Mi tagli lo stipendio? Ecco perché ci sto male


Perché una riduzione dello stipendio di 50 euro ci fa più dispiacere di quanto piacere ci faccia un aumento di 50 euro?  Perché le nostre pulsioni sono simili a quelle degli animali: il gatto è molto più infastidito se gli viene tolta la scodella di cibo sotto il naso, di quanto sia gratificato dall’ottenimento di quella stessa scodella. Negli esseri umani, per le questioni che hanno a che fare con il denaro, questo effetto di “avversione alle perdite” è stato spiegato e persino quantificato nell’ambito di una importante teoria che vede, tra i suoi autori, lo psicologo premio Nobel Daniel Kahneman.


Nella media, una perdita di denaro “pesa” circa 2,5 volte un equivalente guadagno. I 50 euro persi nella domanda iniziale, valgono circa 125. Dovremmo riceverne 125 per provare una soddisfazione che compensi pienamente quella perdita! Pensateci un attimo: la sospensione dell’ICI sulla prima casa di qualche anno fa (un guadagno), ci ha reso altrettanto felici di quanto adesso ci renda tristi la reintroduzione dell’IMU (una perdita)? Insomma, la perdita di qualcosa precedentemente posseduto è “sentita” molto più di quanto sia “sentito” il guadagno di quella stessa cosa
 
Quando il cervello ricorda cose mai successe
È possibile "ricordarsi" di qualche evento che, in realtà, non ci è mai accaduto? Gli studi di molti psicologi hanno dimostrato che non solo è possibile, ma è facile e frequente. Il confine che divide i ricordi di ciò che abbiamo vissuto, da quelli di ciò che abbiamo semplicemente pensato, fantasticato, sognato, o che ci è stato raccontato, sono un po’ labili. Quei ricordi sono pur sempre depositati nelle stesse strutture di memoria, e il tempo può cancellare il distinguo tra i due. A quanti di noi è capitato di ricordare di aver costruito qualcosa, da bambini, e poi in realtà scoprire, parlando – da adulti – con nostro fratello, che l’aveva costruita lui (o che lui ricorda di averla costruita lui)? Gli studi hanno dimostrato che, con espe dienti abbastanza semplici, è piuttosto facile indurre “false memorie”. E lo è tanto di più in bambini, anziani, e individui facilmente suggestionabili. Non è difficile rendersi conto di come le false memorie, e soprattutto l’induzione di esse in possibili testimoni, costituisca un rischio molto importante per il corretto svolgersi di alcuni processi!
 
Non provi emozioni? Attento, potresti prendere la decisione sbagliata!
In che misura le emozioni contribuiscono alle nostre decisioni? Quand'è che ci portano ad "agire d'impulso"? Le emozioni ci consentono di valutare in maniera rapida ed efficace stimoli ed eventi, classificandoli in “buono” o “cattivo”, “piacevole” o “spiacevole”, “vantaggioso” o “svantaggioso”. Almeno in una prima fase questa valutazione è automatica, priva di ragionamento e al di fuori della consapevolezza della persona: non abbiamo bisogno di tanto ragionamento per balzare indietro, spalancare gli occhi e approntare una fuga, se qualcosa si muove in un prato. Basta l’attivazione di alcune aree sottocorticali del nostro cervello a “cogliere” il pericolo e a dar luogo alla paura e ad un’impulsiva reazione di fuga che generalmente la accompagna. Altre aree dello stesso cervello danno poi luogo ad altre valutazioni più complesse e sofisticate che, in alcuni casi, possono annullare la reazione emotiva immediata: se a muoversi era un bastoncino che abbiamo calpestato inavvertitamente, la paura scompare (magari sostituita da altre emozioni, come la sorpresa o la vergogna per una reazione inappropriata) e non scappiamo da nessuna parte. La valutazione su base emotiva “colora” gli eventi della nostra vita, i loro ricordi, i contenuti del nostro pensiero, tanto da costituire un importante “ingrediente” del processo che regola il come, il quando e il cosa delle nostre decisioni. Le persone, infatti, non decidono soltanto in base a quello che pensano, ma anche a quello che sentono: perdere la capacità di provare emozioni compromette fortemente la capacità di prendere decisioni adeguate ed efficaci (per esempio, possono dedicarsi a investimenti finanzari “a casaccio”, con effetti disastrosi per loro stessi e le loro famiglie).
 
“Il biglietto della lotteria lo scelgo io”
Ma sono anche altre le risposte che la psicologia generale cerca di dare. Perché leggendo le stesse notizie sul giornale alcune persone sviluppano una certa opinione, mentre altre sviluppano un'opinione completamente opposta? Perché a volte i ricordi si presentano fluidi e dettagliati appena li cerchiamo, mentre altre volte "abbiamo un vuoto di memoria"? Come fa la nostra testa a "capire" il significato di parole, frasi, messaggi, gesti e espressioni del volto? Perché nel brusio di una festa il nostro nome, se pronunciato, risalta immediatamente? Perché cercando qualcosa in un cassetto disordinato ci può capitare di guardare nel posto giusto più e più volte, prima di "riuscire a vederla"? Perché ci ostiniamo a scegliere noi il biglietto della lotteria, invece di farlo scegliere al tabaccaio, anche se sappiamo benissimo che questo non incrementerà le nostre possibilità di vincere? Per quali strani meccanismi ogni tanto le persone si "mettono il paraocchi",  e si convincono ciecamente di "aver ragione" anche quando hanno torto? Come si apprendono le reazioni di paura di fronte a cose, persone, o animali originariamente considerati innocui? Cosa distingue un lavoratore molto motivato, da uno che lo è poco? Perché alcuni messaggi pubblicitari sono più convincenti di altri? Come fanno alcune droghe e farmaci a modificare la qualità dei nostri processi mentali?  Come fanno gli occhi a vedere, le orecchie a sentire, il cervello a pensare?
 
In un libro le risposte
Lo studio della psicologia generale ci indica le risposte offerte dalla scienza per questo tipo di domande. Sono di rilievo per chiunque debba (o dovrebbe) occuparsi in modo serio e avveduto del comportamento dei suoi simili: manager d'azienda, consulenti finanziari, venditori, magistrati e agenti di pubblica sicurezza, operatori sociali, insegnanti, medici, politici, e chi più ne ha più ne metta. L’Editore Raffaello Cortina ha appena pubblicato un bel manuale ("Psicologia Generale", a cura di Paolo Cherubini, professore di Psicologia Generale all’università Bicocca, e con contributi di molti prestigiosi psicologi generalisti e neuroscienziati italiani). Il volume è molto aggiornato e approfondito, ma anche  accattivante e fruibile per i no n addetti ai lavori. Pur pensato come strumento didattico all'avanguardia per gli studenti universitari di psicologia, si rivela una stimolante lettura per chi psicologo non sia, e non desideri diventarlo: ma sia interessato - per diletto o professione - a capire le ragioni di quelle curiosità o bizzarrie che talvolta non possiamo fare a meno di notare nel comportamento quotidiano, nostro e dei nostri simili.


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