Nonni e nipoti: due generazioni a confronto… anzi tre

In un tempo, neppure troppo lontano, ci si confrontava con anziani signori dal volto segnato dal trascorrere degli anni. Chiome canute e mantelline sulle spalle caratterizzavano le nonne di un tempo e baffi bianchi e coppola al capo rappresentavano i nonni. "Aver fatto la guerra" era garanzia (assoluta!) di saggezza e "ai nostri tempi" era l'affascinante introduzione agli infiniti aneddoti dei sapienti antenati, capaci di catturare con abilità, più contenutistica che formale, l'attenzione dei curiosi nipotini. Tutto questo, nell'immaginario collettivo, identifica(va) i nonni di qualche anno fa. Pittoreschi signori che non usavano ancora lo smartphone, gli stessi che faticavano a tenere la cornetta del telefono in maniera corretta, in un periodo - a un passo dai giorni nostri - nel quale i telefoni avevano ancora un filo e, basterebbe fare un ulteriore piccolo balzo indietro con la memoria, per rammentare quei simpatici vecchietti alle prese con apparecchi telefonici con il selettore a disco (la ruota con i numeri) e l'annesso rumore. Erano nonni pensionati quelli di un tempo, avevano il tempo di "guardare" i bambini, erano nonni meno attratti dal nuovo e più predisposti a raccontare il passato, nella piena consapevolezza che da quello non si potesse prescindere.

I nonni di oggi sono, spesso, più giovani e poco vicini allo stereotipo dei "nonnetti" di qualche anno addietro, meno "imbiancati" dal tempo, più attivi e dinamici e pieni di interessi. Talvolta, sono ancora presi da impegni professionali. Impegnati in una società, quella attuale, in continua evoluzione e che obbliga ad essere giovani per un tempo più lungo, ad essere socialmente produttivi per un tempo più lungo. I nonni odierni sono uomini e donne figli dell'era moderna, quella del boom economico e del benessere ma anche, da qualche anno, della crisi del Paese e della "pensione, chissà quando?". Nonni dinamici ma, pur sempre, nonni! E poi, in una fase storica nella quale molti valori sono diventati obsoleti e altri non si riesce neppure a ricordarli, il "nonno" sembra essere più che mai necessario. Dunque, passi il superamento della mantellina e l'aver appeso la coppola al chiodo, ma il simbolo della storia, del passato, delle radici non può e non deve essere archiviato. Allora, seppure i nonni presentino vesti più attuali e un sembiante più giovanile, i nuovi padri e le nuove madri - travolti dalla quotidianità e dalle esigenze ad essa correlate - dovrebbero ripartire da loro, dai nonni, indiscusso punto fermo della tradizione. Rievocano la tradizioni i nonni e hanno in loro la possibilità di trasmetterla ai più piccoli. Possono essere fonte di aneddoti anche maneggiando un iPad, anzi, il loro "svecchiamento" porta con sé il vantaggio di consentire linguaggi comuni ai propri nipoti, descrivendo, in tal modo, vecchi scenari e datate esperienze con forme attuali. Un nonno in jeans è sempre un nonno! Un nonno che deve riappropriarsi del suo ruolo e al quale va lasciata la possibilità di trattenerlo.

Quello dei nonni non è un compito strettamente educativo, ma sicuramente di complicità e supporto. Di complicità con i nipoti che, a contatto con loro, trovano la possibilità di sperimentare una libertà maggiore di quella concepibile con i genitori. Insomma, i nonni si candidano ad essere buoni compagni di giochi per i bambini e, fra le altre cose, si conosco bene i vantaggi che la libertà di espressione e il gioco garantiscono ai più piccoli. Al contempo, i più anziani rappresentano un supporto per i propri figli, presi nel difficile ruolo genitoriale e, sempre più, costretti a combattere fra i mille quotidiani impegni. Quello garantito dei nonni dev'essere un supporto e mai una sostituzione; una sorta di compito educativo, verso i propri nipotini, assolto in maniera indiretta, attraverso una buona qualità relazionale con i genitori che va conservata e sostenuta. In pratica, una figura cardine nel complesso intreccio delle relazioni e degli equilibri familiari. Il loro incarico si avvicina a quello di un'abile equilibrista. Giocano la propria parte in equilibrio fra il dentro e il fuori della famiglia nucleare; non dovrebbero restarne fuori, al fine di garantire il supporto necessario laddove richiesto, e neppure starci troppo dentro, invadendo il campo d'azione dei genitori.

La figura dei nonni permette ad essi di essere visti, specie agli occhi dei più giovani, nella "parte dei buoni". Il più delle volte sono figure che i giovani – specie in adolescenza - vivono come "quelli che concedono di più" rispetto ai genitori. Ad ogni modo, questo non deve coincidere con il fatto di mettersi in contrasto con i principi educativi assunti dai genitori. La figura dei nonni deve essere, appunto, a supporto di quella dei genitori, quindi, complementare e mai antitetica. Non bisogna proporre registri educativi alternativi (o più allettanti) a quelli della coppia genitoriale, bensì avvalorare e sostenere il lavoro svolto dai padri e dalle madri, attraverso l'utilizzo degli abili strumenti dettati dall'esperienza dei più grandi. In questo senso, sono anche delle figure significative agevolate, perché, "confidando" sull'ascendente che hanno sui nipoti, potrebbero sostenere, con fare più confidenziale, quanto proposto dai genitori che, spesso, è vissuto dai destinatari come imposizione. Allora, in questo senso, appare, anche, una funzione di facilitazione e traduzione. È indispensabile che, in tutti i casi, agli occhi dei nipoti, l'autorità genitoriale non venga svilita. A ciascuno il proprio ruolo, in un'ottica di complementarietà e mai di dicotomia. Al pari, risulta comunque innegabile che, in talune circostanze, alcuni nonni siano chiamati ad assolvere ad una vera e propria funzione genitoriale, sia questa materna o paterna; si parla di casi nei quali coesiste una latitanza e/o una leggerezza genitoriale tali da obbligare figure altre a porsi quale riferimento per i più piccoli. Ecco come, alcune volte, la figura dei nonni si presta a ricoprire (o a riparare) vuoti lasciati dai propri figli ai danni dei minori. Un esempio su tutti, il successo degli affidamenti intra-familiari - comportano l'accoglienza di un minore da parte di parenti entro il IV°grado - che, non richiedendo l'uscita del minore dalla sua famiglia di origine e grazie a tutti i vantaggi annessi a questo aspetto, non costringono i piccoli a subire uno sdradicamento dalla stessa. Si comprende, così, la potenziale portata riparativa di tale funzione.

Non si dimentichi ciò che i più grandi ricevono in cambio in termini di affetto e riconoscenza, in primis, ma anche in termini di "allenamento". Ebbene sì, stare al passo con le giovani leve invoglia e stimola ad un continuo aggiornamento e obbliga la mente a stare sempre in allerta. Insomma, i giovani possono donare "giovinezza".

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