Milano-Bicocca: creata macchina della verità innovativa

Ci sono specifiche aree del cervello che si attivano quando si dicono bugie. A rivelarlo è uno studio realizzato da Alice Proverbio, Maria Elide Vanutelli e Roberta Adorni del dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca.

Attraverso un approccio basato sull’elettrofisiologia cognitiva si è riusciti a identificare la reazione del cervello di una persona quando riconosce qualcosa di familiare o quando sta mentendo, perché viene prodotta una risposta bioelettrica inconfondibile che interessa la regione frontale e pre-frontale dell’emisfero sinistro, chiamata N400, che riflette il tentativo di sopprimere l’informazione riconosciuta come vera.

Lo studio è stato condotto su 25 studenti universitari che sono stati sottoposti ad una serie di domande, molte delle quali imbarazzanti. Per ogni risposta è stata impartita la specifica istruzione di mentire o dire la verità mentre venivano monitorati con l’ausilio speciali cuffie munite di rivelatori che registravano l’attività cerebrale.

Rispetto alla macchina della verità tradizionale che si basa sulla misurazione di aspetti fisiologici come sudorazione e battito cardiaco per individuare chi mente, quella innovativa registra l’attività elettromagnetica cerebrale, con un’affidabilità maggiore. Una tecnica simile, chiamata ‘’brain fingerprinting’’, è stata utilizzata negli Stati Uniti dallo studioso Lawrence Farwell in due processi per omicidio ed ha portato alla modificazione delle sentenze, aiutando a individuare il vero colpevole nel primo caso e a scagionare il presunto nel secondo.

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