Psicologi, affari in nome del bambino

29 ottobre 2013POLITICA

 

Parcelle da capogiro, flussi di denaro nel nome del bambino, un comitato d’affari chiuso ad ogni esame critico, forte dell’incontestabile prestigio della scienza psicologica, che consente più difese che non altre scienze più vicine all’esattezza, ma espugnabili quando il dato risulta errato. I chiamati al compito di consulente psicologo sono quasi sempre gli stessi e le perizie sono il frutto di compiacenti e opachi gentlemen’s agreement in danno delle vittime (donne e bambini) oggetto delle perizie. In nome del bene del bambino vengono perpetrati veri e propri delitti in ambiente cosiddetto protetto, che solo in pochi casi hanno visto trionfare le incursioni degli inquirenti.

Uno, pochi, fuori gli altri è il principio dell’oligopolio degli incarichi che vengono conferiti da parte pubblica e da parte privata. Non tutto risplende nel grembo della psicologia. Le corrotte cittadelle del sapere trovano ingresso anche nei luoghi dove, per la stessa natura della scienza psicologica, i medici del disagio non dovrebbero imitare i mercanti di sensazioni che operano nell’informazione, segmento sociale di percezione più vicino alle discipline psicologiche che utilizzano primariamente lo strumento della parola. La fiducia delle vittime (donne e bambini) viene travolta dal tradimento dell’agire dell’operatore psicologico, più incline al successo personale e al richiamo della tasca. Nessuna falsa dichiarazione di intenti (per il bene del bambino) può assolvere il male dentro che aggrava le vittime dall’incontro con lo psicologo di turno, frustrando comprensibili aspettative provenienti da colui che è venuto per lenire la sofferenza e vincere il disagio e l’angoscia.

Un tradimento grave, perché la traballante imparzialità dei magistrati viene ingannata dalla convinzione che le consulenze psicologiche poggiano sulle basi scientifiche della psicologia, verso la quale la fiducia è massima. Purtroppo, la realtà ci consegna sempre più perizie tecniche frutto di corrotte cittadelle del sapere e anche prodotti di esperti di scarsa capacità. Un’area di lavoro per gli psicologi che accentua il dilemma deontologico. L’area di pratica più esposta al rischio deontologico, ovvero a rischio di comportamenti negligenti e scorretti. Almeno il 50% delle segnalazioni per presunte irregolarità deontologiche riguarda attività compiute nell’ambito della psicologia forense.

L’ambito di azione psicologica nei procedimenti che coinvolgono il minore rappresenta la zona più insidiosa della psicologia forense. Vi è carenza di elementi etici e deontologici propri della professione, una perniciosa inadeguatezza al ruolo peritale. I danni subiti delle vittime (donne e bambini) hanno assunto una dimensione così alta che il grado di sopportazione ha determinato una protesta generalizzata in tutto il Paese, coinvolgendo la parte sana del mondo della psicologia, che sta minando il potere degli oligopolisti in difficoltà a fare fronte a fondate contestazioni e critiche ai loro superficiali pareri, alle loro imprudenti proposte di soluzione dei casi.

Così è dato assistere al patetico spettacolo offerto dagli onnipotenti maestri, dotati di prestigio, controllori del flusso dei fondi assegnati alle loro associazioni e onlus e strenui difensori degli alti prezzi delle prestazioni psicologiche, nel supremo interesse del bambino. I potenti dominatori del circuito degli affari del mercato delle consulenze, mimetizzati dietro il brand accattivante dell’associazione o della onlus, circondati da una piccola folla di interessati adulatori, vedono svanire le loro posizioni predominanti.

Verbosi oratori in cattiva fede, che redigono le relazioni peritali secondo il metodo del copia e incolla, in modo che le generiche analisi e diagnosi psicologiche possano andare bene per ogni soggetto, forti di quelle verità lapalissiane, come quella che tutti avremmo bisogno di un supporto psicologico, compresi gli stessi psicologi.

Una delegittimazione grave dell’importanza della scienza psicologica e delle sue incalcolabili possibilità operative, che possono essere benefiche per il disvelamento di verità non conoscibili con il solo ragionamento logico e benefiche principalmente per le vittime (donne e bambini) di soprusi e prevaricazioni. I monopolisti e i loro adepti del mercato della psicologia forense hanno abdicato alla propria autorevolezza, conquistata forse all’origine con studio e abnegazione, e alla rigorosa applicazione di quell’indubitabile insieme di conoscenze scientifiche che hanno fatto grande la psicologia.

È di tutta evidenza che una buona parte delle concrete perizie effettuate e le relative relazioni peritali depositate agli atti delle cause e dei processi denunciano tutta la loro pochezza e la loro superficialità, prive anche degli obblighi della logica e hanno il solo pregio di ingannare la decisione dei magistrati. La breve storia della scienza psicologica italiana documenta una fase inaugurale nella quale qualunque tipo di pedantesco discorso inarticolato trovava ascolto nella convinzione che l’ascendenza e la repentina diffusione del verbo della psicologia riusciva a conquistare spazi sempre maggiori nel sentire delle genti.

L’approdo, spesso, ha deviato verso un conformismo avido di un certo riscontro economico (non si parla di missione) e parallelamente è sorta la necessità di aprire un’epoca più rigorosa ed epistemologicamente orientata della scienza psicologica.

Sfortunatamente la selezione dei migliori la fa il mercato, quello pubblico e privato delle professioni. Un processo di selezione di nomine, carriere, promozioni penalizzato da un gioco dominato dalle conoscenze, raccomandazioni, dalle collusioni con il mondo partitico, dall’intrigo e dai reciproci ricatti tra gruppi e scuole di pensiero avverse. L’abolizione di rigorosi criteri per valutare il sapere ha permesso ad alcuni di prendere un impiego universitario attraverso l’impeccabile subordinazione al “barone” di turno o da forti agganci con il partito di riferimento, specialmente nelle prime fasi della nascita della facoltà di psicologia in Italia.

La psicologia è scienza che più facilmente della fisica si presta a tradurre delle banalità, che in bocca ad una massaia farebbero sorridere, in enunciazioni scientifiche, abilmente manipolate da “artisti” desiderosi di successo e guadagno, capaci di acquisire deferenza e rispetto proprio per la loro posizione dominante.

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