Memorie di un moscerino

All’università di Oxford, Gero MIesemboeck, congiuntamente al suo gruppo di ricerca, è riuscito a creare,  tramite una metodologia definita optogenetica, recente strumento che attiva specifici neuroni tramite fasci di luce, una falsa memoria all’interno di un comune Moscerino. Il gruppo di ricerca ha individuato un circuito di 12 neuroni all’interno del cervello del moscerino come responsabili dell’associazione tra un odore e un evento spiacevole. Generalmente quindi, quando un moscerino sente odore di pasta al ragù e viene cacciato via dal cuoco con un mestolo di legno, per poco non rimettendoci le penne (o meglio le ali) tenderà ad evitare l’odore di ragù nei giorni che verranno, durante la sua breve vita. L’esperienza si inculca in quei 12 neuroni che permettono al moscerino di evitare altre sorprese simili e di giungere sano e salvo al quindicesimo, nonché ultimo e fatale, giorno di vita (la vita dei moscerini è, ahiloro, così breve). I ricercatori sono riusciti tramite l’optogenetica a far si che l’odore di pasta divenissi pericoloso per il moscerino, senza che questi avesse mai vissuto l’esperienza di essere cacciato via. Sono riusciti dunque ad inculcare nel moscerino un ricordo di un esperienza mai vissuta, creando di conseguenza una falsa memoria.

Per la prima volta nella storia della scienze neuropsicologiche è stato possibile prendere il controllo delle strutture cerebrali, seppure di quelle di un animale tanto piccolo e tanto primitivo, e di produrre direttamente percezioni e cognizioni.  Se pensiamo che, ad oggi, le neuroscienze si sono “limitate” a scandagliare e controllare i livelli di attività neuronale, riusciamo facilmente ad immaginare la portata di questa scoperta e quanto possa significare per il futuro della ricerca.

1 agosto '11

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