Per la terza edizione di Fare memoria. Tra volti e luoghi, David …

Forlì, 28/01/2014 (informazione.it - comunicati stampa)

«L’ultima, proprio l’ultima,
Così ricca, smagliante, splendidamente gialla.
Se le lacrime del sole potessero cantare contro una pietra bianca…
Quella, quella gialla
È portata lievemente in alto.
Se ne è andata, ne sono certo, perché voleva dare un bacio d’addio al mondo.
Per sette settimane ho vissuto qui,
Rinchiuso dentro questo ghetto
Ma qui ho trovato la mia gente.
Mi chiamano le margherite
E le candele che splendono sull’abete bianco nel cortile.
Solo che io non ho visto mai un’altra farfalla.
Quella farfalla era l’ultima.
Le farfalle non vivono qui, nel ghetto».

Pavel Friedmann
7/1/1921 – Auschwitz, 29/4/1944

Si alza il sipario sulla terza edizione di Fare memoria. Tra volti e luoghi. Ad aprire la Rassegna è atteso, martedì 28 gennaio, alle ore 20.45, nel Teatro comunale in via Verdi 55 a Erbusco (Bs), David Meghnagi – ideatore e direttore del Master internazionale di secondo livello in Didattica della Shoah presso l’Ateneo di Roma Tre dove insegna anche Psicologia Clinica, Psicologia dinamica, Psicologia della Religione e Pensiero Ebraico. Lo studioso terrà una lectio magistralis dal titolo: L’arte al servizio della vita: i disegni dei bambini di Terezin.
Il ghetto di Terezin durante la Seconda guerra mondiale fu il maggiore campo di concentramento nel territorio cecoslovacco. La funzione principale del Lager era quella di collettore per le operazioni di sterminio degli ebrei. Utilizzato propagandisticamente come il modello nazista di insediamento per ebrei – è tristemente nota la visita a Terezin che Adolf Eichmann accordò ai rappresentanti della Croce Rossa internazionale –, nella realtà era un campo di concentramento e transito per gli ebrei diretti ad Auschwitz e ad altri campi di sterminio. «Tra il 1941 e il 1945 – ha notato Anita Frankovà, Direttore del museo ebraico di Praga – vennero deportati a Theresienstadt più di 140.000 ebrei. Proprio a Terezin perirono circa 35.000 detenuti. Degli 87.000 prigionieri deportati a Est, dopo la guerra fecero ritorno solo 3.097 persone. Fra i prigionieri del ghetto di Terezin ci furono all'incirca 15.000 bambini, compresi i neonati. Erano in prevalenza bambini degli ebrei cechi, deportati a Terezin insieme ai genitori, in un flusso continuo di trasporti fin dagli inizi dell'esistenza del ghetto.La maggior parte di essi morì nelle camere a gas di Auschwitz. Dopo la guerra non ne ritornò nemmeno un centinaio». I bambini sopportarono il destino del campo di concentramento con gli altri prigionieri di Terezin, che cercarono di alleviarne la sofferenza e di contrastarne le innumerevoli privazioni dando vita a un collettivo infantile. Delle baracche vennero trasformate in vere e proprie «case dell’infanzia» ove i piccoli, grazie allo straordinario concorso di educatori e docenti, potevano frequentare quotidianamente lezioni e partecipare attivamente a numerose iniziative culturali: dalla recita al canto, dal teatro alla poesia. Per non dire dell’educazione figurativa: l’insegnante Friedl Dicker-Brandejsovà diede vita ad una classe di disegno: il risultato di queste attività furono oltre 4.000 disegni che l’artista nascose in due valigie prima di essere deportata ad Auschwitz. Questa collezione riuscì a scampare ai controlli nazisti e venne ritrovata al termine del conflitto mondiale. Molti di questi disegni ritraenti prati pieni di fiori e farfalle in volo, motivi di fiaba, ma anche momenti e scene della cruda realtà del campo sono conservati presso il Museo ebraico di Praga. I loro autori sono bambini dai 10 ai 14 anni. La stragrande maggioranza di queste creature innocenti morì, ma il lascito vergato su carta, siano poesie o disegni, pensieri o immagini continua a parlarci del loro dolore, del loro attaccamento alla vita e insieme della loro speranza. Questa sì, perduta per sempre.

CHI È DAVID MEGHNAGI

David Meghnagi è nato a Tripoli nel 1949. Nato da una famiglia ebraica in cui era fortemente coltivato l’amore per la musica e il canto liturgico, è ideatore e direttore del Master internazionale di secondo livello in Didattica della Shoah presso l’Università di Roma Tre, all’interno del quale dirige un progetto di catalogazione della musica concentrazionaria. Professore di Psicologia Clini­ca, Psicologia dinamica e Psicologia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre, è altresì docente di Psicologia della Religione e di Pensiero Ebraico al Master Inter­nazionale in Scienza della Religione presso la stesso Ateneo e Membro della Delegazione italiana presso la Task Force for International Cooperation on Holocaust Remembrance and Education.
È stato Vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e delegato per l’Italia pres­so la Conferenza dell’OSCE contro l’antisemitismo. È stato consulente del Centro di Cultura Ebraica di Roma. Membro del comitato scientifico di numerose riviste scientifiche e divulgative italiane e straniere, tra cui, «Lettera internazionale» (rivista di cultura europea pubblicata in numerose lingue), «Quadrangolo» (rivista di psicoanalisi e scienze sociali) e la rassegna mensile «Israel». Ha collaborato a diverse testate giornalistiche e riviste italiane e straniere. Negli anni settanta e ottanta è stato attivo nello sviluppo di una cultura del dialogo interreligioso e di una politica di pace nel Vicino Oriente. Ha avviato un progetto di valorizzazione della musica litur­gica del Mediterraneo. Tra le sue pubblicazioni: Il Kibbutz: aspetti socio-psicologici, Barulli, Roma 1974; La sinistra in Israele, Feltrinelli, Milano1980; Freud and Judaism, Karnac Books, London 1993; Tra Vienna e Gerusalemme. Interpretare Freud. Critica e teoria psicanalitica, Marsilio, Venezia 2003; Il padre e la legge. Freud e l’ebraismo, Marsilio, Venezia 2004; Ricomporre l’infranto. L’espe­rienza dei sopravvissuti alla Shoah, Marsilio, Venezia 2005; Primo Levi. Scrittura e testimonianza, LibriLi­beri, Firenze 2006; Le sfide di Israele. Lo Stato ponte tra Occidente e Oriente, Marsilio, Venezia 2010. Ha curato, inoltre, l’edizione italiana delle memorie di Marek Edelman, Memoria e storia dell’insurrezione del ghetto di Varsavia, Città Nuova, Roma 1985; con altri ha curato: La cultura sefardita, in tre volumi, Israel, Roma 1984; Antinomie dell’educazione, Armando, Roma 2004. È stato coautore di numerosi volumi tra cui: Il tempo del transfert, Guerini Associati, Milano 1989; Judentum Ohne Halacha, Ohne Zionismus, Judaica, Zurich 1986; L’oppio dei popoli. Quando la religione narcotizza la coscienze, Piemme, Milano 2009.

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