Parla da solo con un amico invisibile

Essendo un prodotto della sua fantasia non può che essere il migliore amico che si possa avere: certo, qualche volta anche lui fa il monello, ma non si sognerebbe mai di abbandonare il suo creatore per qualcun altro, di tradirlo o fare la spia. E’ un amico speciale, di cui ci si può fidare ciecamente, che arriva sempre nel momento del bisogno: quando il nostro bimbo è solo, prima di dormire, quando non gli va di finire il pranzo o di farsi il bagnetto.

L’amico immaginario è una creazione tipica dei bambini nell’età compresa tra i 2 e i 5 anni, ovvero solitamente nel periodo della scuola materna. Spesso noi genitori, quando scopriamo la sua “presenza”, restiamo turbati: vedere il nostro bambino che da un momento all’altro inizia a parlare da solo, pardon, con il suo amico invisibile, può suscitare inizialmente un po’ di preoccupazione, fino a prendere addirittura in considerazione l’idea di rivolgersi ad uno psicologo.

In verità questo comportamento è del tutto normale: i bambini piccoli hanno una fervida immaginazione e un amico immaginario è una creazione positiva che serve ad esorcizzare preoccupazioni, paure e tensioni di tutti i giorni o a supplire delle mancanze, anche se solo temporanee. Non a caso l’amico immaginario arriva sempre quando il piccolo è da solo, difficilmente il bambino “lo presenta” ai compagni di scuola o “lo coinvolge” in giochi e attività di gruppo. Le uniche persone a cui rivela la sua “esistenza” sono di solito mamma e papà, spetta dunque a noi genitori assumere un corretto atteggiamento nei confronti di questa “presenza”.

La psicologia infantile su questo argomento ha espresso pareri in maggioranza concordi: non bisogna demonizzare queste presenze, rimproverare il bambino e imporre brutalmente che il suo amico immaginario non esiste, ma neppure incoraggiare questa fantasia mettendosi magari a conversare amabilmente con il fantasma. L’atteggiamento da adottare è un atteggiamento sostanzialmente neutrale: non mostrandoci arrabbiati ma nemmeno compiaciuti di tale amicizia, possiamo ad esempio invitare il piccolo a salutare il suo amico perché è ora di mangiare, dedicarsi ai compiti o giocare insieme a noi.

Il bambino ha una vaga consapevolezza che il suo amico invisibile è in realtà un prodotto della sua immaginazione, una presenza molto personale, è dunque bene che noi genitori incoraggiamo questa presenza a rimanere esclusivamente tale, dandogli poco peso ed importanza. Con la socializzazione, stringendo nuove amicizie e crescendo, l’amico invisibile tenderà a svanire non solo dalla realtà, ma anche dalla mente del nostro bambino, in maniera naturale. Se ciò dovesse invece avvenire con difficoltà, cerchiamo allora di dialogare con il nostro bambino e capire se si sente solo, se ha problemi di socializzazione con gli altri bambini, se si sente trascurato o c’è qualcosa in particolare che lo turba. Dando forma e parola alle sue emozioni e preoccupazioni, il bambino impara pian piano a capire la differenza fra il concreto, il reale e l’immaginario, prende coscienza della sua fantasia e lascia svanire nel nulla il suo rassicurante fantasma, certo che potrà trovare nei suoi genitori, negli insegnanti e negli amichetti tutto il conforto e la compagnia di cui ha bisogno. 

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