Lukasz Wierzbowski

Pattern inconsueti, ambientazioni retrò, pose insapettate, atmosfere cinematiche e colori saturi: questo è l'immaginario del fotografo Lukasz Wierzbowski. Autodidatta, Lukasz si avvicina alla fotografia mentre studia odontoiatria e psicologia sociale all'università: la fotografia è un hobby e le prime modelle sono le sue nipoti. Ora le foto di Wierzbowski sono esposte in tutto il mondo, da New York a Mosca, Melbourne e Taipei - giusto per dare un'idea - e Lukasz vive e lavora tra Varsavia e Londra. Nel suo lavoro indaga la tensione tra le modelle e ciò che le circonda creando immagini enigmatiche e seducenti, con uno stile che tiene assieme influenze provenienti dalla street photography, dal fotogiornalismo e dal ritratto patinato. Gli ho fatto alcune domande per accompagnare la selezione di fotografie fatta per il Just Another Photo Festival che trovate nella gallery qui sopra.

Quando hai iniziato a interessarti di fotografia?
Da bambino, grazie a mio padre. Poi da adolescente mi sono brevemente interessato di cinema e regia, ma non è durato troppo a dire il vero - sono tornato alla fotografia all'università, mentre studiavo psicologia. Dato che il programma di studio era abbastanza intenso, ero alla disperata ricerca di un modo per sfuggire un po' dalla realtà dopo le lezioni, e la fotografia si è rivelata il miglior modo per farlo. Dopo poco, scattavo praticamente tutti i giorni e non ci è voluto molto a capire che era la cosa che amavo più fare.

I tuoi studi hanno influenzato il modo in cui fotografi?
Sono quello che si definisce un "late bloomer", ho capito tardi cosa volevo fare della mia vita. Quindi ho studiato sia odontoiatria che psicologia - e anche se non hanno a che fare con la fotografia mi hanno aiutato a essere più sicuro di me e risoluto, e mi hanno spinto a notare con più intensità la bellezza di alcuni attimi quotidiani che sono poi alla base della mia volontà di scattare fotografie.

Da dove prendi ispirazione?
Quello che voglio catturare nelle mie immagini è l'essenza del design e dell'architettura che mi sta attorno. Sono un grande fan degli interni retrò pieni di colori e pattern che, secondo me, sono senza tempo. Cerco spesso di rappresentare il processo di evoluzione costante dell'ambienta che circonda me o le mie modelle.

Chi sono i tuoi maestri? E quali fotografi emergenti ammiri?
Ho sempre amato moltissimo il lavoro di William Eggleston e Wolfgang Tillmans. In questo momento Missy Prince è una dei miei fotografi emergenti preferiti.

Come si è evoluto il tuo "occhio fotografico" dall'inizio della tua carriera a ora?
Anche mi sento sicuro dell'estetica e dello stile che ho sviluppato durante tutti questi anni, so che è un processo in costante evoluzione. Ho imparato a apprezzare ogni attimo e non sento la pressione di dover catturare tutto ciò che accade attorno a me - cosa che invece all'inizio tentavo di fare. Vivere il momento è diventato il mio mantra - e questo significa semplicemente farsi trasportare da quello che accade, viverlo davvero.

Lavori più su singole immagini iconiche o su storie?
Ho sempre lavorato sulle singole immagini. Ma sono conscio che spesso se metto assieme alcune delle mie immagini, anche casualmente, tendono a creare una storia: il mio intero portfolio potrebbe essere un'unica, lunga storia - la mia vita.

Cosa ti passa per la mente quando scatti una foto?
Di solito seguo semplicemente il mio istinto. Ogni shooting è come un viaggio, sia per me che per le modelle, in cui scopriamo e esploriamo lo spazio che ci circonda. Usare la pellicola mi permette di concentrarmi sulla dinamica della situazione e mi aiuta a evitare di perdere troppo tempo in un solo luogo - cosa che rende ogni scatto unico e speciale.

Con che macchina fotografica scatti? Cosa ne pensi della post-produzione?
Uso la Contax G2, la Canon Rebel K2 e la Contax T2. Non faccio alcun tipo di post-produzione: voglio tenere tutto nella sua forma più pura e naturale.

Come funziona il tuo processo di editing?
Vado a prendere lo scan dei rullini e do un'occhiata veloce. Poi inizio a selezionare le foto che mi sembrano più interessanti per il lavoro che sto facendo in quel momento e tengo il resto in sospeso. Spesso le foto che scarto all'inizio diventano interessanti con il tempo, quindi tendo a tornare ai miei archivi regolarmente. Il mio computer è pieno zeppo di fotografie: a un estraneo potrebbe sembrare una confusione infernale, ma per me funziona: mi aiuta raggruppare le fotografie che poi uso sia per i miei progetti personali che su quelli per commissione.

Scatti anche per motivi puramente privati?
A questo punto per me diventa difficile distinguere tra "pubblico" e "privato": spesso i soggetti delle mie foto sono i miei amici o famigliari. Porto sempre con me la macchina fotografica - non sai mai quando può presentarsi la giusta occasione per una bella fotografia - e quindi finisce che li scatto nelle situazioni più svariate.

Che impatto hanno avuto i social media sul tuo lavoro?
Devo dire che un po' di impatto l'hanno avuto: ricevere messaggi da persone di tutto il mondo è abbastanza surreale, è strano pensare che qualcuno dall'altra parte del pianeta mi conosca. È piuttosto bello a dire il vero. I social mi hanno sicuramente aiutato a essere coinvolto in progetti e lavori che non avrei mai potuto trovare altrimenti, probabilmente, ma non penso abbiano influenzato né il mio stile né la mia estetica.

Su cosa stai lavorando ora?
Sto mettendo insieme il mio prossimo libro e, nel frattempo, lavoro su altri progetti personali o su commissione, godendomi la vita e cercando costantemente location per i miei prossimi shooting!

di Chiara Bardelli Nonino

Pubblicato: 06 novembre 2015 - 12:50

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