È di certo uno degli esponenti più interessanti della generazione di fumettisti emersi in Francia negli ultimi anni, un autore le cui opere hanno suscitato in Italia (e non solo) un vasto consenso tra critici e lettori, dando il là a numerosi premi e riconoscimenti. Il riferimento è al trentenne parigino Bastien Vivès, acclamato autore del Gusto del cloro, Nei tuoi occhi e Polina – lavori editi da Black Velvet – che con Bao Publishing pubblica un’opera (di grande formato), La grande odalisca (112 pagine, 18 euro), contraddistinta, ancora una volta, da indimenticabili protagoniste femminili. Un lavoro che, in qualche modo, è in debito con il mondo del fumetto nipponico; è forte infatti il rimando a Occhi di gatto, la serie di Tsukasa Hojo approdata in Italia nel 1999 per Star Comics. Ma La grande odalisca è soprattutto il nome di un dipinto di Jean-Auguste-Dominique Ingres, realizzato nel 1814 ed esposto al museo del Louvre dal 1899.
Ed è proprio in questa prestigiosa sede che Vivès, accanto ai disegnatori Ruppert e Mulot (colori di Isabelle Merlet), imbastisce una trama ricca di tensione, inseguimenti e colpi di scena, che ruota intorno a un incredibile colpo ai danni del museo più noto al mondo. «Carole, ho un’ordinazione per una tela del Louvre, ti interessa?», domanda l’enigmatico Durieux a una delle tre giovanissime, affascinanti ladre, abili nel furto di tele su commissione. Giovanissime ma decise e prive di scrupoli («Alex, perché non approfitti del fatto che siamo alle Canarie per concederti qualche bella orgia sessuale-balneare?», chiede Carole alla “collega”, sentendosi rispondere: «E tu sono sette anni che stai sola e sono sette anni che soffri. Ti farebbe bene scoparti qualcosa che non sia un cazzo di piano»). Dunque stiamo parlando di un volume, La grande odalisca, che non sacrifica in alcun modo la psicologia dei personaggi a vantaggio dell’azione; piuttosto si concentra (anche) sull’approfondimento dei caratteri della banda di ladre (Alex, Carole e Sam). Ragazze che uccidono e usano droga, che organizzano furti – «vedete, le parti in blu di questa piantina? Sono le zone dove non possiamo andare di notte senza far suonare un allarme» – con la stessa, disarmante semplicità con la quale parlano di sesso («Se fossi un maschio etero, anche io vorrei uscire con te. Per forza, sei fantastica. E poi hai queste tettone»). Donne legate a doppio filo, unite e compatte, perché «nella vita non è quel che fai che conta di più. È con chi lo fai».
Info: www.baopublishing.it