L’allarme degli psicologi: Gli effetti della crisi? Più devastanti …

Parla Antonella Bozzaotra, numero due dell’Ordine campano: Ci troviamo di fronte a un’emergenza che richiede soluzioni nuove. Oggi l’accordo con i vertici dell’Associazione piccole imprese


Una crisi economica globale, come quella che sta attraversando l’Occidente, può avere effetti psicologici sulle persone anche più devastanti rispetto a una guerra. E il gesto estremo del suicidio diventa una forma di fuga da una realtà che sembra insostenibile: dall’inizio di quest’anno sono quasi trenta gli imprenditori che decidono di togliersi la vita. Martedì a Napoli, l’immobiliarista Diego Peludo si toglie la vita lanciandosi nel vuoto, dopo essere stato già salvato in extremis lunedì scorso. Questa mattina, al Centro direzionale di Napoli, nella sede dell’Api, associazione delle piccole imprese, Emilio Alfano, presidente di Confapi regionale, e Silvio Cola, presidente di Api Napoli, sigleranno con Raffaele Felaco, presidente dell’Ordine degli psicologi della Campania, un protocollo d’intesa per affiancare il mondo dell’impresa nella gestione dello stress da crisi. Un’iniziativa inedita, specie nel Mezzogiorno. “Ci troviamo di fronte a un’emergenza – sottolinea Antonella Bozzaotra, vice presidente dell’Ordine degli psicologi campani – che va fronteggiata con nuovi strumenti e che segna l’insolito affiancamento tra professionisti della psicologia e mondo dell’impresa”.

Dottoressa Bozzaotra, perché una crisi economica ha effetti così devastanti sulla persona?
Per un imprenditore la prospettiva di perdere la propria azienda significa l’annullamento del proprio progetto di vita, della propria identità. Il contraccolpo può far saltare ogni equilibrio. E lo stesso discorso vale per chi perde il lavoro. Si perde il senso di ciò che si è , del ruolo che si riveste nella collettività. Fino ad arrivare al gesto estremo.

L’imprenditore suicida a Napoli martedì scorso aveva già tentato di togliersi la vita il giorno prima. Esistono segnali di allarme che possono mettere in allerta coloro che vivono accanto a un potenziale suicida?
Deve sempre destare allarme il muro che si tende ad innalzare rispetto alle normali relazioni. Un soggetto taciturno, chiuso, in presenza di situazioni potenzialmente a rischio, deve sempre mettere in allarme coloro che gli vivono accanto, specie se il mutamento dell’umore appare di segno evidente rispetto ai suoi abituali comportamenti.

Vuole dire che comportamenti di rabbia, con scatti d’ira, sono meno a rischio sul piano del suicidio?
Paradossalmente sì. Gli scatti d’ira, le esplosioni di rabbia sono comunque un sintomo di reattività, di proiezione verso l’esterno. Possono indicare la volontà di agire. Quando invece ci si chiude in sé significa che non si vedono più prospettive, che non si individuano strategie praticabili.

Si può paragonare lo stress da crisi al disagio psicologico causato, per esempio, da una guerra?
Forse lo stress da crisi può essere anche più difficile da gestire. Gli studi dimostrano infatti che in molti casi una guerra porta all’attenuazione dei sintomi di disagio psicologico.

Perchè?
L’evento bellico viene visto come un dramma collettivo, qualcosa che colpisce tutta la collettività. C’è un nemico ben individuato. Un obiettivo contro cui scatenare rabbia ed energie. E questo aiuta, pur in uno scenario drammatico. Scattano spesso meccanismi di solidarietà, si riscoprono valori ideali.

E in uno scenario di crisi globale?
Semplificando si può dire che non c’è un nemico con cui prendersela. Gli eventi sembrano incontrollabili e ci si sente soli. Anzi, ci si sente tutti contro tutti. Il dramma degli imprenditori che si suicidano è soprattutto il dramma del sentirsi isolati in un contesto, quello della crisi globale, in cui ciascuno si sente in pericolo e minacciato nei propri capisaldi esistenziali.

Esiste una casistica dei suicidi da crisi economica?
In qualche modo, per quanto riguarda questa crisi e la realtà italiana, è ancora un territorio tutto da esplorare. L’accordo che viene siglato oggi con l’Api dal mio Ordine prevede anche a questo proposito l’avvio di sondaggi fra tutti gli imprendotori associati al sistema associativo per fotografare il malessere attuale e individuarne le cause, in modo da elaborare una sorta di monitoraggio del disagio.

Quali saranno le altre opportuità previste dall’accordo?
L’Ordine regionale degli psicologi fornirà all’associazione imprenditoriale una lista di consulenti specializzati ad affrontare il particolare tipo di disagio che oggi attanaglia il mondo dell’impresa.

Sono previste anche iniziative di contatto diretto fra psicologi e imprenditori?
Certo, mi risulta che verranno organizzati incontri che vedranno confrontarsi gli psicologi con gruppi di imprenditori associati allo scopo di fornire loro strategie utili ad affrontare gli stati di ansia e di incertezza (in gergo tecnico si parla di workshop formativi esperienziali. Altre iniziative verranno poi individuate nell’ambito del percorso comune che intraprenderanno gli psicologi e gli imprenditori. Insomma, nascerà in Campania un vero e proprio osservatorio sul disagio psicologico da crisi e quindi anche un luogo dove elaborare strategie condivise per arginare il dramma dei suicidi, tanto degli imprenditori che dei loro dipendenti.

A Napoli uno sportello anti-suicidi


Uno sportello pubblico anti-suicidi a Napoli. Se ne fanno promotori Angelo Pisani, presidente di “Noi consumatori” e Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, dopo i numerosi casi di suicidio che si stanno verificando a Napoli e provincia per la crisi economica, che vedono il fenomeno in forte crescita, in particolare sul territorio regionale della Campania. “Uno sportello che funzioni con finalità sia preventive che terapeutiche – spiegano i due promotori – anche come punto di ascolto e di consulenza per accompagnare quanti vengano a trovarsi in condizioni di disagio, disoccupati, esodati, imprenditori e persone in difficoltà, licenziati, precari, sottoccupati, che rischiano di allungare la lista delle tante vittime innocenti di questa crisi “. Lo sportello, secondo i promotori, dovrà essere attrezzato con tutte le professionalità necessarie, in particolare medici, psicologi, sociologi, avvocati, che presteranno la loro opera gratuitamente, a chiunque ne abbia bisogno.

Tasse, burocrazia e poco credito: nel 2012 un caso ogni sette giorni


Sale a 24 dall’inizio del 2012 il conto degli imprenditori suicidi a causa della crisi economica dall’inizio. Due finora, con quello di Napoli, i casi al Sud. Un conto che non sembra fermarsi. I dati vengono dal centro studi dell’associazione artigiani e piccoli imprenditori di Mestre (Cgia) che ne registra 9 (il 40 per cento) nel solo Veneto. Nel suo studio, la Cgia specifica che un’impresa su due (precisamente il 49,6 per cento) chiude i battenti entro i primi 5 anni di vita. Secondo l’associazione “tasse, burocrazia mancanza di liquidità sono i principali ostacoli che costringono molti neoimprenditori a gettare la spugna anzitempo. Per molti, il suicidio è visto come un gesto di ribellione contro un sistema sordo ed insensibile che non riesce a cogliere la gravità della situazione”. Il morbo è trasversale, colpisce giovani e adulti, imprenditori e artigiani, sopratutto uomini, ma c’è anche una donna.
Tra il 2008 e il 2010 è aumentata del 25 per cento la statistica Istat su chi ha scelto di togliersi la vita per ragioni economiche: 150 casi nel 2008, 187 nel 2010 e nel 2011 si parla addirittura di 3mila e cinquecento casi di suicidio di cui circa un terzo legati al lavoro. A Padova, nel frattempo, è nata la prima associazione “parenti delle vittime della crisi”.

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