Le fasi dell’amore

E febbraio si è tinto di rosso, nonostante le giornate un po’ grigie. Rosso: colore d’eccellenza simbolo della passione e dell’amore, di quanti oggi si sono svegliati accanto ad un peluche, con bigliettini ripiegati colmi di promesse e scatole di cioccolatini ancora da scartare. 

C’è chi odia San Valentino, chi l’attende con fervore, chi ne rimane completamente indifferente…Eppure, nonostante tutto, è un giorno dell’anno dedicato all’amore, alla passione, alla coppia, alla relazione. Relazioni che viviamo quotidianamente, amore che non sappiamo definire, coppia che si sceglie e si consolida (quando tutto va bene!). Ma secondo voi in base a cosa si sceglie un partner? Potrebbe sembrare bizzarra come domanda, ma la risposta non è così scontata (e conosciuta).

Si potrebbe rispondere immediatamente pensando al classico “colpo di fulmine” come spiegazione più veloce e semplice, ma il mondo della psicologia usa termini meno romantici seppur il concetto alla base rimane lo stesso. La letteratura sull’attaccamento sostiene che la scelta del partner non è mai un fenomeno casuale ed afferma che le esperienze che ciascuno di noi fa soprattutto nella prima infanzia formano nella nostra mente dei “modelli inconsci” che determinano chi sarà poi la persona che ci attirerà, come vivremo l’innamoramento e gli aspetti della vita di coppia. 

Ciò che di per certo si sa è che ogni coppia che si sceglie e si forma attraversa un ciclo evolutivo composto da quattro fasi ben distinte. Nel momento in cui i due partner hanno la sensazione di avere a che fare con la persona giusta, dall’attrazione passano all’innamoramento. Questa “fase simbiotica”, che può avere una durata di 6-9 mesi circa, è la fase in cui il partner è visto come perfetto, magnifico, infallibile e ci si sente molto simili all'altro. 

Nella seconda fase, quella della “differenziazione” ci si comincia a differenziare dall'altro. Inizia la disillusione, gradualmente i partner iniziano a scoprire che i gusti non sono identici, che il compagno o la compagna non è così perfetto/a come si credeva. E' questo il periodo in cui il partner viene, per così dire, 'buttato giù dal piedistallo', viene smitizzato. In questa fase si fa un po' l'esperienza del lutto, della sofferenza nello scoprire gli aspetti negativi dell'altro, i suoi punti di debolezza. 

L’“indipendenza”, invece, caratterizza la terza fase. Si tratta di un periodo di sperimentazione, la coppia sente l’esigenza di uscire dal nucleo a due e di esplorare l’esterno. E’ forse il periodo più problematico e pressante dal punto di vista conflittuale, si presentano litigi anaffettivi, ognuno cerca di andare per la propria strada, si presentano crisi emozionali legate all’alternarsi di rimpianti e di speranze. E’ la fase più a rischio di rottura anche perché corrisponde al periodo in cui avvengono i tradimenti. In questa fase c’è però anche molta voglia di approfondire la conoscenza della coppia, si protende più per il mantenimento dell’unione che per la separazione. L’ultima fase dell’“interdipendenza” si basa sull’accettazione dell’integrazione di un legame imperfetto, i partner giungendo alla consapevolezza che l’altro possa essere imperfetto, che la scelta del partner è indubbiamente collegata a modelli di attaccamento appresi nel tempo e che esiste a prescindere dai suoi mutamenti, attuano un processo di riavvicinamento che permette loro di acquisire una costanza dell’oggetto d’amore che travalica i conflitti e permette il riaccendersi del desiderio. Spesso chi giunge a questa fase sente il bisogno e la voglia di costruire qualcosa insieme al proprio partner.

E' chiaro, comunque, che le cose non vanno mai così lisce e regolari. Quello che spesso può accadere nella realtà è che le persone presentino entrambe delle difficoltà in un particolare momento della relazione, in una particolare fase evolutiva della coppia, oppure che uno dei due si trovi più avanti dell'altro nella crescita. In generale possiamo dire che più di due stadi di differenza non possono esserci in una coppia; se ciò fosse, avverrebbe una rottura perché la differenza sarebbe sproporzionata per poter mantenere in piedi una relazione significativamente sana (cfr. www.psicoterapie.org).

Dott.ssa Florinda Bruccoleri
Psicologa, Psicoterapeuta analista transazionale,
Psicooncologa ed esperta in psicologia forense.
Sito web: www.florindabruccoleri.it

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