Lara Kournikova e l’Oroch di Roger


I parenti che ti guardano, la morosa che ti segue come un’ombra o il babbo che ti allena sono talmente avvolgenti da proteggerti sì e da giustificarti pure. Ma soprattutto ti fanno perdere. Lara Gut allenata dal padre, non ne azzecca più mezza e venerdì ha sbattuto contro una realtà consolidata, l’eliminazione. Mirka Vavrinec non è il padre di Federer ma porta i pantaloni e appollaiata in tribuna segue il suo sposo da due passi in ogni dove, con un clamoroso effetto-Oroch (nella foto un esemplare) che blocca Roger sulla soglia delle vittorie. Didier Cuche, per contro, vuol molto bene alla mamma, ma gli ha solo dato dispiaceri: andando contro la sua preoccupazione per quello scoscendere a valle in tutta da sci, una settimana fa ha vinto sulla Streif.

Che sia il complesso d’Edipo, la sindrome di Peter Pan o il disturbo di Rabadan, la presenza ossessiva degli effetti nello sport fa danni ingenti. Senza scomodare la psicologia, si capisce che chi ti sta attorno influisce in molti modi tra due estremi: o ti motiva o ti giustifica tutto. Nel primo caso abbiamo mamme come quella della Hingis che sono macchine da guerra pronte a togliere ogni strano pensiero umano ai pargoli; nel secondo abbiamo quei tremendi clan alla Maradona che ti portano alla rovina senza mai dirti Cretino!.

Ci sono anche esempi vincenti, come le sorelle Williams nel tennis, costruite da papà Richard in modo ossessivo e diventate le migliori tenniste al mondo riscattando condizione sociale e appartenenza razziale. Appena hanno potuto hanno liquidato quel padre predicatore cominciando a vivere. E a perdere.

In politica, Berlusconi ha tratto linfa dai rapporti, con il faro illuminante di Mamma Rosa a guidarlo nel buio della democrazia. Quando la vegliarda se n’è andata, il Silvio, per compensazione, ha infittito le Olgettine ed è caduto dal governo. Si è quindi riavvicinato al Milan, suggerendo formazioni e bloccando trasferimenti sciocchi, e i rossoneri ora sembrano di nuovo una di quelle armate saccocappelliane. Meglio nello sport che in politica, ma è anche perché a San Siro comunisti non ce ne sono. Parentesi Chiusa.

Torniamo ai nostri sportivi con un appello personalizzato.
A Federer era già stato suggerito in questa rubrica di non pensare alla famiglia per rincorrere l’ultimo grande traguardo, il Grande Slam. Alla prima tappa, in un mix di appagamento e splendore, si è fatto sbatter fuori dal solito Nadal (il quale tra l’altro ha un clan che lo sta spremendo come tonno nella scatola, col risultato che il tennista sembra a volte un mostro di nervi e a volte un vecchietto spaesato) con la già citata moglie a incombere dall’alto. Ora faccia poi quel che vuole, tanto il sogno è svanito e restano solo pannolini.

Lara, ottima nelle prove con la tuta della Nazionale del 2008 per esigenze cinematografiche e poi inguardabile nella discesa della combinata, sta diventando una macchina pubblicitaria prima ancora di essere vincente, come una Anna Kournikova qualunque. Abilissima nella comunicazione, anche perché poliglotta e intelligente, sembra più attenta al glamour che all’agonismo. Un allenatore esterno, che non ha e non dà la confidenza del padre, è la mossa da fare per non dilapidare il talento. Certo, soldi e gloria non resteranno tutti in famiglia, ma se non ora quando?

A Cuche non c’è niente da dire, la sua splendida carriera sta vivendo le ultime settimane. Ecco, forse una cosa: Didier, non iscriverti subito alla Dakkar, lascia che la mamma possa distendere i nervi.

di Giorgen

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