Mediazione familiare. L’Ordine degli psicologi del Lazio sollecita …

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In un convegno a Roma sottolineata l'urgenza di individuare i requisiti specifici dell'istituto della mediazione che, per essere davvero al servizio dell’utenza, esige le competenze specifiche di uno psicologo e quelle di un avvocato. Soprattuto se nella separazione sono coinvolti minori.

31 MAG - Secondo l’ultimo Rapporto Istat, nel 2009 le separazioni sono state 86 mila e i divorzi 54 mila.  Le separazioni entro i dieci anni di matrimonio sono più che triplicate  e si osserva anche   una decisa tendenza all’anticipazione delle separazioni man mano che si considerano l’insieme dei matrimoni più recenti.
Anche alla luce di questi dati, che registrano una tendenza crescente delle separazioni, l'Ordine degli Psicologi del Lazio ha voluto aprire uno spazio di riflessione  sul tema della Mediazione Familiare, una competenza interdisciplinare,  tra differenti  figure professionali, che a diverso titolo, operano  nei casi di separazione, soprattutto quando sono coinvolti dei  minori.

Per Paolo Cruciani, Vice Presidente dell’Ordine, che ha aperto i lavori del convegno dedicato al tema svoltosi ieri a Roma, "è utile ricordare che in questo ambito il legislatore, nel modificare la norma del codice civile all’art. 155, da un lato ha previsto che ‘..il giudice, sentite le parti e ottenuto il loro consenso, può rinviare l’adozione dei provvedimenti di cui all’art. 155 per consentire che i coniugi, avvalendosi di esperti, tentino una mediazione per raggiungere un accordo, con particolare riferimento alla tutela dell’interesse morale e materiale dei figli’, dall’altro non ha individuato i requisiti specifici di un istituto della mediazione che, per essere davvero al servizio dell’utenza, esige  le competenze specifiche di uno psicologo e quelle di un avvocato”.

“Dobbiamo ripensare il cammino della separazione - ha affermato Marialori Zaccaria, presidente dell’Ordine degli Psicologi del Lazio - considerando la mediazione familiare come parte di questo cammino, come luogo per tentare di destrutturare i conflitti, soprattutto per salvaguardare la salute psichica del minore e pensarlo come un passaggio obbligatorio che i genitori devono attraversare per acquisire consapevolezza della responsabilità verso figli ancora minori. Si tratta ancora una volta di incidere su comportamenti sedimentati e su una cultura che fa fatica ad affermarsi, in una società che tende a fare del conflitto l’unico mezzo per far valere le proprie ragioni. Le competenze della Psicologia sono sempre più una risorsa soprattutto di fronte alle crisi di coppia e, integrate con  le competenze giuridiche,  possono rendere possibile  un’applicazione efficace della mediazione familiare. Ci auguriamo che presto ci sia una legge che regolamenti un ambito così delicato, e come Ordine continueremo a vigilare soprattutto a tutela dell’utenza”.
 
La proiezione del film “Una separazione “ di  Asghar Farhadi ha introdotto la tavola rotonda a cui hanno partecipato Adriana D'Arezzo, Psicoanalista Società Psicoanalitica Italiana Enrico Iraso, giudice onorario presso il Tribunale per i Minori di Roma, psicologo-psicoterapeuta e Pasquale Lattari, Coordinatore dell'Ufficio di mediazione penale minorile della Provincia di Latina.
 
Adriana D’arezzo ha sottolineato che “La mediazione familiare pur essendo un intervento di natura squisitamente psicologica,  risente del  contesto giuridico cui è inevitabilmente legata, si connota per la definizione  del mandato  e per la limitatezza del tempo predefinito in cui questo va espletato in modo, apparentemente,  molto diverso da un lavoro psicoanalitico. Occorre domandarsi,  se per certe famiglie  il ricorso alla via giudiziaria non rappresenti l’unica possibilità di affrontare la sofferenza e di tentare, segretamente,  processi trasformativi  sentiti altrimenti non affrontabili. Che il contesto sia quello giuridico, in un  certo senso,  “garantisce” che non si verrà “toccati” su altri piani, che l’assetto difensivo abituale possa restare inalterato, che le cose cambino senza che si modifichi la propria posizione e le abituali modalità relazionali. Ciò determina, frequentemente,  il perseverare della conflittualità, che si sposta su altri piani, e si incarica di mantenere “in vita” la relazione  per non accedere ad una reale separazione. Il lavoro di “mediazione” inteso come ponte, passaggio, transito,  ritengo  possa essere prezioso per elaborare il lutto della perdita dei propri ideali,  della famiglia nella sua integrità e di evitare, come spesso accade, che la colpa si trasformi da depressiva in colpa persecutoria. Meccanismi che sono alla base di drammatici fatti di cronaca, in cui l’unica separazione possibile sembra diventare la morte”. 
 
Enrico Iraso ha affermato  che “La mediazione familiare si configura come un nuovo paradigma sociale, psicologico e giuridico. In questa ottica, il Tribunale per i Minori di Roma da un paio di anni ha aperto al suo interno uno sportello informativo, a cui possono rivolgersi le coppie in via di separazione per ottenere informazioni  sulla mediazione familiare, in cosa  essa consiste e quali sono i centri pubblici presenti sul territorio in cui si può sperimentare. Si avverte in ogni caso – ha sottolineato - il bisogno di una legge organica che definisca in maniera compiuta soggetti e termini della mediazione familiare così come già è avvenuto per la mediazione civile.”

Secondo l’avvocato Pasquale Lattari, “La mediazione finalizzata alla ripresa della comunicazione fa rivedere alle parti con uno sguardo nuovo  il conflitto… la separazione,   sia alla luce  della parzialità del diritto e del rimedio giudiziario sia del fine sociale del matrimonio e della genitorialità. La mediazione familiare può essere  uno spazio,  un tempo,  un luogo che dà l’opportunità ai coniugi di  ripensare la separazione oltre il conflitto giudiziario come opportunità relazionale, educativa e di crescita responsabile per una vita da separati – ove sia irreversibile la rottura del rapporto comunque e la sua ricostruzione -  senza odio…senza rancore…  rendendo minori danni possibili ai figli attraverso una nuova e diversa relazionalità e genitorialità”.
 
All’incontro è intervenuto anche Francesco Pasquali Consigliere Regionale e componente della Commissione Politiche Sociali. "Il fulcro della proposta di legge (di modifica sul Garante dell'Infanzia), - ha detto - è l'inserimento dell'istituto della mediazione con la relativa formazione degli operatori del settore. La genitorialità è un diritto dei figli, che specie nell’infanzia non possono vedersi privati del sostegno del padre e della madre. Occorre, inoltre, mettere al riparo i minori dallo sconvolgimento emotivo e psicologico provocato da una certa ‘belligeranza’ dei genitori, spesso alimentata e incoraggiata da legali spregiudicati, che riducono complesse situazioni familiari e umane a mera ‘pratica’. Perciò, andrebbe incoraggiata e resa obbligatoria la mediazione, come nei più avanzati Paesi europei, affinché nessuno possa speculare sui minori. Ciò aiuterebbe a non "cristallizzare" le separazioni nelle aule dei tribunali, perseguendo accordi soddisfacenti e durevoli per assicurare così una reale tutela dei minori.”
 
Per Carla Scarfagna,  Consigliere Onorario Corte d’Appello sezione Minori e Dirigente Sociologo, “La mediazione può essere una strategia messa in campo a sostegno di questo difficile passaggio che vede  un aumento delle separazioni e divorzi in Italia, definito dall’Istat “una nuova propensione alla rottura dell’unione coniugale”. Accrescere il livello di consapevolezza e di responsabilità individuale attraverso un percorso di mediazione può concorrere positivamente anche a creare una cultura della riparazione e del contenimento dei danni conseguenti alle separazioni conflittuali, al punto da determinare anche eventi drammatici e di violenza consumati a danno dei figli”.

31 maggio 2012
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