Miracolo a Ciaculli: bene confiscato alla mafia diventa …

(Chiara Perlongo) Negli ultimi quindici anni la lotta alla mafia ha avuto la possibilità di avvalersi di un mezzo nuovo: l’utilizzo dei beni confiscati. Il 7 marzo 1996, infatti, è stata emanata la legge n. 109 con oggetto Disposizione in materia di gestione e destinazione di beni sequestrati o confiscati. Secondo questa legge i beni confiscati diventano “patrimonio dello Stato per finalità di giustizia, di ordine pubblico, e di protezione civile” (art.8), oppure possono essere “assegnati in concessione a titolo gratuito a comunità, enti o organizzazioni di volontariato; cooperative sociali; comunità terapeutiche o centri di recupero e cura dei tossicodipendenti” (art.3). Compare, quindi, un nuovo focus operativo, quello di una gestione non soltanto burocratica ma diretta a trasformare in bene relazionale e sociale ciò che nasce come frutto del male.

Tra le esperienze attivate in questo senso, una in particolare appare significativa in quanto cerca di coniugare gli aspetti sociali ed economici con quelli scientifici e psicologici nel tentativo di agire sull’elemento territoriale per vie “relazionali”. Si tratta del progetto MandarInArte avviato nel gennaio 2011, realizzato dall’Associazione Acunamatata in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Palermo, il Centro Internazionale delle Culture Ubuntu e l’Associazione Culturale Baubò, e finanziato dalla Fondazione con il Sud. Il progetto prevede la trasformazione di un bene confiscato alla mafia nella frazione di Ciaculli in un centro riqualificato, autonomo e auto sostenibile che realizza la sua nuova identità per mezzo di tre attività laboratoriali, promotrici di uno scambio multiculturale nell’ambito di un servizio comunitario: il programma “Mandarino”, il programma “Teatro-forum” e il programma “Ars in movimento”.

La ricerca psicologica e sociale che accompagna questo intervento mira a farlo diventare un’esperienza pilota che presti attenzione agli aspetti psico-socio-relazionali emergenti nell’ambito di una cultura mafiosa. Se l’obiettivo è far diventare questi luoghi delle realtà produttive in modo da favorire la creazione di una cultura antimafia, la strada per raggiungerlo sembra essere quella di una elaborazione consapevole per mezzo di un percorso psicologico non solo dei contenuti relativi a quello che è stato definito il “sentire mafioso”, ma anche di ciò che la mente crea ed esperisce nel rapportarsi a una simile realtà. Per far ciò, il professore Girolamo Lo Verso – ordinario di Psicoterapia presso l’Ateneo palermitano – che da anni si occupa del rapporto tra mafia e psiche insieme con alcuni docenti e collaboratori dell’Università di Palermo, ha concepito dei gruppi di formazione e di condivisione. L’idea di base è, infatti, ritenere che lavorare per la promozione della cultura antimafia in un contesto mafioso, possa attivare una serie di dinamiche psicosociali che questi gruppi hanno il compito di far gestire ed elaborare.

MandarInArte è il primo caso in Sicilia di recupero di un bene confiscato alla mafia che, in questo modo, assume una funzione non soltanto strutturale-architettonica nel dare forma a un edificio informe attraverso una nuova gestione degli spazi interni ed esterni, ma anche una funzione simbolica nella lotta alla mafia. L’entusiasmo di coloro che vi operano da più di un anno, pone le basi per quello che, ci si augura, possa rappresentare il punto di partenza per una reazione a catena che avvii un circolo virtuoso sulla cultura antimafia.

A fine aprile gli organizzatori hanno previsto una conferenza stampa per la presentazione del progetto; l’evento sarà aperto al pubblico e comprenderà spettacoli relativi ai tre programmi, Mandarino, Teatro-forum e Ars in movimento.

http://www.mandarinarte.org/

 

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