L’alcolismo raccontato dagli alunni delle medie di Spoleto …

Jac. Bru.

L’alcol. Un falso amico che ti sorride in faccia ma allo stesso tempo ti pugnala alle spalle. L’alcolismo. Un fenomeno che, dati alla mano, sta assumendo anche tra i giovanissimi i connotati di piaga sociale. Ecco perché il progetto “Alcol: parliamone insieme” promosso dal Comune di Spoleto in collaborazione con l’Asl 3, l’Anca (Associazione nazionale contro l’alcolismo) e lo Studio di Psicologia Mangrovia assume un significato quanto mai attuale. Dal dicembre scorso i responsabili del progetto hanno avviato questo percorso di sensibilizzazioni con gli alunni delle terze medie di tutte le scuole del territorio comunale. Gli psicologi sono entrati nelle classi per parlare coi ragazzi, per ascoltarli, per consigliarli. Insieme a loro, in alcuni incontri, anche ex alcolisti, che hanno raccontato le proprie battaglie esistenziali col demone della bottiglia.

Stamattina, presso il Centro Giovanile del Sacro Cuore, si è tenuto l’evento conclusivo del percorso, iniziato con i saluti dell’assessore alla formazione scolastica Battistina Vargiu che ha chiamato la platea di giovanissimi (alcune classi non erano presenti all’appuntamento per problemi di trasporto) a raccogliersi in un minuto di silenzio in memoria della studentessa rimasta uccisa nell’attentato di Brindisi. L’assessore ha anche letto il toccante messaggio inviato a tutte le scuole due giorni dopo l’attentato, concludendo il suo intervento con l’invito ai ragazzi di vivere il loro percorso scolastico con gioia e dedizione.

Dopo mesi di incontri e di confronti i ragazzi hanno condiviso oggi con i “colleghi” delle altre scuole i lavori individuali e di gruppo realizzati sul tema della dipendenza dell’alcol. Tra cartelloni, cortometraggi, temi, e perfino una canzone, i giovani hanno dimostrato di saper affrontare un argomento così delicato con lucidità, sensibilità e maturità. Si sono interrogati sul perché i loro coetanei si avvicinano all’alcol. “E’ per sentirsi grandi, per spavalderia, per ribellione”, hanno detto. Ma nessuna di queste motivazioni giustifica ai loro occhi l’amicizia con la bottiglia che, come hanno raccontato nei cortometraggi, rappresenta in un primo momento un facile rifugio dai problemi, ma ben presto si trasforma nel nemico peggiore. Quello che fa perdere il contatto con la realtà, che ti allontana dalle persone care. Quello che, in alcuni casi, può anche uccidere.
 

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