Perché ci sbagliamo: 5 tranelli della mente (secondo la scienza)

Ci penso su… Quante volte ve lo siete detto, ritenendo che usare le vostre abilità razionali nel mettere a fuoco una questione vi avrebbe aiutato a venirne a capo? Non che riflettere non sia utile, ma chi vi dice che la mente vi faccia prendere la strada giusta? Secondo psicologi e scienziati, la nostra mente si sbaglia spesso. E alcuni errori di valutazione sono così diffusi da poter essere facilmente scoperti. Eccone 5, che (forse) avete commesso anche voi.

 

1. L'effetto Ikea
Avete mai passato qualche ora di lavoro su un progetto fino a innamorarvi di ciò che avete fatto, senza badare ai difetti? Se è così, mettetevi in fila: siete solo l'ultima vittima dell'effetto Ikea. Il nome di questo curioso fenomeno psicologico deriva dai milioni di persone che mostrano amore verso i loro mobili auto-assemblati (come quelli di Ikea, appunto), più che per quelli belli e pronti. Daniel Mochon, professore di marketing alla Tulane University, che ha studiato il fenomeno con Michael Norton della Harvard Business School e Dan Ariely della Duke University, in una serie di esperimenti, ha dimostrato che attribuiamo maggior valore alle cose che facciamo con le nostre mani, perché ciò aumenta i nostri sentimenti di orgoglio e competenza, e ci permette di mostrarci tali anche agli occhi degli altri. Ma lo sbalzo di autostima ha un piccolo effetto collaterale: non ci permette di vedere i difetti del nostro lavoro.

 

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2. Le rime
Una mela al giorno… Se la mela è ritenuto il frutto più salutare che ci sia è anche merito del proverbio che ne decanta le qualità di prevenzione: secondo una ricerca del Lafayette College pubblicata da Psichology Today, siamo più inclini a considerare veritiere le frasi che fanno rima. Un fenomeno molto suggestivo: se è vero che i volontari trovassero altamente improbabile che il "successo economico rende le persone più sane" (financial success makes people healthier), è anche vero che pensavano fosse assolutamente plausibile che "la ricchezza fa salute" (wealth makes health). Secondo i ricercatori, quando la rima è orecchiabile siamo più propensi ad accettarla come verità. Il che spiegherebbe il successo di tante campagne pubblicitarie basate su slogan in rima o poeticamente orecchiabili: dalla merendina che "ti tenta tre volte tanto" a "l'analcolico biondo che fa impazzire il...".

 

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3. L'effetto esca
Mettiamo di dover scegliere tra due ristoranti. Nel primo si mangia bene, ma è lontano. L'altro è vicino, ma il cibo è meno buono. È una scelta difficile, fino a quando si aggiunge una terza opzione: un ristorante con cibo pessimo a una distanza intermedia tra i due...

 

Strano ma vero: portare la scelta a tre opzioni cambia completamente il risultato. In un primo momento era solo questione di preoccuparsi di più della qualità del cibo o della distanza. Ora diventa questione di quale ristorante batte gli altri due, e la scelta più ovvia è il ristorante più vicino, che ha cibo migliore rispetto al ristorante centrale ed è più conveniente rispetto al ristorante lontano. Ecco perché la presenza di una terza opzione, secondo gli psicologi, ha un impatto decisivo sulle nostre scelte: utilizziamo il terzo incomodo inconsciamente per misurare gli altri due. In questo modo finiamo per prendere una decisione basata sulle opzioni piuttosto che su quello che abbiamo veramente a cuore. Ammettiamolo, senza la terza opzione, probabilmente avremmo guidato qualche chilometro in più per mangiare meglio… Oppure no?

 

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4. L'effetto Pelzman
Prende il nome da Sam Peltzman, il professore dell'Università di Chicago secondo cui troppi dispositivi e norme di sicurezza provocano più incidenti e lesioni a causa del senso di sicurezza che ci danno. Quando ci sentiamo protetti, siamo infatti più propensi a fare scelte rischiose. Ad esempio, i caschi potrebbero portarci - secondo Pletzman - a una guida più spericolata perché ci sentiamo sicuri quando li indossiamo.

 

Uno studio della George Washington University ha rivelato che giocatori di hockey hanno avuto un significativo incremento di penalità durante la partita dopo che era stato loro chiesto di indossare visiere. I ricercatori hanno scoperto che non solo i giocatori si sentivano più sicuri con indosso la visiera, e dunque commettevano più infrazioni, ma che aumentare il rischio era necessario perché sentissero la stessa adrenalina di quando giocavano senza visiera.

 

Quanto sia potente l'effetto Peltzman resta oggetto di discussione tra gli psicologi, perché è difficile da misurare. Mentre potrebbe non valere per il casco o la cintura di sicurezza, l'aumento dell'aggressività dei giocatori di hockey su ghiaccio lascia pensare che quando tutti indossano una protezione aggiuntiva, è più accettabile per gli altri essere aggressivi verso gli avversari.

 

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5. L'effetto Dunning-Kruger
Secondo lo psicologo David Dunning e il suo dottorando Justin Kruger della Cornell University, le persone più sono incompetenti in qualcosa meno se ne rendono conto, e ritengono di essere bravi a fare quella cosa e a giudicare chi la fa.

 

Si tratta di un tipo particolare di ignoranza, sostenuta da un'eccessiva fiducia in se stessi. Secondo Dunning tutti ne soffriamo in misura più o meno maggiore, perché siamo tutti ignoranti di qualcosa e l’abilità necessaria per riuscire in una attività è di fatto la stessa che serve a valutare i risultati. Ecco perché gli incompetenti non riescono a riconoscere la bravura degli altri. E alzi la mano chi non ha subito le loro critiche almeno una volta...




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