Leggere il femminicidio: parola agli psicologi – IteNovas

Leggere il femminicidio: parola agli psicologi

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Pubblicato Lunedì, 02 Dicembre 2013 15:05

Scritto da Effe_Pi

Un convegno a Roma ha affrontato il lato psicologico della violenza di genere: come nasce e come affrontarla.

Quando nasce la violenza? Quando si è “in credito d’amore” e la spina della razionalità si stacca lasciando passare le emozioni negative, quelle irrazionali e irrefrenabili. Lo dicono gli psicologi e gli psicoterapeuti, in particolare quelli intervenuti nei giorni scorsi al convegno romano “Il Sé violato: quando le emozioni diventano violente”, organizzato dall’associazione di psicologi EleutheriAT. “Graffi dell’anima”, li ha definiti Antonella Fornaro, alla guida dell’Associazione: stimoli dolorosi interni che irrompono nelle relazioni e suscitano, nel loro manifestarsi violento, altro dolore. In molti casi, il tema ricorrente è la “dipendenza affettiva” che induce a una scorretta modulazione delle emozioni e all’incapacità di una gestione corretta delle emozioni. Il soggetto (generalmente di tipo “ansioso-preoccupato” o “ansioso-timoroso”), nella sua vita sente di non aver ricevuto un feedback affettivo sufficiente e questo vuoto si traduce nel bisogno di una fusione totale col partner. Una sorta di bulimia dei sentimenti.

Nel corso dell’evento è stata raccontata la storia di D., un 23enne le cui relazioni sono state condizionate dal rapporto con una madre psicotica: nei confronti della compagna, questo ha generato violenza psicologica e fisica. Il tema si inserisce, suo malgrado e perfettamente, nella cronaca: a pochi giorni dalla giornata internazionale contro la violenza sulle donne, la parola “femminicidio” richiama alla memoria i volti e le storie delle tante donne vittime di rapporti “malati”. Una vera e propria emergenza sociale.Ad oggi, sono state 168 le donne uccise nel nostro Paese quest’anno”, ha commentato la professoressa Taverna della Commissione Istruzione Università Ricerca e Cultura del Senato, a margine del convegno: “Abbiamo firmato la convenzione di Istanbul e approvato il decreto legge dedicato a ottobre ma la strada è ancora lunga”. Opinione comune è di intervenire con un sostegno psicologico, da adattare anche a contesti multiculturali e migratori, con norme ad hoc e con un’azione di sensibilizzazione che parta dalle scuole. La cultura del rispetto, di sé e degli altri.

C’è infine un'altra sfaccettatura del dolore affrontata nel corso del convegno: quello che grava sulle donne che, a causa di una grave patologia, sono costrette a sottoporsi a un intervento chirurgico. I tumori femminili (seno, utero, ovaie) assumono una particolare connotazione, legata all’identità di genere. I trattamenti chirurgici determinano infatti una mutilazione dell’immagine corporea, vissuta emotivamente come perdita della femminilità e della fertilità, e come mutilazione fisica evidente. In questi casi, fondamentale diventa il supporto della psico-oncologia, ovvero percorsi riabilitativi psicologici durante il decorso della malattia.

 

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