McEwan: un’infanzia tormentata, una psicologia complessa

Problematica infantile e psicologie intricate nelle opere dello scrittore britannico

«E in che consisteva l’ostacolo? Nelle rispettive personalità unite al passato, a ignoranza e paura, timidezza, pruderie, mancanza di fiducia in se stessi, esperienza e disinvoltura, più qualche strascico di divieto religioso, l’educazione britannica e l’appartenenza di classe, la Storia insomma. Cosette di poco conto.»

Ian McEwan nacque ad Aldershot nell’Hampshire il 21 giugno 1948. Il padre era un sergente dell’esercito britannico che in seconde nozze sposò una donna con due figli avuti dal matrimonio precedente; di questi, uno morì durante il  D-Day, l’altro fu dato in adozione. Questa difficile situazione familiare in cui l’autore trascorse la propria infanzia fu aggravata ulteriormente dalla tendenza all’alcolismo del padre, le cui conseguenze erano frequenti episodi di violenza nei confronti della madre. Non suscita quindi meraviglia se una delle tematiche principali delle opere dello scrittore sia  quella legata all’infanzia dei bambini, spesso vittime di violenze da parte dei loro stessi genitori. Lo stesso senso di disagio e la cupezza che emergono dalla scrittura di McEwan sono quindi fortemente autobiografici e derivano dall’infelice e traumatica infanzia dello scrittore.

All’età di 12 anni McEwan venne separato dai genitori con cui viveva in Libia e tornò in Inghilterra per frequentare la Woolverstone Hall Boarding School. Dal 1966 al 1970 studiò all’università del Sussex dove scoprì la propria vocazione per la scrittura, componendo opere di teatro, ma anche sketches per la televisione.

Dal 1970 si dedicò alla prosa, dopo essersi laureato all’università di Anglia: nei romanzi McEwan focalizza l’attenzione principalmente sugli aspetti legati all’influsso che il tempo e la storia hanno sui suoi personaggi, concentrandosi specialmente sull’analisi della loro problematica interiorità. Le personalità descritte dall’autore sono spesso scisse e non di rado  le problematiche che le caratterizzano sono da rintracciarsi nella difficile infanzia dei personaggi.

Nel 1975 l’autore pubblicò Primo amore, ultimi riti, una collezione di racconti in cui emerge un attenzione quasi ossessiva nei confronti degli aspetti macabri della vita,  a cui seguirono Fra le lenzuola e altri racconti (1978) e Il giardino di cemento (1978).  Rispetto a queste prime opere, Bambini nel tempo (1987) rivela una maggiore umanità da parte dell’autore e una maggiore capacità nel descrivere sensazioni e sentimenti. Con L’Innocente (1990) e Cani Neri (1992) McEwan si occupa della tematica sociale e di quella politica, mentre ne L’inventore di sogni (1994) affronta uno dei temi che più gli sta a cuore: l’infanzia dei bambini. In quest’opera il protagonista vive continuamente in bilico tra sogno e realtà e il mondo onirico è visto come l’unica possibilità di scampo dal reale. Tra gli ultimi romanzi è compreso Espiazione (2001), da molti considerato il suo capolavoro: si tratta di un’opera complessa in cui l’autore mostra un interesse per la consapevolezza dei propri personaggi, i cui effetti nella narrazione sono un continuo cambio di prospettiva. La  consapevolezza di se stessi e degli altri è infatti alla base del messaggio morale che McEwan vuole trasmettere, nel tentativo di rappresentare i rapporti umani e sociali che intercorrono tra i personaggi dell’opera. Tema fondamentale è tuttavia l’ossessivo senso di rimorso della protagonista che, diventata una famosa scrittrice, tenta proprio con la scrittura di porre rimedio all’errore commesso: anche in questo caso l’immaginazione e la finzione letteraria diventano l’unico modo per trovare conforto da una realtà triste e cupa.

La poetica di McEwan appare molto influenzata dal proprio vissuto, al punto che molti aspetti presenti nelle opere sono evidentemente autobiografici. L’interesse per la problematica infantile, infatti, deriva dalla personale esperienza dello scrittore e si concretizza anche nella composizione di romanzi per bambini (Rosa bianca e l’inventore di sogni). Un altro aspetto che emerge  è la focalizzazione quasi morbosa sugli aspetti più cupi e complessi della psicologia umana. Infatti, un senso di malvagità quasi perennemente insita nell’uomo aleggia nei suoi scritti: una malvagità di cui sono emblema i Cani Neri.

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