"Mind Juggler", un viaggio magico alla scoperta dei poteri della mente

Nel suo viaggio nel mondo della mente attraverso la magia e il gioco, Tesei vuole spiegarci che "non tutto quello che vediamo è frutto della realtà, ma forse di una nostra illusione". "Vuole darci due schiaffetti" per farci aprire gli occhi, perché "tutti siamo capaci di fare i miracoli". Nella nostra chiacchierata, abbiamo parlato anche di Schettino, che ha conosciuto personalmente, e di chi tra i politici è il più bugiardo. Ma prima capiamo cos'è il mentalismo

"E' una forma di spettacolo che esplora le magie della mente - ci dice -. E’ nata dall’illusionismo e si è andata trasformando acquisendo tecniche da altre discipline. Nell’arco del tempo ha prima attinto dal mondo del paranormale ora dalla psicologia e dalla comunicazione. Il mentalismo che io pratico, detto contemporaneo, è contaminato dai miei interessi e si è completamente liberato della sfera del paranormale, che a me non è mai piaciuta".

Quando e come ti sei avvicinato a questa "forma d’arte"?
L’ispirazione è scaturita leggendo Derren Brown, il padre del mentalismo contemporaneo, colui che si è completamente distaccato dalla sfera del paranormale appunto. Dieci anni fa lavoravo come illusionista, quando ho scoperto Brown è scattata la scintilla, mi son detto sarebbe bello portare in Italia uno spettacolo sulle suggestioni della comunicazione e della psicologia. Creare una sorta di metateatro dell’illusione. Usare queste tecniche per spiegarle. Così ho iniziato a studiare Programmazione neuro-linguistica, una specie di analisi del linguaggio, sono diventato master e poi ho studiato ipnosi conversazionale a Torino. Per i mie spettacoli attingo anche ad altre forme della comunicazione come quella letteraria o cinematografica di Jodorowsky, di lui adoro la sua poetica dell’inconscio.

Un assaggio dello spettacolo…
I miei sono spettacoli interattivi, chiamo le persone dal pubblico per giocare insieme toccando i temi più classici, come quello della “lettura del pensiero”, che attenzione non c’entra nulla col paranormale. Io intuisco quali schemi mentali ci governano, prevedo i pensieri dello spettatore, metto in una data situazione le persone. Dall’inizio alla chiusura lo spettacolo evolve complicandosi. Inizio da giochi semplici per arrivare a quelli più complicati, giungo in profondità. Di solito uno dei primi “esercizi” e quello delle tre palline: rossa, gialla e blu. Che di volta in volta lo spettatore dovrà scegliere a mente. Una volta indovinato il colore della pallina scelta, spiego come ho fatto; i chiarimenti si complicano e diventano blandi man mano che gli esercizi si fanno più difficili, per lasciare una giusta dose di mistero.

Come in ogni situazione però ci sono delle variabili negative indipendenti, ti è mai capitato di sbagliare?
Fa parte del gioco, quando non indovino cambio idea, passo a un altro mondo; piano, piano giocando con le reazioni di chi mi trovo di fronte. E' un continuo rapporto dialettico di segni, che do e ricevo. Questa è poi l’essenza dello spettacolo, voglio provocare. Fare capire come arrivo a una determinata risposta, anche sbagliando. Perché il mio spettacolo non è fondato sulla scienza e ci tengo a ribadirlo. C'è chi chiama il mio "mentalismo scientifico", ma non sono affatto d’accordo, ci sono griglie del pensiero elastiche e ogni volta che cambia il concorrente, cambia la griglia, il risultato è uno show che segue una propria struttura sì (tecniche di psicologia e comunicazione), ma con persone che cambiano di continuo. A differenza del teatro quindi non è una ripetizione di atti, ma piuttosto una continua ricreazione. 

So che è già sold out, quanto abbiamo ancora bisogno, in un momento di continuo disincanto socio-politico, di magia?
La gente ha sempre più bisogno di meravigliarsi. Einstein diceva che l’uomo che non ha più la capacità di fermarsi  a osservare il mondo con meraviglia è un uomo con gli occhi chiusi. La meraviglia è la molla che ci permette di svegliarci. Al contrario dell’illusionismo che vuole farti chiudere gli occhi, nel mio spettacolo, tra comicità e “giochi d’artificio”, io voglio spiegarti, non voglio ipnotizzarti, tirarti due schiaffetti in faccia perché già sei ipnotizzato dal mondo in cui viviamo. Bisogna mettere sempre in dubbio tutte le cose che davamo per scontato. Io voglio che tu inizi a domandarti: sono libero? Voglio farti capire che in realtà no, siamo manipolati. Come in un fiume, i pesci credono di essere liberi di andare dove vogliono e invece sono trasportati dalle correnti, che sono la società stessa.

Quanto conta la sfera del gioco nel tuo spettacolo?
E' fondamentale perché non voglio mettere in imbarazzo il mio pubblico. Attraverso il gioco le resistenze cadono. E vedo che effettivamente è così... Quando per esempio lancio in platea il mio peluche Memo per scegliere il prossimo spettatore-giocatore, la gente si accalca per coglierlo. Su facebook, dopo lo spettacolo, invece mi contattano per saper che libri leggere per capire di più, così ora ho un sito con tutta la bibliografia sul tema (www.mindjuggling.com). Con il mio spettacolo la gente si sveglia e si rende conto che abbiamo delle risorse interiori mai usate, Erikson diceva “voi siete moto più di ciò che pensate di essere”. Attenzione il mio non vuole essere uno spettacolo autocelebrativo, ma un mezzo per far capire che tutti noi possiamo compiere piccoli miracoli.

Riesci a percepire quando qualcuno racconta una menzogna?
Faccio un po’ il verso alla serie tv "Lie to me", ossia la verità scritta in faccia, che si basa su studi delle microespressioni del viso che sono indicatori di bugie. Nella prima parte dello spettacolo faccio anche un esercizio dove smaschero chi mente attraverso i segnali che manda, e quindi tradendosi.

Sforo dal tema del discorso, toglici una curiosità, qual è il politico più bugiardo in Italia o c’è l’imbarazzo della scelta?
(Scoppia la risata, ndr), ecco mi hai anticipato, ti avrei proprio risposto che c'è l'imbarazzo della scelta, purtroppo oramai è diventato il mestiere di chi mira solo ai propri interessi.

Di recente in un’intervista hai parlato di Schettino, in che termini?
Sarò diplomatico, io ho lavorato 15 anni come illusionista nelle navi Costa Crociera. Così l'ho conosciuto. Schettino all’epoca era ufficiale di sicurezza, poi divenne comandante in seconda. Era una persona umana, a differenza di tanti altri che rasentano il delirio di onnipotenza. Con lui si poteva parlare. Sono contrario ai giudizi. Mi piace citare un detto finlandese: in acque calme siamo tutti bravi comandanti.

Tornando al tuo spettacolo, quanto è fragile la soglia liminare tra realtà e illusione?
Innanzitutto nel mio spettacolo non c’è nulla di sovrannaturale. Se volessi potrei creare una setta, ma non è ciò che voglio. Il mio scopo è meravigliare attraverso piccoli sotterfugi psicologici e un pizzico di sano illusionismo. Mi piace pensare che lo spettatore dopo aver partecipato alla performance, abbia voglia di capire come funziona la nostra scatola magica. Penso al cinema, all’interno di quella scatola fruiamo un film entriamo in una specie di trans ipnotico, e appena usciamo pensiamo al significato che abbiamo percepito, ecco è quello che faccio io. Nello specifico uso illusione, comunicazione e psicologia come il pittore che proporziona quantità di colore per ottenere la tinta che gli piace, io mi muovo così variando sulla base di chi mi ritrovo davanti e sulla base dell’esercizio da fare.

Vuoi dirci che viviamo in un mondo "edulcorato"?
Sì. Io voglio fare capire che le nostre idee sono spesso frutto dell’illusione della manipolazione. Io so leggere nel pensiero perché conosco quegli schemi e quelle manipolazioni del linguaggio. Non ci troviamo in una realtà oggettiva, ma le nostre rappresentazioni sono filtrate dalla nostra mente e da come essa viene manipolata. Un dato oggetto può essere visto in una miriade di prospettive. Una analisi di ricercatori americani, che mi ha colpito, ha riportato che chi pensa di essere sfortunato non coglie le opportunità che la vita gli presenta, perdendole e quindi alimentando questo senso di inadeguatezza. Le mie rappresentazioni sono metafora di vita. Perché la soglia tra reale e illusione, tra viaggio mentale e realtà, è veramente sfocata.

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