Metti KO il vittimismo facile

Con la consulenza della dott.ssa Floriana De Michele, psicologa e psicoterapeuta

Capita  a tutti di sentirsi giù di morale, insoddisfatti, rassegnati e  spesso incapaci di cogliere il lato positivo di persone e di  situazioni. Ci lamentiamo del lavoro che facciamo, del tenore di vita che conduciamo, del partner che ci sta affianco e  di quanto guadagniamo. Un po' per colpa della crisi, un po' per colpa del nostro abituale atteggiamento di guardare il bicchiere mezzo vuoto anziché mezzo pieno, ci sentiamo tutti degli eterni insoddisfatti. Uno stato che può durare qualche attimo ma anche lunghi periodi condizionando così le nostre azioni quotidiane, le nostre giornate, la nostra vita e quella di chi ci sta accanto. Ecco allora che un semplice malessere rischia di trasformarsi in un vero e proprio disturbo chiamato sindrome di Calimero. “La sindrome di Calimero – ci spiega la dott.ssa Floriana De Michele, psicologa e psicoterapeuta - è l’insieme dei comportamenti derivati dalla convinzione sbagliata di essere 'sfortunati', ovvero 'piccoli e neri', come Calimero, che in alcuni casi acquistano una valenza clinica, più o meno, patologica”.

Ma in che modo si manifesta  questo disturbo e  in che modo affrontarlo?  Scopriamolo insieme.

 

I campanelli d’allarme

  • Scarsa autostima: “Le sensazione di inadeguatezza, di inutilità e scarso valore – ci spiega la dott.ssa De Michele - sono le prime manifestazioni di una personalità con poca autostima che delineano il profilo di chi è affetto da questa sindrome. “Perché capitano tutte a me?”, “Ci vado di mezzo sempre io”, “alla fine è sempre colpa mia”: sono queste le frasi tipiche con cui si giustificano i propri fallimenti o i propri sbagli, non riconoscendo la responsabilità personale su quanto accade. Proclamarsi vittima sembra quindi la soluzione migliore quando non si è in grado di affrontare la vita o le relazioni con l’altro in modo paritario”.
  • Vittimismo: “Uno dei campanelli d’allarme di questo disturbo è la continua lamentosità , sempre più sproporzionata, che influenza negativamente la personalità del soggetto così come il senso di ingiustizia e di prevaricazione da parte del mondo esterno che deriva dall’atteggiamento di vittima in cui ci si identifica, adottandolo come comportamento consueto per affrontare la vita. Ciò comporta, come succedeva a Calimero, un vivere continui insuccessi di cui poi potersi lamentare, senza farsi mai un’autocritica e senza la possibilità di vedere le cose buone della propria vita”. 
  • Pessimismo: “Il soggetto - ci spiega la dott.ssa De Michele -  risulta essere nei confronti di se stesso molto negativo e pessimista; crede che 'come al solito' non riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi o che 'come al solito' qualcosa o qualcuno lo ostacolerà. Tali convinzioni creano un vero e proprio alibi per l’individuo, che pertanto perde la motivazione anche nelle semplici attività, e può cadere in uno stato di tristezza cronica. La sua negatività, infatti, influenza anche i rapporti con gli altri, con i quali spesso si lamenta delle sue disavventure, mostrandosi sfiduciato verso sé stesso e arrabbiato con il mondo intero, che cospira alle sue spalle. Se verso sé stesso tale atteggiamento serve per giustificare i suoi fallimenti, nei confronti degli altri diventa uno strumento per attirare l’attenzione e per conquistare la loro benevolenza. L’individuo Calimero, punta sul senso di colpa dell’altro che può, così, dominare, a volte anche per tutta una vita, come accade per es. in certi rapporti di coppia o in situazioni di lavorative”.

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