Ordinati o disordinati?



Oppure il disordine è soltanto l’altra faccia della medaglia legata, quindi, ad aspetti maggiormente negativi come il non rispetto delle regole e delle convenzioni?

Un gruppo di ricercatori (Vohs, Redden, Rahinel, 2013) si è posto questa domanda, conducendo tre esperimenti volti a capire quali stati psicologici e quali comportamenti vengono attivati da un ambiente ordinato e quali da uno in confusione.

La ricerca ed i lavori passati sembrano essere d’accordo nel descrivere le persone che preferiscono l’ordine come persone che attribuiscono valore alle tradizioni, alle convenzioni e al conservazionismo (Dollinger, 2007).
Da un punto di vista antropologico sembra che l’ambiente fisico ordinato sia spesso legato alla moralità e alla correttezza, mentre il disordine si leghi maggiormente alla devianza e i taboo.
Analogamente alcuni studi dimostrano che un concetto simile, e in parte legato all’ordine, come quello della pulizia conduca a buoni comportamenti morali come la reciprocità (Liljenquist, Zhong Galisky, 2010).

Non c’è niente di buono nell’essere o nel preferire ambienti disordinati?

O magari ci sono conseguenze positive anche nell’avere una scrivania in confusione?

Gli studiosi sono partiti dall’ipotesi
che un ambiente ordinato, in linea con quanto viene riportato dai lavori precedenti, possa incoraggiare l’aderenza alle convenzioni sociali mentre un ambiente disordinato possa comunque favorire la ricerca di novità.

Nello specifico hanno deciso di valutare se una stanza in ordine potesse predirre comportamenti che in letteratura sono associati con le convenzioni come il mangiare sano (Roberts, et al. 2009) e l’essere generosi (Lilijenquist, et. Al, 2010).
In più hanno cercato di indagare se, invece, una stanza in disordine, potesse stimolare la creatività e la novità.

Nel primo esperimento 34 studenti sono stati assegnati casualmente ad una delle due condizioni previste, stanza ordinata o disordinata ricevendo un piccolo compenso per la partecipazione.
Le stanze in questione erano adiacenti e della stessa dimensione e configurazione in modo da tenere sotto controllo ogni altra variabile compresa l’esposizione alla luce e la grandezza degli spazi.
All’interno di questi ambienti ai soggetti è stato chiesto di compilare un questionario in modo da rendere omogeneo anche il tempo trascorso nell’ambiente. Successivamente i partecipanti venivano informati circa un iniziativa promossa dal Dipartimento in supporto a bambini in difficoltà. Pertanto è stato chiesto loro se e in che misura volessero prendere parte al contributo scrivendo su un pezzo di carta l’importo che avrebbero donato. Infine i ricercatori, nel momento di discutere con i soggetti quanto compilato nel questionario, invitavano gli stessi a prendere una mela od uno snack.

I risultati supportano quanto previsto.
I soggetti che avevano preso parte all’esperimento e avevano trascorto tempo nella stanza ordinata hanno donato circa il doppio rispetto agli altri prediligendo lo spuntino sano piuttosto che quello al cioccolato in misura maggiore rispetto a coloro che erano stati assegnati alla stanza disordinata.
Pertanto stare seduti in una stanza ordinata porta a comportamenti maggiormente desiderabili come mangiare cibi sani ed essere maggiormente generosi.

Nel secondo esperimento i ricercatori hanno cercato di valutare gli effetti potenzialmente positivi di una stanza in disodine.
Se il caos incoraggia il rompere le regole e le convezioni questo dovrebbe favorire la creatività, così analogalmente all’esperimento precedente 44 soggetti hanno preso parte ad una delle due condizioni in 2 stanze uguali in tutto eccetto che per il grado di disordine e il compito al quale sono stati sottoposti è stato quello di inventare 10 nuovi usi per una pallina da ping pong. 
Giudici indipendenti hanno valutato tali idee arrivando al risultato che supporta l’ipotesi iniziale, cioè coloro che hanno svolto il compito nella stanza disordinata sono risultati maggiormente creativi sia in qualità che in quantità di idee.

Infine l’ultimo esperimento è stato condotto in modo da verificare se un ambiente disordinato o ordinato tendesse a portare a scelte “nuove” piuttosto che “classiche”.
Anche l’ultimo esperimento conferma quanto previsto.
I soggetti assegnati alla condizione di disordine tendevano a prediligere l’etichetta “nuovo” al contrario del gruppo assegnato alla stanza ordinata che tendeva ad effettuare scelte più conservative.

In conclusione gli esperimenti condotti dagli studiosi supportano un corpo di dati già presenti in letteratura sugli ambienti ordinati che stimolano qualità altrustische, comportamenti convenzionali nel rispetto delle norme e delle tradizioni, aggiungendo però anche un punto in più per coloro che preferiscono ambienti disordinati e scrivanie piene di fogli; ciò non significa essere necessariamente devianti o avere comportamenti fuori dalle regole, ma potrebbe essere uno stimolo per cercare di vedere oltre, incoraggiando il pensiero creativo e l’insight.

D’altronde come disse il genio, e sicuramente creativo, Einsten:
«Se una scrivania in disordine è segno di una mente disordinata, di cosa sarà segno allora una scrivania vuota?»

da stateofmind.it

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