Linguaggio e psicologia

OPINIONI - “Mia moglie non mi capisce”. “Mio marito non mi ascolta”. Quante volte l’abbiamo sentite queste frasi? Ma è semplicemente la noia del matrimonio che tappa reciprocamente le orecchie dei coniugi, o c’è sotto qualcosa di più? Negli Usa molti studiosi, tra cui Deborah Tannen, sociolinguista e ricercatrice, hanno svolto ricerche sulla comunicazione che mettono in luce ipotesi molto interessanti. Dialogare risulterebbe complicato perché uomini e donne usano il linguaggio in modo diverso.

Si tratterebbe quindi di una vera e propria diversità di approccio mentale, di due culture differenti, di due mondi contrapposti : il dialogo tra uomini e donne potrebbe essere considerato una vera e propria comunicazione interculturale. Le premesse di questa affermazione hanno le loro radici nell’infanzia. Si fa notare che in generale le bambine giocano in piccoli gruppi o con la migliore amica e utilizzano il linguaggio per cercare una conferma e rafforzare l’intimità tra loro.

I maschi, al contrario, usano le parole per affermare la propria indipendenza e negoziare un ruolo preciso nell’ambito di attività svolte dal gruppo.

Trasportando questo comportamento nell’età adulta gli individui di sesso diverso usano stili di utilizzo del linguaggio differenti, che rimandano a una differente organizzazione delle motivazioni interiori, e questo rende spesso difficoltoso durante la conversazione cogliere realmente le intenzioni dell’altro.

Gli studi “di genere” hanno la pericolosa tendenza a creare stereotipi che rischiano di consolidare proprio i pregiudizi che vorrebbero combattere, ma sono comunque estremamente stimolanti: basti citare quelli di Carol Gilligan sullo “Sviluppo morale” nelle bambine. Nel lavoro di Deborah Tannen ho trovato molto interessanti alcuni degli episodi che racconta per illustrare le conclusioni a cui è arrivata.

Questa conversazione si è svolta in auto tra un uomo e una donna. La donna aveva chiesto: “Vuoi fermarti a bere qualcosa?”, il marito le aveva risposto sinceramente “No” e non si erano fermati. Più tardi il marito scopre che la donna era irritata perché avrebbe voluto fermarsi a bere qualcosa, e si sente frustrato. Lui si chiede “Perché non me lo ha detto che voleva fermarsi? Cosa vuole da me?”

Ma sua moglie non è irritata perché non aveva ottenuto quello che voleva, ma perché il marito non aveva neanche pensato a chiederle “E tu cosa vorresti fare?”, non gli era neanche passato per la testa di prendere in considerazione le esigenze, i desideri della moglie. Dal suo punto di vista, lei aveva mostrato interesse per quello che lui avrebbe potuto aver voglia di fare, mentre lui non aveva fatto lo stesso con lei.

Per capire cosa non ha funzionato, sostiene la Tannen, gli uomini devono comprendere che quando le donne chiedono “Cosa ti piacerebbe fare?”, non stanno chiedendo un'informazione, ma, piuttosto, stanno “avviando un negoziato” riguardante i desideri di entrambi.

Da parte loro, invece, la donne devono tener presente che gli uomini non sono abituati a ragionare in questi termini, e quando esprimono un desiderio si aspettano che anche l’altro esprima il suo e ci si metta d’accordo. La maggior parte degli uomini affronta il mondo come un individuo all’interno di un ordine sociale gerarchico, caratterizzato da gradi di superiorità e di inferiorità.

In questo mondo, le conversazioni sono negoziati nei quali ognuno cerca di raggiungere, e mantenere, se possibile, il livello superiore e proteggersi dai tentativi altrui di metterlo da parte o scavalcarlo. La vita quindi è una lotta per conservare l’indipendenza ed evitare il fallimento.

Le donne invece – la maggior parte delle donne - affrontano il mondo come individui all’interno di una rete di legami. In questo mondo, le conversazioni rappresentano dei negoziati per l’intimità, tramite i quali le persone cercano e offrono conferme e sostegno, tentando di raggiungere il consenso. La vita quindi è un insieme di relazioni, un continuo lavoro per conservare l’intimità ed evitare l’isolamento.

L’intimità è essenziale in un mondo di legami dove gli individui intrecciano amicizie, ed evitano di sembrare superiori, cosa che aumenterebbe le differenze. L’indipendenza è essenziale in un mondo in cui il mezzo principale per stabilire lo status è dire agli altri che cosa fare, mentre accettare ordini è un chiaro segno di status inferiore. Sebbene tutti gli esseri umani abbiano bisogno sia di intimità che di indipendenza, in generale le donne tendono a considerare più importante la prima e gli uomini la seconda. Sempre “in generale”, naturalmente.

Per rendere concrete queste affermazioni possiamo pensare a una situazione in cui tutte quante si siamo senz’altro ritrovate, quando sedute in auto accanto a un uomo che sta guidando, girovaghiamo alla ricerca di una via che lui è sicuro si trovi nei paraggi. Irresistibilmente in noi la rabbia cresce nel constatare che “lui” non conosce assolutamente la strada, ma pretende di trovarla da solo e non vuole fermarsi a chiedere a qualcuno.

Dal nostro punto di vista chiedere informazioni non ci procura nessuna difficoltà, per cui il suo modo di agire non ha senso. Tuttavia, nel mondo di “lui”, girare alla ricerca della via è ragionevole, perché chiedere aiuto lo mette a disagio. Dal suo punto di vista “chiedere informazioni” è mettersi in una posizione di dipendenza, mentre trovare senza aiuto una strada costituisce un’affermazione di quella capacità di cavarsela da soli che per molti uomini è un prerequisito del rispetto di sé. Se questo può essere raggiunto a costo di qualche minuto supplementare di viaggio, allora ne vale la pena!

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