L’azione

21 agosto 2012

L'azione

In azione…

Nel manuale di Psicologia generale di Anolli L. e Legrenzi P., edito da Il Mulino, Bologna, che io stesso adotto in facoltà per il mio corso, a pag. 112 troviamo scritto: “In principio non era la Parola, né il Pensiero, né l’Energia. In principio era l’Azione, ha scritto Wolfgang Goethe nel Faust. Dopo, molto dopo, è venuto tutto il resto”.

In effetti, sia in ottica psicologica che in quella antropologico-mentale, si può essere d’accordo, anche se sono necessarie importanti precisazioni rispetto al concetto espresso, che aiutino a contestualizzare meglio il significato che si vuole trasmettere.

Innanzitutto, è importante precisare qual è l’intento che Wolfgang Goethe esprime nel suo Faust, con il quale, in sostanza, manifesta l’idea di un essere umano in grado di raggiungere le supreme altezze della conoscenza, del sapere e della ragione con le proprie forze, procedendo in questo modo nella costruzione di una personale individualità. Anche se in questo desiderio si esprimono i limiti della coscienza e il tentativo di superarli, a costo di vendere la propria anima a Mefistofele, in esso risiede il più nobile atteggiamento umano verso il motivo della propria esistenza.

Il Faust di Goethe, per il quale il poeta lavora oltre sessant’anni, affranca l’Uomo dal peccato di ingorda avidità di sapere, e non lo punisce come fosse un peccatore e secondo la tradizione religioso-popolare dell’epoca. In questo atteggiamento, nel quale risiede l’azione umana, il Signore stesso intravvede la presenza di una scintilla divina, grazie alla quale Lui stesso non condannerà Faust, nonostante l’esercizio abusivo della Sapienza.

Che dire ancora? Si tratta di un atteggiamento al quale tutti noi assistiamo, perché tipico dell’esistenza umana, oltre ogni tempo e luogo, come fosse qualche cosa che supera le contingenze della cultura e della storia, configurandosi invece come uno stato permanente della mente umana. Ecco perché la citazione iniziale trova una sua ragione di esistere, sia psicologicamente che antropologicamente: questa è l’umana condizione di vita della coscienza, ossia l’azione, il mutamento e il raggiungimento di uno scopo oltre ogni misura.

Infatti, il Faust, raggiunto l’obiettivo, perde ogni senso della misura, diventando un dittatore universale, in grado di assoggettare tutti i principi della terra, oltre ad aver conquistato l’anima dei suoi sudditi. E la storia di questo mondo, nella sua declinazione umana, non è forse la costante e continua esperienza di questo desiderio che diventa atteggiamento politico, nazionale, sopranazionale e dunque mondiale? Direi di sì, sia pure a malincuore.

Allora, se le cose stanno come vi propongo di considerarle, quali mezzi possiede l’Umanità che agisce per raggiungere lo scopo di avvicinarsi alla perfezione senza perdere la consapevolezza dei propri limiti?

In altri termini, come possiamo noi, semplici ma perfettibili esseri umani, comprendere che la perfezione desiderata da Faust è un percorso e non una meta?

Con l’utilizzo della Parola, del Pensiero e la consapevolezza circa l’Energia.

La parola indica qualche cosa che evidenzia una parte della realtà, quella che sto nominando, eludendo ciò che non definisco; il pensiero esiste solo sotto forma di pensato, ossia quando viene rappresentato da un codice, un sistema di segni, segnali e simboli che lo rendono possibile e senza i quali non esisterebbe; l’energia non ci appartiene per nostra volontà, ma viene a noi sotto forma di natura e di destino, proprio perché nessuno di noi nasce volendolo, oppure decide il tempo storico nel quale esistere, oppure ancora quali genitori avere e in quale luogo del mondo crescere.

Eppure, esistono realtà istituzionali, associative e di chiara derivazione illuministica, che credono nell’esercizio di una potenzialità umana quasi divina, in grado di essere educata ed accresciuta con l’esercizio della sola volontà che diventa rito, liturgia.

In realtà, si dice che in principio era la Parola, il Pensiero, l’Energia ed il Verbo, proprio perché in questi elementi risiede l’inizio del mondo così come verrà sperimentato da noi esseri umani, una specie che senza la coscienza del limite non avrebbe la coscienza di se stessa.

Se non avessimo nella nostra mente gli elementi appena descritti (la parola, il pensiero, l’energia ed il verbo) correremmo il rischio di crederci Dio, eliminando in noi la coscienza di essere uomini. Ecco perché è fondamentale cercare di ricordarci che la partecipazione alla nostra umanità prevede la consapevolezza di partecipare anche alla storia dei nostri limiti, dei diversi tentativi per superarli, e dei fallimenti in questavita di tutto ciò.

Eppure, senza tali costrutti mentali non saremmo quello che possiamo diventare, ossia non saremmo nelle condizioni di cambiare e pervenire alla realizzazione dei nostri desideri, seppure nell’ambito dei nostri limiti.

(Foto: http://www.yogajournal.it)


Elisa Solofrano


Umberto Schioppo


Angela Suriano


Mauro Littiero


Maddalena Landi


Elisa Canè


Daniela Crescenzo


Annalisa Parisi


Antonio Santoro


Cinzia Kapranos


Oriana Bertolino


Maddalena Mariani


Paolo Orefice


Valentna De Caro


Mario Ferrone


Francesca Canelli


Alessandra Pipitone


Elena Carfora


Marigiusy Viggiani


Angela Lepore


Vincenzo Solomita


Virginia Negro


Antonio Pepe


Debora Argiolas


Beatrice Piredda


Anna Amodeo


Niccolò Pirosu

  • Facebook
  • Twitter
  • Delicious
  • Digg
  • StumbleUpon
  • Add to favorites
  • Email

Commenta questo articolo!

Correlati

Non solo fatti, ma facce





















































Open bundled references in tabs:

Leave a Reply