma per lo più esse concernevano principalmente la sfera sociale, ma non quella relativa alla salute psico-fisica.
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Questi studi devono far riflettere su quanto il problema della violenza a scuola non debba mai essere presa alla leggera, come se si trattasse di "cose da ragazzi"; essa può avere le sue conseguenze non solo sul presente, ma anche sul futuro dei ragazzi, non è una sorta di "rito di passaggio" innocuo e di scarsa importanza, piuttosto esso getta una lunga ombra sulla vita delle persone colpite, ragion per cui gli interventi durante l'infanzia devono prefiggersi lo scopo di ridurre i problemi di salute a lungo termine (cosa che avrebbe le sue conseguenze a livello dei relativi costi sociali).
Qui c'è un estratto dell'articolo in inglese.
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