Perché condividiamo sui social media? La psicologia risponde

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Senza condivisione non c’è rete, e in nessun ambiente come nei social media questo meccanismo è assolutamente vitale. Nonostante sia un gesto tanto importante per creare una comunità è impossibile caprine la logica senza considerare la psicologia dei singoli. Condividere è un atto quotidiano e naturale, ma quando questo avviene sui social media diventa l’origine di nuovi canali di informazione: gli sharecasters, ovvero noi con i contenuti che aiutiamo a diffondere. Come tanti piccoli editori anche nella condivisione possiamo rintracciare una linea editoriale definita però dalla nostra personalità e su questo tema il gruppo del The New York Time ha condotto un’interessante ricerca su 2500 questionari e interviste nelle città di New York, Chicago e San Francisco.

Lo studio definisce le leve primarie che precedono una condivisione e traccia alcuni profili tipo degli sharecasters. Moltissimi condividono sui social media principalmente per divertirsi con gli amici, ma anche per informarli di qualcosa che possa aiutarli. Un comportamento tipico soprattutto degli utenti più selettivi, per i quali un contenuto deve avere un valore immediato, e degli altruisti che però spesso non scelgono la condivisione pubblica: “ho inviato un paio di articoli su nutrizione e benessere a un’amica che aveva problemi di salute. Mi ha ringraziato con una mail, apprezzando il fatto che io abbia pensato a lei”.

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La seconda leva più importante è sicuramente la costruzione della propria identità, e i social media in questo sembrano amplificare i tratti che vogliamo siano determinanti in questo processo. C’è ad esempio chi vuole costruire una forte immagine professionale puntando la discussione su ciò che li appassiona, o li contraddistingue, e per farlo sceglie soprattutto LinkedIn. Sono profili estremamente consapevoli delle potenzialità – e probabilmente anche dei limiti – dei social media se ben il 78% del gruppo coinvolto considera la condivisione di informazioni online un’opportunità per rimanere collegati con persone con cui altrimenti avrebbero perso il contatto.

Come è facilmente immaginabile, la definizione del sé può può puntare anche su aspetti legati alle nostre idee e al modo di percepire la realtà. L’84% degli intervistati afferma di condividere per supportare una causa, per far prendere coscienza e spingere all’azione. Ma è interessante anche un dato finora poco considerato: per il 69% del campione la condivisione di informazioni provoca una sensazione di coinvolgimento che si realizza soprattutto nel numero di like e successive condivisioni. Una forma dunque di apprezzamento sulle posizioni assunte rispetto a temi magari al centro del dibattito. Ma anche per dimostrare di essere vicini a tutto ciò che è innovativo, popolare, creativo come gli hipsters, che secondo quanto sottolineato da questa ricerca non rappresentano solo uno stile ma un attitudine di apertura all’avanguardia.

E tu che sharecaster sei?

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