Libri – L’amore e la psicologia


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verticale foreste

LIBRI – Il nuovo romanzo di Éric Reinhardt, L’amore e le foreste, ci dimostra l’ingegno di un autore che fa della sua protagonista un’immaginaria fan e fa dunque parlare – e risaltare – di se doppiamente.

La protagonista di questo volume è Bénédicte Ombredanne, una donna che si potrebbe decisamente paragonare ad un’eroina di fine XIX secolo. Come suggerito prima, Bénédicte è una protagonista-lettrice, e la sua storia viene presentata dall’autore stesso. Tutto nasce da una lettera che Éric Reinhardt riceve dalla donna e così ci dice l’autore: “Mi è venuta voglia di conoscere Bénédicte Ombredanne leggendo la sua prima lettera: era una lettera in cui l’ardore sfumava nei colori dell’umorismo; quelle due pagine mi hanno commosso e fatto sorridere, ed erano anche molto ben scritte, un connubio così raro da far subito presa su di me.
La lettera, all’inizio un po’ cauta, man mano che procedeva si faceva sempre più feroce e piena di amarezza. Nelle frasi risuonava l’ironia, un’allegra disciplina, il chiasso di un cortile durante la ricreazione – la grafia inclinata verso il futuro ben suggeriva l’audacia cosciente con cui questa sconosciuta si era precipitata verso di me, con il pensiero.”

La protagonista è una donna tormentata da un passato in cui è stata un’idealista e una sognatrice, mentre nel presente è soggiogata dal marito, Jean-François, una persona psicologicamente disturbata che sfrutta i punti deboli della psiche della moglie per destabilizzarla sempre più. Proprio per questo Bénédicte, che è un’insegnante, vive rinchiusa dentro casa senza avere neppure un amico e addirittura disprezzata dai suoi stessi figli.

Non ha sogni, non ha passioni, non ha più nulla. Tranne in un breve fugace momento di qualche ora in cui incontra Christian che è libero e di passione ne ha da vendere. Come si sa, però, dopo brevi momenti di felicità il ritorno alla vita reale è un colpo ancora più grande.

Quanto sia complicato l’animo della protagonista si intuisce immediatamente dalle parole dell’autore stesso che leggendo la seconda lettera intuisce le problematiche di Bénédicte, ma anche la sua voglia di resistere e combattere per superare quegli ostacoli che sembrano insormontabili. Si capisce, infatti, dalle sue lettere, quanto la donna ami i libri, confidando anche allo scrittore che “aveva percepito qualcosa di vitale nel suo romanzo”. Il libro ha fatto capire a Bénédicte che ognuno è artefice della propria vita che essa può sempre cambiare in meglio.

Ricordiamo però che “Il personaggio di Bénédicte, la mia eroina, è completamente inventato, alla quale ho dato i miei sentimenti e immaginazione. È una figura composta dalla mia sensibilità e dal mio rapporto con la realtà e le mie ossessioni”.

Il linguaggio e lo stile di Éric Reinhardt sono molto ricercati e coinvolgono l’autore a tal punto che quasi si vorrebbe entrare nel libro stesso per trascinare via dalla sua condizione di vita la protagonista.

E’ un libro assolutamente consigliato a tutti, basta tenere a mente che l’argomento è però a di poco pesante.

(Di Arianna Catti De Gasperi)

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