Lieto fine per Rosanna dopo il 100 e lode diventerà psicologa

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  1. LA STORIA - Rosanna e l'iscrizione negata alla Cattolica di Milano

di GIANLUIGI DE VITO

Chiusa una porta si apre un portone. La «Cattolica» nega; quella on line di Chieti «illude»; Bari, la «Aldo Moro», s’impegna. Rosanna farà psicologia. Almeno potrà provarci. L’iscrizione a questa facoltà è la ragione di una vita che le ha già cassato tanto, quasi tutto. Rosanna Lovino ha più di 18 anni e trascorsi quasi per intero in un letto. È affetta da amiotrofia spinale, malattia rara congenita conosciuta come sindrome da «Werdnig Hoffman». Il suo corpo si è allungato quanto quello di una bambina di 5 anni. Non ha mai avuto autonomia, né respiratoria né motoria. Riusciva a scrivere con la punta delle dita, adesso comunica con le nocche della mano che spingono la tastiera leggera di un super computer attrezzato con videocamera e programmi avanzati per il «dialogo» a distanza. Cento e lode è l’ultimo biglietto da visita che Rosanna presenta non solo alla sua Ruvo dove vive: quasi tutti dieci in cinque anni di liceo classico (sezione distaccata di Terlizzi del «Sylos» di Bitonto) frequentato da casa superando una miriade di problemi tecnici. Ma tutto, proprio tutto le è stato concesso: il Comune, fino alle scuole medie, e la Provincia, durante le superiori, hanno pagato i costi del sostegno e delle spese tecniche per garantirle l’istruzione. 

Ora che è arrivato il momento più importante del percorso di studi, la strada del suo diritto diventa piena di angoscia e rabbia. «Voglio fare psicologia in un’università pubblica », scrive nell’sms. «Sono cursiosa di scoprire cosa si nasconde nella mente dell’altro e il suo comportamento». 
Il primo tentativo è con l’università «Cattolica» di Milano. La risposta è quella che non t’aspetti: «Non siamo un'università telematica e per gli esami occorre essere sottoposti, in presenza di una commissione, a prove e verifiche ufficiali. La Sua distanza da Milano ci obbliga, purtroppo e con rammarico, a comunicarLe che siamo impossibilitati a predisporre un iter dedicato per risolvere il problema». Firmato: Luigi D’Alonzo, delegato del Rettore per l’integrazione degli studenti con disabilità dell’università «Cattolica». 

Mimma Zappatu, 47 anni, è la madre- protesi di Rosanna: «La facoltà di Chieti ci ha offerto l’iscrizione gratuita, ma ci ha chiesto di contribuire alle spese dell’invio a domicilio del tutor. Tra scritti e orali vanno via un sacco di soldi, non ce lo possiamo permettere». Mimma, ovvio, non stacca occhi e anima da Rosanna e pure la faccende di casa sono ritagli di tempo rubati alle cure della figlia. Suo marito, Vincenzo Lovino, 46 anni, padre di Rosanna, ha una macelleria dignitosa che fa i conti col periodo di vacche magre. Mai un passo economico più lungo della gamba, mai uno spreco. «Vorremo un’università pubblica», incalza Vincenzo. 

Mimma: «Non vuole ripiegare su altre facoltà e credo che si meriti di essere assecondata dopo tutti i sacrifici che ha fatto. Non le ha regalato niente nessuno». Già, nessun regalo, nessun premio speciale a una superbrava che ha frantumato gli ostacoli driblando il clamore e incarcerato l’inferiorità. «Dieci in latino e in italiano? Semplicemente perché i compiti e le versioni erano perfetti. No, la pietà non c’entra, è semplicemente la migliore della classe», dice schietta la «prof». di liceo, Cinzia Candelmo.

L’ostacolo psicologia è stato già raccontato nelle colonne di questo giornale e ripresa dalla Gazzetta on line. E l’Università della Calabria per bocca della delegata del rettore per gli studenti usabili, Angela Costabile, docente di psicologia dello sviluppo è pronta a contattare Rosanna per offrirle un corso di laurea individualizzato. Anche l’ateneo di Bari ha spalancato le porte. Paolo Ponzio, delegato del rettore (Corrado Petrocelli) alla disabilità, conferma: «Non c’è nessun motivo per negare a Rosanna questa possibilità come non la neghiamo ad altri». Dopo la salita, l’annuncio della discesa.

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