Procreazione assistita: relazione madre-bambino al centro di uno …

27/06/2014

Si tratta di una ricerca effettuata presso la la S.O.C. Patologia Neonatale (Terapia Intensiva Neonatale e Nido) dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine, diretta dal dott. Luigi Cattarossi, in collaborazione con l’Università di Trieste – Dipartimento di Scienze della Vita, che si occupa di ricerche nel campo della Psicologia Clinica e dello Sviluppo.

Il progetto, finanziato da un contributo di 15.000 euro erogati da parte della Fondazione CRUP, è iniziato nell’agosto 2007 e si è recentemente concluso con una relazione della Prof.ssa Maria Tallandini Responsabile del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Trieste.  Alla ricerca hanno collaborato il prof. Franco Macagno, la dott.ssa Ambra Cantone, la dott.ssa Alice Poles, il dott. Fabio Bruno, la dott.ssa Valentina Morsan e la laureanda Silvia Carraio.

Questo studio si proponeva di indagare le possibili conseguenze nel caso di nascita pretermine dopo fecondazione assistita, considerando il vissuto emotivo materno e la qualità dell’interazione madre bambino. Infatti, intraprendere una procedura di questo genere è un’esperienza difficile soprattutto per la donna, la quale deve necessariamente sottoporsi a terapie ormonali, propedeutiche alla procedura di fecondazione vera e propria, che richiedono un impegno mentale e fisico notevole.

Sono stati quindi studiati i comportamenti di madre e figlio nei primi tre mesi di vita: hanno partecipato madri di figli nati con il metodo della procreazione medicalmente assistita e madri di figli nati prematuri reclutate presso il reparto di Patologia Neonatale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Udine.

Diverse le variabili esaminate per il neonato: dal peso alle complicazioni neonatali, dal fattore di rischio medico al sesso mentre per la madre sono stati valutati l’età, il livello di istruzione, l’occupazione, la presenza di figli precedenti. Sono state effettuate due rilevazioni a distanza di tre mesi mediante la compilazione di questionari oltre all’uso di videoregistrazioni di episodi di allattamento del bambino. La ricerca ha dimostrato che i livelli di ansia, depressione e stress genitoriale delle madri di figli nati con il metodo della PMA sono simili a quelli delle madri di figli nati prematuri.

Un altro obiettivo della ricerca era di esaminare le dinamiche interattive madre-bambino ai tre mesi di età, in allattamento: l’interazione appare qualitativamente migliore nelle madri PMA che dimostrano una migliore capacità comunicativa rispetto alle madri di figli nati prematuri. Questa differenza sembra dovuta a fattori motivazionali riconducibili al desiderio di avere un bambino e rinforzati dal difficile percorso da seguire per realizzarlo.


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