Pregiudizi errati sulle sedute psicologiche e psicoterapiche

Pregiudizi sulla psicoterapia

Oramai la psicologia e la psicoterapia sono sbarcate anche in tv con serial o format che mettono in scena possibili situazioni che si vivono all'interno di uno studio. I primi a pensarci sono stati gli americani con la serie In Treatment, tradotta anche in italiano, e quest'anno la stessa serie è stata girata interamente nella nostra lingua, usufruendo di attori importanti e famosi come Sergio Castellitto.
In questi serial si possono vedere, in maniera stereotipata, come si sviluppa un percorso di crescita personale con un terapeuta. Eppure nel nostro Paese l'argomento è ancora oggetto di pregiudizi e diffidenza. Perché?

Secondo le statistiche, solo il 4% degli italiani sceglie di farsi aiutare da uno psicologo e, chi si decide, lo fa quasi sempre solo dopo un trauma o un evento negativo: quando ormai ci si sta separando da un coniuge o quando l'ansia si è trasformata in panico e non si vogliono solo assumere farmaci. Ma a quel punto il percorso diventa molto più complesso e difficile.
Perché, oltre all'aspetto economico, si è così scettici a rivolgersi ad uno psicologo/psicoterapeuta?

Andare in terapia non significa essere malati
Il pregiudizio più comune e diffuso è proprio questo: si pensa che chi va in terapia sia malato.
Purtroppo questa visione dipende dal fatto che in Italia c'è ancora scarsa cultura in merito; sotto sotto si pensa che chi si rivolge ad uno psicoterapeuta sia uno squilibrato, una persona che ha bisogno di cure rispetto a chi invece è sano di mente.
Chi decide di cominciare un percorso di aiuto, invece, dimostra di aver fatto un lavoro importante su di sé: ha riconosciuto di avere un problema, ha compreso che non ne sono responsabili solo gli altri e ha deciso di lavorarci con un professionista. Tutti passaggi che dimostrano una consapevolezza e una volontà di crescere, cosa che molti altri non hanno.

Pregiudizi sulla psicoterapia
Andare in terapia significa soffrire?
Tante persone, erroneamente, pensano che andare in terapia sia una tortura; l'idea che si è diffusa è che per cambiare si debba piangere, disperarsi, vivere momenti terribili durante i colloqui. In realtà, mentre il dolore è un'esperienza inevitabile con cui tutti dobbiamo fare i conti, la sofferenza, in psicologia, è un sentimento che viene provocato dai nostri tentativi di evitare il dolore. La terapia serve proprio a riprendere il contatto con quel dolore originario, in modo da superare quella sofferenza quotidiana che proviamo per autoproteggerci. Oltre a questo le sedute possono essere anche momenti allegri, positivi e carichi di soddisfazione.

Pregiudizi sulla psicoterapia
Dura troppo tempo e non porta a cambiamenti
Questo è un pregiudizio in parte fondato: alcune psicoterapie possono durare anche molti anni, ma nel complesso, anche se non è mai possibile prestabilire la durata, nel giro di qualche mese si vedono i primi effetti positivi e poi nell'arco di un anno, anno e mezzo, si termina la terapia.
Ovviamente ogni situazione e persona è a sé, ma se dopo tre mesi, circa, non si vede nessun cambiamento, è bene parlarne con il proprio psicologo.

Costa moltissimo
Questa idea deriva dalla conoscenza della “vecchia” psicoanalisi, che prevedeva fino a tre sedute settimanali e si prolungava talvolta anche per un decennio. Oggi una terapia, oltre a essere piuttosto breve nella sua durata complessiva, prevede nella maggior parte dei casi una seduta alla settimana con costi abbastanza abbordabili, sui 60 €. Certo, in tempo di crisi è sempre un costo, ma se ci si vuole bene e si vogliono migliorare degli aspetti personali, è sufficiente rinunciare a qualcosa d'altro per quel momento, che magari non ci aiuterebbe a ritrovare la serenità.

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