Lo psicologo che scaccia gli incubi della Concordia




Roberto Bondavalli aiuterà le famiglie sopravvissute al naufragio del Giglio: «Chi vive un’esperienza simile vede in ogni momento le immagini del dramma»

      Roberto Bondavalli

      di Nicola Corradini

      La tragedia del naufragio della Concordia, quelle immagini riprese dai viaggiatori che hanno fatto il giro del mondo su internet non possono suscitare nello spettatore che le vede sul pc di casa le stesse sensazioni di chi le ha vissute. Non provocano gli stessi incubi che popolano le notti di chi a quel dramma (e di altri simili) è sopravvissuto. Lo chiamano disturbo post traumatico da stress e c’è una branchia della psicologia che si occupa di queste persone prima che il disturbo si trasformi in una forma patologica più grave. E’ la specializzazione di Roberto Bondavalli, uno di quegli psicologi che stanno lavorando per far superare ai sopravvissuti alla tragedia del Giglio i loro incubi.

      «Nei prossimi giorni incontrerò una famiglia (non mantovana, ndr) che era a bordo della Concordia. Chi vive esperienze come queste deve cercare di risolvere in tempi veloci la fase che segue e con l’aiuto di un operatore desensibilizzarsi ed elaborare quanto vissuto e le immagini che continuano a tornargli davanti agli occhi» spiega Bondavalli nel suo studio di via Conciliazione.

      La psicologia dell’emergenza è una disciplina riconosciuta ufficialmente in Italia da poco. «La figura dello psicologo delle situazioni critiche è stata ufficializzata con un ddl del 2000 – racconta lo psicologo – la sua affermazione da noi è avvenuta con il terremoto in Umbria ed è un approccio che prende in considerazione tutte le problematiche sociali, emotive e naturalmente psicologiche delle situazioni di crisi, degli eventi straordinari. E’ normale che una persona stia male dopo essere stata sotto le macerie di una casa abbattuta da un terremoto, oppure se viene aggredita per strada o in negozio da un rapinatore o se subisce uno stupro. Ci sono dei protocolli specifici per queste situazioni, anche se naturalmente il trattamento deve essere valutato sulla base delle caratteristiche specifiche della persona coinvolta».

      Ma chi ha vissuto un’esperienza terribile come il naufragio della Concordia è destinato a rivivere per il resto della sua vita quei momenti spaventosi? «Chi vive esperienze simili, appena rientra nella vita quotidiana non riesce più a dormire – spiega lo psicologo – comincia a pensare immagini ricorrenti che rievocano gli episodi vissuti. Altri fumano in continuazione, altri ancora rivedono le scene vissute a occhi aperti, anche passeggiando per strada. Io uso il sistema della desensibilizzazione, che consiste nel far rielaborare quanto vissuto togliendo l’eccessiva valenza emotiva legata a quella situazione. Deve essere un intervento rapido, uno o due mesi, per evitare che si trasformi in un problema più grave. Ho visto situazioni simili anche tra i sopravvissuti del terremoto dell’Aquila e persone che hanno vissuto il recente disastro provocato dal nubifragio di Genova».

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