Neuroeconomia: mappe d’interdisciplinarità

La neuroeconomia è un settore di ricerca spiccatamente interdisciplinare che trae ispirazione dalla psicologia, dalle neuroscienze e dalle scienze sociali; in realtà, da specifiche sottodiscipline all’interno di queste macroaree. Rispettivamente, dalla psicologia del ragionamento, giudizio e decisione; dalle neuroscienze cognitive e neuroscienze sociali; dalla teoria della decisione, microeconomia, ed economia cognitiva. Questa rete di connessioni intellettuali è catturata con straordinaria efficacia da questa mappa (su Nature Reviews of Neuroscience del 4 ottobre):


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La mappa è ottenuta attraverso particolare applicazione della “scientometria”. Si tratta un’analisi quantitativa di campioni di citazioni che occorrono in riviste scientifiche, opportunamente categorizzate per discipline e sottodiscipline. Per esempio, la forza delle relazioni tra uno o più nodi in figura si ricava dai riferimenti bibliografici condivisi tra articoli di diverse discipline. Come si può constatare neuroimaging e neuroscienze sono vicine (stretto legame), ma anche scienze cognitive, psicologia e scienze sociali.
Se invece si osserva dentro un singolo noto, si può per esempio ricavare il numero di articoli di neuroeconomia pubblicati dentro ciascuna altra disciplina.  Si può allora notare che la neuroeconomia si espande principalmente dentro le scienze cognitive, l’economia e le science del comportamento, ma ha una significativa presenza anche in psicologia e business manegement.


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Infine, attraverso un campione di interviste (via email) a ottocentoventi scienziati che sono stati coautori di ricerche in neuroeconomia, si è ottenuto questo social network:

 

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Ne emerge un aspetto di grande interesse: per fare neuroeconomia non ci voglio necessariamente neuroeconomisti di professione, ma scienziati con diversi background accademici disposti a collaborare. Non una sola testa, cioè, che con tutte le competenze, ma molte teste con diverse competenze che convergono sugli stessi problemi e le stesse sfide. Non serve necessariamente neppure una comunità interdisciplinare, ma semplicemente scienziati che intrattengano relazioni con scienziati diversi da loro.

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